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Nascite pretermine e microbioma vaginale. C’è un’associazione


Un team di ricercatori USA, per la prima volta, ha studiato il micro bioma vaginale, allo scopo di evidenziarne un eventuale rapporto con le nascite pretermine. Secondo gli autori, le evidenze dello studio sono a favore di questa correlazione.

12 GIU - (Reuters Health) – Secondo una nuova ricerca pubblicata dall’American Journal of Obstetrics and Gynecology, i cambiamenti del microbioma della vagina, che si verificano tra il primo e il secondo trimestre di gravidanza sarebbero associati a nascite pretermine. “Ci sono evidenze per un’associazione tra la flora batterica vaginale e le nascita pretermine – dice Molly Stout della School of Medicine di Washington, a St. Louis in Missouri, principale autrice dello studio – Lo studio è stato anche il primo a studiare il microbioma vaginale  e il parto prematuro in una coorte  di individui in prevalenza di origine afro-americana”.

Lo studio
Il team di ricercatori ha utilizzato il sequenziamento del 16S rRNA (RNA ribosomale) per caratterizzare il microbioma vaginale di 77 donne che hanno contribuito alla ricerca con 149 tamponi vaginali eseguiti in gravidanza. Il 60% erano afro-americane e il 31% ha avuto un parto pretermine. Le donne che hanno avuto un parto pretermine presentavano una diminuita quantità e qualità della flora vaginale, che si è manifestata tra il primo e il secondo trimestre. Gli studi hanno messo in correlazione l’instabilità del microbioma vaginale con le nascite pretermine.

“La notevole differenza si manifesta tra il primo e il secondo trimestre di gravidanza – hanno dichiarato i ricercatori – L’obiettivo è quello di tenere sotto controllo le donne all’inizio della gravidanza e di individuare quelle che sono a maggior rischio di parto pretermine”. Comprendere i meccanismi che sono coinvolti nella relazione tra microbioma vaginale e nascita pretermine potrebbe portare alla messa a punto di un trattamento preventivo, secondo Stout, mirato a questi meccanismi anomali per cercare di prevenirli.

Fonte: American Journal of Obstetrics and Gynecology

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

12 giugno 2017
© Riproduzione riservata

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