Un nuovo esame del sangue per capire se un’infezione è virale o batterica
di Maria Rita Montebelli
Un nuovo test messo a punto dalla Duke University, in grado di leggere l’inconfondibile ‘firma’ genica di un’infezione virale o di una batterica. Aiuterà i medici, in particolare in pronto soccorso, a decidere se trattare un paziente con una brutta infezione respiratoria, con un antibiotico o con un antivirale. E alla lunga consentirà di evitare tante terapie antibiotiche inutili, evitando di incrementare il problema dell’antibiotico-resistenza
22 GEN - Basterà una semplice analisi del sangue per capire se la causa di un’infezione respiratoria acuta, che magari ha portato il paziente in pronto soccorso, sia batterica o virale. Lo suggerisce uno studio appena pubblicato su
Science Translational Medicine. Questo test permetterà, secondo gli autori, di ricorrere in modo sempre più appropriato all’uso degli antibiotici e allo stesso tempo di indirizzare il medico verso l’eziologia dell’infezione, in attesa dei test colturali.
Il nuovo test, sviluppato da un
team di infettivologi ed esperti di genomica della Duke University, si basa sulla cosiddetta ‘firma dei geni’, ovvero sulla risposta genica del paziente ad un’infezione virale o batterica, che può essere ‘letta’ da campione di sangue del paziente. Questo esame, oltre ad indirizzare verso un’eziologia di tipo virale o batterica, consente anche di escludere la causa infettiva di una brutta tosse.
“Le infezioni delle vie respiratorie - ricorda
Ephraim L. Tsalik, M.D., Ph.D., professore associato di medicina presso la Duke University – sono uno dei motivi più frequenti di accesso al pronto soccorso o di visita ambulatoriale. Per fare diagnosi vengono utilizzate tante informazioni, ma al momento non disponiamo di un esame efficiente e accurato per stabilire se l’infezione sia causata da un virus o da un batterio. Per questo, tre pazienti su quattro vengono comunque messi sotto terapia antibiotica, anche se la causa della loro bronchite è virale. E questo nuoce sia ai pazienti che alla salute pubblica, per il rischio di incrementare l’antibiotico-resistenza.
Ogni volta che il nostro organismo è esposto ad un agente ambientale (che sia fumo di sigaretta o una nuova dieta o un agente infettivo) il nostro corpo reagisce a questo evento, modificando l’espressione del geni, ovvero ‘accendendo’ o ‘spegnendo’ alcuni geni.
“Nel nostro studio – spiega Tsalik - abbiamo preso in esame oltre 300 pazienti che si erano recati in pronto soccorso per problemi respiratori e siamo andati ad esaminare le risposte dei loro geni, su un prelievo di sangue. Nel corso di un’infezione virale alcuni geni mostrano delle caratteristiche ‘on-off’ particolari, diverse da quelle che si evidenziano nelle infezioni batteriche. Nel caso in cui non ci sia né un’infezione virale, né una batterica non sarà evidentemente possibile rintracciare una ‘firma genica’ suggestiva di un’eziologia infettiva”.
“Un test che consenta di distinguere in modo preciso l’eziologia di un’infezione – commenta
Geoffrey S. Ginsburg, direttore del
Center for Applied Genomics & Precision Medicine della Duke – consentirà di trattare in maniera più efficace le infezioni virali, alle quali attualmente riserviamo solo terapia reidratante e riposo a letto, fino a risoluzione spontanea del quadro. Al contrario, nei prossimi dieci anni avremo a disposizione nuovi farmaci antivirali, anche per infezioni comuni quali quelle da virus respiratorio sinciziale e persino da rinovirus; avere un test che consente di guidarci verso il giusto trattamento sarà dunque molto importante. ”
Sono molti anni che il gruppo di Ginsburg studia le ‘firme geniche’ delle infezioni respiratorie, ma solo di recente i progressi tecnologici hanno permesso di analizzare l’assetto genico di una persona, a colpi di 25 mila geni per volta. In passato, gli stessi ricercatori avevano individuato le ‘firme geniche’ associate alle infezioni virali, ma questo è in assoluto il primo esame del sangue che consente di distinguere un’infezione batterica da una virale a livello molecolare.
Con i mezzi attuali, per avere il risultato di questo esame è ancora necessario attendere circa 10 ore, ma gli scienziati stanno lavorando ad un test rapido che fornirà una risposta nell’arco di appena un’ora. Un test del genere potrebbe rivelarsi prezioso ad esempio in pronto soccorso e potrà essere effettuato con l’attrezzatura normalmente disponibile in qualsiasi laboratorio di analisi.
“Questo potrebbe avere un impatto enorme – sottolinea
Christopher W. Woods, professore di medicina e condirettore del centro di genomica della Duke - sia nell’utilizzo appropriato delle terapie antibiotiche, che nel fornire una valida guida ai trattamenti antivirali del futuro”.
Maria Rita Montebelli
22 gennaio 2016
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