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Alzheimer. Proteina beta-amiloide associata a “segnali” ansioso-depressivi

di Megan Brooks

Negli anziani che non hanno problemi cognitivi, sintomi ansioso-depressivi possono segnalare la presenza di una quantità elevata di proteina beta-amilloide, condizione clinica presente nella Malattia di Alzheimer. Questa la conclusione cui è giunto uno studio Usa, in linea con i risultati di altri due studi condotti anch’essi attraverso l’uso dell’imaging

18 GEN - (Reuters Health) – Negli anziani cognitivamente normali, una maggiore concentrazione di proteina beta-amiloide nel cervello sembra associata ad un aumento dei sintomi di ansioso-depressivi nell’arco di cinque anni. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato dall’American Journal of Psychiatry. Questi risultati supportano la teoria secondo cui “i sintomi neuropsichiatrici emergenti rappresentano una manifestazione precoce della malattia di Alzheimer “, scrivono gli autori dello studio.

Lo studio
Nancy J. Donovan e colleghi, del Centro per la ricerca e il trattamento dell’Alzheimer al Brigham and Women’s Hospital di Boston, hanno seguito 270 uomini e donne cognitivamente normali, di età compresa tra 62 e 90 anni, senza disturbi psichiatrici attivi, arruolati nell’Harvard Ageing Brain Study. Come parte dello studio, sono stati sottoposti a tomografia a emissione di positroni (Pet) al basale di Pittsburgh per valutare il carico di amiloide attraverso la Geriatric Depression Scale (Gds) a 30 item. Una presenza elevata di proteina beta amiloide del cervello era associata a progressivi aumenti dei sintomi ansioso-depressivi.

“È stato interessante notare che abbiamo anche scoperto come i partecipanti con una storia di depressione nei due anni precedenti l’inizio dello studio, avevano un elevato livello di beta amiloide”, osserva Donovan. “La maggior parte dei lavori condotti fino ad oggi che hanno esaminato le associazioni di sintomi neuropsichiatrici, come la depressione e l’ansia, con la beta-amiloide sono stati cross-sectional. Studi prospettici, come il nostro, forniscono ulteriori informazioni sulla direzionalità di questa relazione. E’ possibile, infatti, che la relazione tra sintomi depressivi e amiloide sia bidirezionale. Anche se non abbiamo esaminato tale possibilità in questo studio, intendiamo farlo in uno studio con follow-up più lungo”.

Il confronto con altri due studi
I ricercatori dicono che le loro osservazioni sono in linea con i risultati di altri due studi di coorte basati su imaging clinico. Nel primo studio, gli adulti cognitivamente normali con una concentrazione di base elevata di beta- amiloide, hanno avuto più cambiamenti di umore nell’arco di un anno rispetto a quelli con un livello più basso della proteina. Nel secondo, anche questo condotto su adulti cognitivamente normali, livelli elevati di beta-amiloide sono stati associati a un aumento di probabilità di 4,5 volte di sviluppare sintomi depressivi clinicamente significativi all’incirca uattro anni più tardi rispetto a quelli con bassi livelli di beta-amiloide.

Individuare segnali precoci
“In linea con i recenti criteri di consenso, l’ansia può essere un sintomo di disregolazione emotiva nella malattia preclinica di Alzheimer, che potrebbe anticipare la depressione sindromica o altri cambiamenti nelle emozioni, nel temperamento e nel comportamento”, hanno scritto nell’articolo Donovan e colleghi. ”L’ansia è molto comune negli adulti più anziani, anche per la presenza di determinanti sociali e psicologici. Ritengo che le nostre scoperte saranno più importanti nel campo della malattia di Alzheimer nella prospettiva di individuare segni clinici esili di cambiamenti cognitivi e non cognitivi negli adulti più anziani con elevata beta-amiloide e altri fattori ad alto rischio, prima dell’inizio vero e proprio del disturbo cognitivo e funzionale”.

Fonte: Am J Psychiatry

Megan Brooks

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

18 gennaio 2018
© Riproduzione riservata

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