Donne in carcere. Il problema della droga e il rischio Hiv
27 OTT - Nel mese prima di entrare in carcere
dal 30% al 60% delle donne fa uso di sostanze stupefacenti, rispetto al 10% - 45% degli uomini. La prevalenza dei disturbi da uso di sostanze stupefacenti nelle donne detenute è quasi il doppio che negli uomini; i disturbi di salute mentale concomitanti ed aver avuto esperienze del mondo del lavoro del sesso, possono essere ulteriori fattori di rischio per l’acquisizione dell’infezione da HIV.
In Europa la popolazione detenuta femminile ha una prevalenza di infezione da HIV che varia da regione a regione raggiungendo il picco massimo di una su cinque in Europa dell'est, superiore sia rispetto alla popolazione generale (0,3%), che alla stessa popolazione detenuta maschile (7%).
"All'interno delle carceri le abituali reti di sostegno sociale sono interrotte o fortemente indebolite- spiega
Elena Rastrelli, Responsabile di ROSE, Rete dOnne SimspE, network nazionale nato all’interno della SIMSPe, Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria in occasione della Conferenza europea sull’Hiv - Questo può portare le donne a differire all’esecuzione del test per l'HIV o ad essere scoraggiate ad iniziare o proseguire correttamente la terapia antiretrovirale. Ciò è spesso aggravato dalla discriminazione nei confronti delle donne sieropositive in carcere, aumentandone ulteriormente la vulnerabilità. Una volta rilasciate, lo stigma di essere stata detenuta pesa sulle donne; per molte di esse sono significativamente ridotte la probabilità rispetto agli uomini di ricevere una prescrizione ART, di aderire a un regime ART, di aderire al trattamento e di mantenere la soppressione".
27 ottobre 2017
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