Hiv. Si chiude la 16ª Conferenza europea. Gli esperti fanno il punto sulle sfide epidemiologiche, a Basilea l’appuntamento del 2019
La trasmissione dell’Hiv continua. Nel 2015, in Europa, sono stati diagnosticati quasi 30 mila nuovi casi. Circa una persona su quattro, risultata positiva al test, non sta ricevendo le cure adeguate. Una situazione che non è affatto migliorata negli ultimi dieci anni. Per questo, gli esperti presenti alla 16a edizione della European Aids Conference hanno deciso di dedicare l’ultima giornata del Congresso proprio alle sfide epidemiologiche del futuro. L’appuntamento con l'edizione numero 17 è per il 2019, a Basilea, in Svizzera.
27 OTT - I nuovi casi di Hiv in Europa non diminuiscono. Nel 2015 ne sono stati contati 29.747. Nel 2006, 6,6 persone su 100 mila sono risultate positive al test dell’Hiv. Un numero che dopo 9 anni è calato solo dello 0,3.
“Osservando i dati, notiamo come i diversi Paesi applichino i vari strumenti di prevenzione e trattamento in modo molto differente, dalla diagnosi in poi. Il risultato è che la prevenzione e l’incidenza dell’Hiv nella regione europea variano ampiamente: questa disomogeneità rappresenta la vera sfida per la futura risposta globale europea all’Hiv”. È così che
Anastasia Pharris, esperta dell’Hiv dell’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc), apre la discussione al centro dell’ultima giornata della 16a edizione della European Aids Conference.
Il terzo giorno del Congresso europeo è dedicato proprio alle sfide epidemiologiche future, tese a ribaltare il quadro della stuazione. Ed è la stessa Anastasia Pharris a spiegare come: “per ridurre il numero delle nuove infezioni – ha aggiunto l’esperta dell’Hiv dell’European Centre for Disease Prevention and Control -
l’Europa deve concentrare tutti i suoi sforzi in tre aree principali: dare priorità ai programmi di prevenzione, facilitare la diffusione del test dell’Hiv e, naturalmente, agevolare l’accesso al trattamento per chi è stato diagnosticato”.
L’Hiv, la trasmissione continua
“Secondo i più recenti dati sul continuum of care, che l’Ecdc sta monitorando
in Europa e in Asia Centrale, 1,2 milioni di persone vivono con l’Hiv, e solo il 75% di queste ha ricevuto una diagnosi - ha spiegato
Teymur Noori, esperto di Hiv dell’Ecdc - Tra questi casi diagnosticati, circa uno su quattro non sta ricevendo alcun trattamento. Sebbene il trattamento per l’Hiv sia efficace, due persone su cinque con Hiv non hanno raggiunto la soppressione virale. Questo significa che
una percentuale significativa di persone in Europa e in Asia Centrale non beneficia dei trattamenti altamente efficaci per l’Hiv, e che la trasmissione continua, soprattutto tra le popolazioni chiave”.
A questi numeri
vanno aggiunti coloro che convivono con il virus senza saperlo e sfuggono alle statistiche ufficiali. Durante
la prima giornata della confernza gli esperti hanno parlato di almeno 122 mila persone.
Hiv e epatite C
Durante la Conferenza è stata dedicata particolare attenzione anche l’eradicazione dell’epatite C: si stima infatti che, a livello mondiale,
2,3 milioni di pazienti siano coinfetti da Hiv ed Hcv. La maggior parte di loro ha una storia di uso di droghe con siringa.
Con l’avvento degli antivirali per il trattamento dell’epatite C, l’eliminazione dell’Hcv è diventata un obiettivo raggiungibile, nonostante questo la percentuale di persone che raggiungono risposte virologiche dopo la terapia Hcv in Europa continua a rimanere bassa, evidenziando gli ostacoli all’accesso alle cure per l’Hcv e una forte necessità di miglioramento in quest’area.
Dati e obiettivi riportati anche nella
versione 9.0 delle nuove Linee guida per il trattamento dell'infezione tra la popolazione adulta, redatta dall'European Aids Clinical Society, presentata ieri durante il Congresso europeo.
Gli studi sull’incidenza dell’Epatite C tra pazienti con Hiv
“Una prima analisi proveniente dai Paesi Bassi – ha spiegato
Jurgen Rockstroh - ha infatti dimostrato che, dopo che il 75% di tutti i maschi con Hiv, che hanno avuto rapporti con altri maschi con epatite C è stato curato in seguito alla terapia con Daa per l’Hcv, il numero di nuove infezioni acute da epatite C è diminuito notevolmente, di oltre il 50%”.
“Questo evidenzia chiaramente – ha aggiunto il professore - che l’eradicazione
dell’Hcv è fattibile nella popolazione speciale di individui con co-infezione da Hiv/Hcv. Tuttavia, le disparità di accesso alla diagnostica e al trattamento per l’Hcv in Europa costituiscono tuttora un enorme ostacolo al pieno successo delle strategie di eradicazione, e devono pertanto essere poste in evidenza. Solo con uno sforzo combinato, che includa tutte le parti interessate dell’arena Hcv – ha concluso Rockstroh - sarà possibile eradicare l’Hcv entro il 2030, rispettando l’ambizioso obiettivo dell’Oms”.
E mentre cala il sipario sulla sedicesima edizione, è già fissato l’appuntamento con
la prossima European Aids Conference: si terrà a Basilea, in Svizzera nel 2019.
27 ottobre 2017
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