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Gemelli “diversi”. Il più pesante ha un rischio doppio di ammalarsi di diabete, ma non di avere un infarto

di Megan Brooks

Diversi studi osservazionali hanno dimostrato che l’obesità è un fattore di rischio determinante per le malattie cardiovascolari e per la morte prematura; tuttavia l’entità dell’implicazione genetica di questa evidenza non è ancora chiara.

03 AGO - (Reuters Health) - Uno studio svedese, pubblicato su JAMA Internal Medicine, condotto su gemelli identici con differente peso corporeo, rivela che il gemello più pesante non mostra un più alto rischio di infarto del miocardio (MI) o di morte prematura, ma un rischio raddoppiato di ammalarsi di diabete, rispetto al gemello più “leggero”. Diversi studi osservazionali hanno dimostrato che l’obesità è un fattore di rischio determinante per le malattie cardiovascolari e per la morte prematura; tuttavia l’entità dell’implicazione genetica di questa evidenza non è ancora chiara.
 
Lo studio
Per approfondire la questione, un gruppo di ricercatori svedesi della Umeå University ,guidati da Peter Nordstrom, ha deciso di osservare più di 4.000 coppie di gemelli monozigoti (cioè geneticamente identici) ma con differenti indici di massa corporea (BMI), selezionate dal registro nazionale dei gemelli, escludendo così la possibilità di interferenze genetiche. I ricercatori hanno evidenziato che durante un follow-up medio di 12,4 anni, non vi era alcuna differenza marcata in presenza di infarto miocardico o di morte nelle coppie di gemelli con BMI-discordanti. In particolare, si sono verificati 203 infarti del miocardio (5,0%) e 550 decessi (13,6%) tra i due gemelli più pesanti, che avevano un BMI medio di 25,9, rispetto ai 209 infarti del miocardio (5,2%) e 633 decessi (15,6%) tra i gemelli più magri (media BMI, 23.9); l’Odds Ratio aggiustato era 0,75 (IC 95%, 0,63-0,91). Inoltre, hanno visto che anche quando il gemello più pesante aveva un BMI di 30 o superiore, il suo rischio di infarto del miocardio o di morte non era superiore a quello del gemello più magro. Secondo Nordstrom, quindi, il gemello più pesante mostrava un minor rischio di infarto miocardico e di morte rispetto al gemello più “leggero”. Tuttavia, il gemello più pesante mostrava un rischio raddoppiato, rispetto al più magro, di sviluppare (OR, 2.14) diabete.

I commenti
“Le implicazioni cliniche di questi risultati suggeriscono che la perdita di peso non può ridurre il rischio di morte o di infarto miocardico, anche se riduce sicuramente il rischio di diabete”, ha precisato Nordstrom. Gli autori stessi commentano le evidenze dello studio sottolineando che il lavoro non è stato in grado di verificare se l’obesità sia associata ad un aumentato rischio di infarto miocardico o di morte, anche dopo aver considerato i fattori genetici. Al contrario, i risultati hanno rivelato una significativa associazione tra obesità e diabete sempre dopo l’esame dei fattori genetici. In ogni caso, questi risultati possono suggerire che gli interventi basati sulle modificazioni dello stile di vita per ridurre l’obesità sono più efficaci nel ridurre il rischio di diabete, rispetto a quanto possano fare sul rischio di malattie cardiovascolari o di morte.
 
Fonte: JAMA Imtern Med 2016

Megan Brooks

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science) 

03 agosto 2016
© Riproduzione riservata

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