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Salute: l’istruzione fa la differenza


Che si tratti di diabete, depressione, asma o Bpco, le persone con un più basso livello di istruzione hanno maggiori probabilità di ammalarsi. Lo conferma uno studio europeo condotto in Italia dall’Iss. Scafato: “È una conferma emergente che salute e welfare sono strettamente collegati”

23 SET - Una persona con basso livello di istruzione ha una probabilità del 4,6 per cento più alta di ammalarsi di diabete di una con alto livello di istruzione (6,7 contro 2,1 per cento), una probabilità del 3,4 per cento più alta di ammalarsi di depressione, del 12,6 di avere la pressione alta, dell‘1,1 di soffrire di asma, del 3,9 di essere affetto da Bpco. E ancora, un rischio più alto dell‘1,2 di incorrere in incidenti domestici o in ambito scolastico durante le attività ricreative, dell‘1,1 di essere fumatore abituale, del 4,7 per cento di consumare poca verdura.
Bastano questi numeri, frutto del progetto pilota Echim (European Community Health Indicators Monitoring), a fare chiarezza sull’impatto del livello di istruzione sullo stato di salute. Il livello di istruzione, in realtà è il più delle volte una spia (facilmente misurabile) di un disagio socio-enomico sottostante.
Il progetto, finanziato nell’ambito del Programma dell’Unione Europea d’azione comune nel campo della sanità 2008-2013, è coordinato a livello europeo dal National Institute for Health and Welfare di Helsinki e condotto per l’Italia dal Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute (Cnesps) dell’Iss.
"L’importanza di questo studio, portato avanti nel corso del 2011 - ha commentato Emauele Scafato, direttore del reparto “Salute di popolazione e suoi determinanti” del Cnesps che ha condotto lo studio nel nostro Paese - è consistita nella definizione, attraverso un percorso partito nel 1998, di un sistema condiviso di monitoraggio della salute in Europa". Ne è risultata una lista di 88 indicatori chiave, tra cui diabete, depressione, indice di massa corporea, asma e Bpco, pressione sanguigna, abitudine al fumo, consumo di frutta e verdura”.
La ricerca è di estrema complessità, per via della complessità e frammentazione dei sistemi di indicatori esaminati, tuttavia, ha sottolineato Scafato, “lo sforzo del gruppo di ricerca ECHIM ha consentito di delineare alcune evidenze che indicano la rilevante influenza del livello socio-economico e di istruzione in particolare, sulla maggiore frequenza di malattia non solo in Italia, ma in tutti i Paesi coinvolti nell’indagine. In estrema sintesi una conferma emergente che salute e welfare sono strettamente collegati. Programmare dunque a livello comunitario politiche sanitarie utili a ridurre la variabilità di quei determinanti socio-economici comuni per le malattie croniche gioverebbe alla salute di tutti i cittadini europei e favorirebbe la diminuzione dei gradienti di disuguaglianze in salute emergenti dall’analisi dei dati", ha concluso Scafato. 

23 settembre 2011
© Riproduzione riservata

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