Parkinson e malattie autoimmuni. Stessa base genetica?
Il sistema immunitario potrebbe influenzare la patogenesi del Parkinson. È quanto ipotizza uno studio coordinato da Manu Sharma, del Centre for Genetic Epidemiology dell’Università di Tubinga, in Germania, che ha evidenziato come alcune malattie autoimmuni abbiano un profilo di rischio genetico comune con la malattia neurodegenerativa. Ma la comunità scientifica si divide. La ricerca è stata pubblicata su JAMA Neurology.
12 GIU -
(Reuters Health) – In letteratura sono presenti alcune ricerche che hanno indagato sull’associazione tra infiammazione e malattie neurodegenerative, incluse Alzheimer e Parkinson. Alcuni studi clinici hanno anche evidenziato una riduzione del rischio di Parkinson tra le persone che utilizzano regolarmente farmaci antiinfiammatori.Ma, complessivamente, le ricerche sulla potenziale componente autoimmune del Parkinson, ad oggi, hanno dato risultati conflittuali.
Lo studio
Partendo da questa premessa i ricercatori tedeschi Centre for Genetic Epidemiology dell’Università di Tubinga – coordinati da
Manu Sharma - hanno preso i dati dal genome-wide association studies (GWAS) relativo a 138 mila persone di origine europea, per cercare marcatori associati a Parkinson e contemporaneamente a sette malattie autoimmuni (diabete di tipo 1, malattia di Crohn, colite ulcerosa, artrite reumatoide, celiachia, psoriasi e sclerosi multipla). Dall’analisi, Sharma e colleghi hanno identificato 17 nuovi “loci suscettibili condivisi” che si sovrapporrebbero a Parkinson e malattie autoimmuni.
L’analisi di un set di dati indipendente – che comprendeva quasi settemila casi di Parkinson e circa 6.100 controlli – ha confermato che cinque di questi loci erano coinvolti nello sviluppo del Parkinson e alcuni dei geni identificati all’interno dei loci erano indipendentemente implicati in Parkinson e Malattia di Crohn. I loci identificati svolgerebbero un ruolo nelle funzioni del sistema immunitario e nella regolazione e nel funzionamento della trascrizione e nei pathways dei segnali. I ricercatori tedeschi hanno anche analizzato la correlazione tra i loci e la funzione immunitaria a livello cerebrale. “L’analisi dei network ha mostrato la correlazione funzionale dei geni implicati nel nostro studio”, ha sottolineato Sharma rilevando che sono necessari però ulteriori studi per comprendere i percorsi che uniscono Parkinson e malattie autoimmuni.
I commenti
Secondo
Nikolaus McFarland,
Karen McFarland e
Todd Golde, dell’Università della Florida di Gainesville, che hanno scritto un editoriale sull’articolo, “anche se lo studio fornisce ulteriori prove sul ruolo meccanicistico del sistema immunitario nel Parkinson, ci sono dei punti incerti in questa tipologia di studi che mettono in discussione le conclusioni a cui giungono”. Secondo gli esperti, “questi studi servono per fare delle ipotesi da convalidare poi su modello cellulare e animali del Parkinson e di altre malattie neurodegenerative”.
Scettico è anche
Matthew Ferrer dell’University of British Columbia di Vancuver, secondo il quale “tutte le associazioni tra componente immunitaria e Parkinson restano deboli”. L’esperto, che non era coinvolto nello studio, ha sottolineato, per esempio, che “nessuno dei disordini autoimmuni sono prevalenti tra i malati di Parkinson. Per esempio, Farrer ha spiegato che la sclerosi multipla è estremamente rara nelle famiglie con un’elevata prevalenza di Parkinson. “Né sono a conoscenza del fatto che il Parkinson è più comune tra chi soffre di queste patologie autoimmuni”, ha concluso l’esperto.
Fonte: JAMA Neurology
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
12 giugno 2017
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