Con l’inquinamento aumenta il rischio d’infarto miocardico
Lo rivela uno studio pubblicato su bmj.com effettuato da un gruppo di ricercatori della London School of Hygiene and Tropical Medicine (Regno Unito). Secondo la ricerca livelli più elevati di PM10 e NO2, che sono tipicamente i marcatori di inquinamento legati al traffico, possono comportare un aumento del rischio, fino a 6 ore dopo l’esposizione, di infarto miocardico.
23 SET - Gli studiosi hanno effettuato il loro studio analizzando 79.288 casi accertati di infarto miocardico registrati tra il 2003 e il 2006 sulla popolazione di 15 centri urbani in Inghilterra e Galles. Oggetto della ricerca era studiare le associazioni tra i livelli di inquinamento atmosferico (analizzando le quantità di PM10, biossido di azoto, biossido di zolfo, dell'ozono e monossido di carbonio) e infarto del miocardio (MI) in tempi brevi, con i dati a una risoluzione temporale oraria. Il rischio infarto aumenta fino a 6 ore dopo l’esposizione ma il pericolo può crescere anche di un ulteriore 5% se l'esposizione all'inquinamento passa da ‘bassa’ a ‘moderata’ nelle successive sei ore.
In conclusione gli studiosi specificano in ogni caso come livelli più elevati di PM10 e NO2, che sono tipicamente i marcatori di inquinamento legati al traffico, sembrano essere associati ad un rischio transitorio di aumento di infarto miocardico 1-6 ore dopo l'esposizione, ma in seguito è stata registrata una riduzione del rischio che suggerisce che l’inquinamento atmosferico può essere associato ad eventi a breve termine ma non fa aumentare il rischio complessivo.
23 settembre 2011
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