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Artrite reumatoide: potrebbe essere causata da un batterio che si annida nelle gengive

di Maria Rita Montebelli

E’ un batterio dal nome impossibile che colonizza gengive malsane ed è in grado di scatenare una complessa sequenza di reazioni che portano all’attivazione autoimmune tipica dell’artrite reumatoide. La scoperta dei ricercatori della Johns Hopkins University è pubblicata oggi su Science Translational Medicineed è estremamente intrigante poiché potrebbe portare ad una nuova stagione di prevenzione e trattamenti per questa condizione autoimmune.

15 DIC - Le gengive infiammate possono favorire la comparsa di artrite reumatoide. Lo rivela uno studio della Johns Hopkins University School of Medicine. Un batterio, causa di parodontopatie croniche, è in grado di scatenare la risposta autoimmune, tipica dell’artrite reumatoide. Lo studio, pubblicato su Science Translational Medicinesuggerisce dunque la possibilità di nuove strategie per la prevenzione e il trattamento dell’artrite reumatoide.
Il batterio al centro dell’attenzione dei ricercatori americani è l’Aggregatibacter actinomycetemcomitansè il suo legame con l’artrite reumatoide è dato dalla sua capacità di indurre la produzione di proteine citrullinate, che si sospetta possano essere alla base dell’attivazione del sistema immunitario e scatenare, per effetto domino, la cascata di eventi che porta all’artrite reumatoide.
 
“E’ come mettere insieme gli ultimi pezzi di un puzzlecomplicato – commenta Felipe Andrade , professore associato di medicina alla Johns Hopkins – e i risultati di questa ricerca sembrano essere quelli arrivati più vicino a scoprire le radici di questa malattia autoimmune”.
 
L’associazione clinica tra parodontopatia e artrite reumatoide è stata messa in luce già dall’inizio dell’ultimo secolo e nel corso degli anni si è fatta strada l’idea che entrambe le malattie potrebbero riconoscere un’unica causa. In particolare l’attenzione dei ricercatori si è  inizialmente sullo Porphyromonas gingivalis, anch’esso presente nei soggetti con patologie gengivali. Ma questa ‘pista’ si è rivelata un vicolo cieco.
 
Senza abbandonare l’ipotesi di lavoro della parodontopatia, i ricercatori hanno dunque ampliato lo spettro dei ‘sospetti’, approdando finalmente all’A. actinomycetemcomitans.
 
A questa ricerca hanno lavorato fianco a fianco esperti in microbiologia gengivale, in parodontopatie e in artrite reumatoide; lo scopo era quello di trovare un denominatore comune alle due condizioni. Un importante indizio in questo senso è stata la scoperta che nei campioni periodontali era presente una condizione di ipercitrullinazione, lo stesso processo che si verifica nelle articolazioni dei pazienti con artrite reumatoide.
 
La citrullinazione è un processo naturale e fisiologico che rappresenta un modo per regolare la funzione delle proteine; nei soggetti affetti da artrite reumatoide tuttavia questo processo diventa troppo esuberante e provoca un accumulo patologico di proteine citrullinate. Questo a sua volta causa la produzione di anticorpi diretti contro queste stesse proteine, che determinano un attacco autoimmune contro i tessuti normali dei pazienti.
 
Tra i vari batteri associati alle parodontopatie, i ricercatori della Johns Hopkins hanno individuato come unico patogeno in grado di indurre ipercitrullinazione nei neutrofili l’A. actinomycetemcomitans. I neutrofili sono ricchi di peptidil arginina deaminasi (PAD), gli enzimi necessari per la citrullinizzazione; i neutrofili inoltre sono anche le cellule infiammatorie più abbondanti all’interno delle articolazioni e delle gengive dei pazienti con artrite reumatoide.
 
L’ipercitrullinizzazione  da A. actinomycetemcomitansinizia con la secrezione di leucotossina A (LtxA) da parte del batterio, una sua arma di difesa contro le cellule immunitarie dell’ospite. Questa tossina crea dei buchi sulla superficie dei neutrofili che consentono l’ingresso di elevate concentrazioni di calcio all’interno delle cellule, fatto questo che a sua volta determina l’attivazione degli enzimi PAD e di conseguenza l’ipercitrullinizzazione.
 
I ricercatori americani, dopo aver messo in luce questo meccanismo, hanno sviluppato un test che rivela la presenza di anticorpi anti- A. actinomycetemcomitans. Sono andati quindi a ricercare la presenza di questi anticorpi su una banca di 196 campioni di siero di altrettanti pazienti con artrite reumatoide; 92 di questi campioni sono risultati positivi per infezione da A. actinomycetemcomitans; anche il 60% di un gruppo di pazienti con parodontopatia è risultato positivo per questi anticorpi (contro appena l’11% dei controlli). L’esposizione all’A. actinomycetemcomitansè infine risultata il principale determinante della produzione di anticorpi contro le proteine citrullinate nei pazienti con suscettibilità all’artrite reumatoide.
 
Certo, questa scoperta non è la soluzione di tutto, visto che oltre metà dei partecipanti a questo studio non presentava evidenza di infezione daA. actinomycetemcomitans. Ciò significa che è aperta la caccia ad altri batteri, magari localizzati nell’intestino, nel polmone o in altre sedi, che utilizzano un meccanismo simile in grado di indurre ipercitrullinizzazione.  Ma questo studio intanto ha inaugurato un filone che potrebbe portare molto lontano.
 
Maria Rita Montebelli

15 dicembre 2016
© Riproduzione riservata

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