Gravidanza. Mangiare troppo pesce “pesa” sul nascituro?
di Lisa Rapaport
Uno studio pubblicato su Jama Pediatrics online suggerisce che le donne incinte che mangiano più di tre porzioni di pesce a settimana - cioè più del massimo raccomandato nelle ultime linee guida per una sana alimentazione degli americani - potrebbero andare in contro a un aumento del rischio di avere bambini che diventano obesi in età infantile.
16 FEB -
(Reuters Health) – Sulla base delle evidenze di ricerche che hanno collegato un inquinante ritrovato nel pesce (mercurio) a danni del sistema nervoso, digestivo e immunitario, ai polmoni, ai reni, alla pelle e gli occhi, la Food and Drug Administration degli Stati Uniti (FDA) e l’Agenzia della Protezione Ambientale (APA), hanno incoraggiato le donne in gravidanza a limitare il consumo di non più di tre porzioni alla settimana.
Uno studio recente ha messo in evidenza un altro rischio per le donne incinte che consumano pesce: la possibilità che gli agenti inquinanti contenuti nei pesci contribuiscano all’obesità infantile, interferendo con lo sviluppo del sistema ormonale del feto in utero. Lo studio – condotto da Leda Chatzi dell’Università di Creta in Grecia – è stato pubblicato da
JAMA Pediatrics online.
Cosa è emerso
Per valutare la possibile relazione esistente tra il consumo materno di pesce e l’obesità infantile, Chatzi e i colleghi hanno analizzato i dati di 15 studi pubblicati che hanno monitorato più di 26.000 donne in gravidanza e i loro bambini ad intervalli di due anni fino a quando i bambini hanno raggiunto l’età di sei anni. La popolazione dello studio includeva i bambini nati dal 1996 al 2011 in Belgio, Francia, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Spagna e nello stato americano del Massachusetts. Il gruppo di ricerca non ha rilevato alcuna associazione tra la crescita infantile rapida, o l’obesità infantile fino a sei anni, e un moderato consumo di pesce, da una a tre volte a settimana. Al confronto, però, con le donne che durante la gravidanza mangiavano pesce una volta alla settimana o meno, le donne che mangiavano pesce più di tre volte a settimana, mostravano un aumento del rischio del 22% che i bambini, potessero andare incontro a un rapido accrescimento dalla nascita fino ai due anni. Allo stesso tempo, le donne che consumavano pesce più di tre volte la settimana avevano bambini che mostravano un aumento del 14% della probabilità di essere in sovrappeso o obesi a partire dai 4 anni e il 22% in più di probabilità di portarsi l’eccesso di peso fino ai sei anni. Queste evidenze sono risultate più pronunciate nelle femmine che nei maschi.
I commenti
Questo studio mostra dei limiti, come hanno notato gli stessi autori. Uno di questi è che l’analisi e l’elaborazione dei dati erano basate sui consumi alimentari riferiti dalle madri che potrebbero avere fatto stime non accurate. Inoltre, lo studio non può dimostrare che sia il consumo di troppo pesce in gravidanza a determinare l’obesità nei figli, ma solo che c’è un’associazione tra queste due cose. I risultati sono anche in parte controversi, perché alcune ricerche precedenti suggeriscono che gli acidi grassi omega-3 dei pesci avrebbero una funzione protettiva contro l’obesità, come ha osservato il
Emily Oken, una ricercatrice nutrizionista che si occupa di salute pubblica della Harvard University. È possibile che i pesticidi o altri contaminanti nel pesce contribuiscano all’aumento di peso dei bambini. “E’ anche possibile che un maggior consumo di pesce durante la gravidanza sia solo l’indice di un’alimentazione eccessiva e sappiamo che le donne che mostrano un maggior guadagno di peso durante la gravidanza hanno anche bambini esposti ad alto rischio di essere in sovrappeso”, ha ribadito Oken, suggerendo alle donne che mangiano moderate quantità di pesce in gravidanza di non lasciarsi prendere dal panico. “Non mi piace usare la parola ‘pericoloso’ perché questo può far sì che le donne evitino del tutto di mangiare pesce che resta comunque una buona parte di una dieta sana “, ha aggiunto Oken.
Fonte: JAMA Pediatr 2016
Lisa Rapaport
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
16 febbraio 2016
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