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Cimaglermina: un nuovo potenziale trattamento contro lo scompenso cardiaco

di Maria Rita Montebelli

E’ solo uno studio di fase 1 ma sta entusiasmando per i suoi risultati gli addetti ai lavori. La cimaglermina alfa, un farmaco sperimentale, ha prodotto in un piccolo trial di fase I (solo 40 pazienti con disfunzione sistolica) randomizzato contro placebo, un miglioramento dei parametri di funzionalità cardiaca, dopo una singola somministrazione endovenosa

27 DIC - Si chiama cimaglermina alfa (neuregulina 1beta3) ed è un farmaco sperimentale che promette di ripristinare la funzionalità di un cuore scompensato. A dar credito questa speranza sono i risultati di un primo studio sull’uomo pubblicati su JACC: Basic to Translational Science.
 
Il nuovo farmaco, a somministrazione parenterale, funge da fattore di crescita e la speranza è che possa aiutare a riparare i danni strutturali e metabolici dei miocardiociti nei pazienti scompensati.
 
Lo studio appena pubblicato è stato condotto su 40 pazienti con grave disfunzione sistolica del ventricolo sinistro, randomizzati a cimaglermina (27 pazienti) o a placebo (13 pazienti). I soggetti del gruppo ‘trattamento attivo’ hanno ricevuto una singola infusione di cimaglermina in aggiunta ad una terapia ottimale anti-scompenso, assunta per un minimo di tre mesi prima di essere arruolati in questo trial. Rispetto al gruppo di controllo (placebo) i soggetti trattati con cimaglermina ai dosaggi più elevati hanno presentato un aumento della frazione d’eiezione del ventricolo sinistro (una misura della funzione di pompa del cuore), valutata nei tre mesi successivi alla somministrazione; l’effetto massimale del trattamento è stato registrato al ventottesimo giorno.
 
“Sono risultati – commenta il primo autore dello studio, Daniel J. Lenihan della Divisione di medicina cardiovascolare della Vanderbilt University – che giustificano la prosecuzione dello sviluppo clinico di questo farmaco sperimentale; bisognerà valutare ulteriormente la safety della cimaglermina e dettagliarne i potenziali miglioramenti a livello delle varie misure di outcome dello scompenso. Solo allora sarà possibile tracciare un rapporto preciso dei rischi e dei benefici di questo farmaco da sottoporre per approvazione alle autorità regolatorie”.
 
Tra gli effetti collaterali individuati finora vi sono la cefalea e la nausea; un paziente esposto ad un dosaggio molto elevato del farmaco ha riportato un danno epatico acuto (rialzo delle transaminasi e della bilirubina). I pazienti arruolati in questo studio hanno ricevuto un’unica somministrazione del farmaco, dunque non è possibile al momento dire nulla sulla sua safety a lungo termine; un altro limite dello studio è la sua scarsa numerosità. Ma a fronte di tutte queste limitazioni, gli autori non nascondono, come visto, la loro soddisfazione, ritenendo questo approccio terapeutico promettente e meritevole di ulteriori approfondimenti.
 
“Sebbene vadano considerati provvisori – sostiene anche Douglas L. Mann, direttore di JACC: Basic to Translational Science- i risultati di questo studio sono comunque molto interessanti. Anziché bloccare i meccanismi fondamentali alla base dello scompenso cardiaco, i primi risultati ottenuti con la cimaglermina suggeriscono che potrebbe essere possibile, attraverso farmaci di questo tipo, consentire al cuore scompensato di ‘auto-ripararsi’. Qualora i risultati di questo studio fossero replicati da trial futuri e soprattutto tradotti in miglioramenti oggettivi a beneficio di un maggior numero di pazienti, all’interno di studi di fase 2 e 3, questo potrebbe rappresentare una rivoluzione nel trattamento dello scompenso cardiaco”.
 
La cimaglermina è una neuregulina ricombinante che sembra molto importante nei processi di riparazione cardiaca. E’ un fattore di crescita che agisce direttamente sui cardiomiociti; regola lo sviluppo cardiaco agendo sui recettori tirosin chinasici della famiglia recettoriale dell’epidermal growth factor (ERBB2-4).
 
L’importanza della via di segnale NRG-1/ERBB è emersa dagli studi di cardiotossicità del trastuzumab, il biologico anti-recettore ERBB2, che ha cambiato la prognosi di una delle forme più gravi di tumore della mammella. Questo ha portato a scoprire che NRG-1beta è in grado di attivare dei meccanismi di citoprotezione a livello dei miocardiociti; di qui l’idea di studiarlo come potenziale trattamento anti-scompenso.
 
Studi sull’animale da esperimento hanno portato a scoprire che NRG-1beta viene rilasciata in risposta a ischemia, stress, esercizio fisico e che in modelli animali di danno cardiaco promuove un remodeling riparativo. La cimaglermina nel ratto e nel maiale migliora la funzionalità cardiaca dopo un infarto; in modelli animali e in vitro di scompenso cardiaco, protegge i cardiomiociti da insulti tossici.
 
Lo scompenso cardiaco è una sindrome clinica complessa, caratterizzata da un caratteristico quadro di risposte emodinamiche, renali e neurormonali che portano ad una ridotta perfusione periferica e ad una ridotta tolleranza allo sforzo. E’ tra le principali cause di mortalità e morbilità nel mondo; nonostante i progressi terapeutici infatti la mortalità per scompenso cardiaco arriva al 35-40% ad un anno e supera il 50% a 5 anni dalla diagnosi.
 
Maria Rita Montebelli

27 dicembre 2016
© Riproduzione riservata

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