Ipertensione arteriosa: oltre il 60% degli italiani a target dal medico di famiglia
di Maria Rita Montebelli
Pubblicati i risultati di un grande studio di prevalenza e controllo della pressione arteriosa che ha attinto al database della medicina generale. Un italiano su 4 è iperteso ma la percentuale di quelli in buon compenso sale ad oltre il 60%, un risultato eccezionale rispetto al 39% rilevato nello stesso database nel 2005
27 SET - Controllare in maniera costante la pressione arteriosa è un
must nella gestione dell’ipertensione nel contesto della pratica clinica. Una considerazione apparentemente banale e scontata che in realtà solo di recente ha ricevuto una sua implementazione in alcune nazioni europee. E adesso a dimostrare che un controllo sistematico della pressione arteriosa ha delle ricadute importanti, quasi ‘terapeutiche’ sul raggiungimento dei
target pressori e per indotto sulla riduzione delle complicanze cardiovascolari, lo dimostra anche un ampio studio italiano pubblicato
online su
Journal of Human Hypertension e firmato a più mani dal gruppo del professor
Massimo Volpe, ordinario di Cardiologia presso l’Ospedale ‘Sant’Andrea’, Università ‘La Sapienza’ di Roma, dal dottor
Claudio Cricelli e colleghi della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) e dal professor
Claudio Borghi, ordinario di Medicina presso l’Università di Bologna.
“Il nostro lavoro – spiega il professor Massimo Volpe - ha esaminato i dati sul controllo pressorio in Italia relativi all'anno 2013 ( i dati 2014 appena scrutinati danno peraltro risultati molto simili) presenti nel
database della Medicina Generale, prendendo così in esame quasi 1 milione di pazienti e circa 250.000 ipertesi. I risultati dimostrano che in oltre 60% dei pazienti ipertesi trattati è stato ottenuto un controllo adeguato della pressione arteriosa (intesa come valori < 140/90 mmHg). Questo rappresenta uno straordinario progresso rispetto al 39% di controllo risultante dallo stesso
database nel 2005”.
La prevalenza e il controllo dell’ipertensione sono stati valutati tra i pazienti ambulatoriali adulti divisi per genere ed età (il 52,2% del campione era rappresentato da donne). Il 25,9% dei soggetti scrutinati è risultato iperteso (nel data base 2005 l’ipertensione era stata diagnosticata nel 19% del campione scrutinato) e la categoria degli ipertesi è risultata maggiormente rappresentata tra i maschi di età inferiore a 70 anni, che tra le femmine di pari età. Anche l’aumento di prevalenza potrebbe avere secondo gli autori una connotazione positiva, riflettendo una maggior consapevolezza di questa condizione nella pratica della medicina generale; di certo, una prevalenza così elevata solleva anche delle preoccupazioni in merito all’educazione del pubblico sulle strategie preventive di questa condizione e in particolare sull’adozione di corretti stili di vita.
La buona notizia è tuttavia che oltre 61% degli ipertesi rilevati nel campione della banca dati 2013 è risultato in buon controllo pressorio. Una crescita notevole, visto che la percentuale dei soggetti ben controllati è passata dal 39% del 2005 al 60,5% in meno di una decina d’anni. Un risultato che dà lustro alla gestione dell’ipertensione arteriosa nel contesto della medicina generale e che riflette anche l'impegno della Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa (Siia) che ha lanciato nel corso della presidenza di Massimo Volpe l'
Obiettivo 70% (inteso come il raggiungimento del target pressorio nel 70% degli ipertesi in trattamento) da perseguire attraverso interventi specifici quali la promozione presso i medici di interventi educazionali, la pubblicazione di raccomandazioni pratiche, la promozione dell'impiego di approcci terapeutici semplificati (associazioni terapeutiche in una singola pillola) e la promozione dell'auto-misurazione da parte del paziente per favorire la
partnership con il medico e l'aderenza alla terapia.
“Si tratta di un grande successo della medicina italiana – afferma Volpe - e anche della nostra generazione di medici. Naturalmente c’è ancora molto da fare e questo è un risultato intermedio rispetto ad obiettivi più ambiziosi per sconfiggere l'ipertensione ed abbattere così il numeri di infarti, ictus, scompenso cardiaco e fibrillazione atriale. Da questo nostro
work in progress deriveranno anche grandi vantaggi socioeconomici per il nostro Paese nei prossimi anni .”
Maria Rita Montebelli
27 settembre 2016
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