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Cancro mammella metastatico: l’insulino-resistenza peggiora la prognosi. Forse utile la metformina

di Maria Rita Montebelli

Uno studio italiano presentato all’International Consensus Conference for Advanced Breast Cancer (ABC) attira l’attenzione sul ruolo negativo dell’insulino-resistenza nel tumore della mammella in fase avanzata. Le pazienti che presentano questa condizione hanno una più rapida progressione di malattia e una minore sopravvivenza. Nessuna delle pazienti incluse nello studio era diabetica; circa la metà era però in sovrappeso

05 NOV - Un’importante ricerca degli Ospedali di Galliera (Genova) evidenzia per la prima volta il ruolo dell’insulino-resistenza come fattore prognostico negativo per le pazienti affette da carcinoma della mammella in fase metastatica ed apre la strada ad un possibile impiego della metformina in associazione ai farmaci anti-tumorali.
 
Mentre è noto da tempo il ruolo giocato da elevati livelli di insulina nelle fasi iniziali del cancro della mammella, nessuno aveva finora attirato l’attenzione su questa condizione caratterizzata dall’incapacità dell’organismo di utilizzare in maniera efficace l’insulina; per cercare di superare il problema dell’insulino-resistenza, l’organismo produce un eccesso di insulina che adesso questa ricerca dimostra associarsi ad una prognosi peggiore nelle donne con tumore della mammella in fase avanzata.
 
Lo studio (abstract BP129), condotto da Nicoletta Provinciali e colleghi dell’Ente Ospedaliero Ospedali Galliera di Genova ha interessato 125 donne (età media 60 anni) con tumore metastatico della mammella. Nessuna di loro era diabetica, tutte presentavano tumori HER2 negativi ed erano in trattamento con chemioterapia in prima linea all’interno di un trial clinico.  I ricercatori hanno valutato la relazione tra uno stato di insulino-resistenza, la sopravvivenza libera da progressione (PFS, Progression Free Survival) e la sopravvivenza complessiva (OS, Overall Survival).
 
“Dopo aver considerato tutti i fattori in grado di influenzare PFS e OS (ad esempio l’età e l’indice di massa corporea) – spiega la Provinciali – abbiamo evidenziato che i soggetti con resistenza insulinica presentavano una prognosi peggiore delle altre”.
 
Nello studio sono stati misurati i livelli di glicemia e quelli di insulina resistenza, utilizzando l’HOMA index. Valori normali sono considerati quelli intorno a 2; al di sopra di 2,5 si parla di insulino-resistenza. Complessivamente il 47% delle pazienti partecipanti a questo studio è stato classificato ‘insulino-resistente’; il 40,5% del campione era in sovrappeso e il 16,37% obeso (BMI maggiore di 30).
 
Nelle donne con HOMA index inferiore a 2,5, la PFS media è risultata pari a 11,5 mesi, mentre in quelle con punteggio superiore a 2,5, la PFS si riduceva a 8,5 mesi. “Abbiamo chiaramente dimostrato che l’insulino-resistenza si associa ad una prognosi nettamente peggiore nelle donne con carcinoma della mammella in fase metastatica – sottolinea la Provinciali – Questo significa che lo stato metabolico influenza la prognosi. E’ necessario dunque considerare come intervenire sul metabolismo per dare a queste donne migliori chance. E’ noto che i fattori di crescita svolgono un ruolo cruciale nello sviluppo e nella progressione dei tumori e sappiamo che l’insulina rappresenta un importante fattore di crescita per tutti i tessuti dell’organismo, anche se non è ancora noto come riesca ad influenzare lo sviluppo delle cellule tumorali”.
 
Possibili interventi per vincere la resistenza insulinica consistono dell’adozione di uno stile di vita più salutare, in particolare migliorando la qualità della dieta e facendo più attività fisica; la terapia con metformina è inoltre molto efficace in questa condizione.
 
“Sappiamo che la presenza di elevati livelli di insulina influenza negativamente la prognosi nei pazienti con tumore e che questa condizione rappresenta un fattore di rischio indipendente per una serie di neoplasie, da quella del pancreas, a quelle del fegato o dell’endometrio. Ma si tratta di osservazioni molto recenti – ammonisce la Provinciali - che meritano ricerche più approfondite da parte dei medici e degli oncologi. Analogamente sarà necessario organizzare degli studi mirati per valutare quali siano le strategie di trattamento più indicate in questi pazienti. Nel frattempo riteniamo tuttavia che le pazienti con carcinoma della mammella in fase avanzata dovrebbero ricevere informazioni sui potenziali effetti benefici di queste modifiche allo stile di vita”.
 
“Il ruolo del pathway dell’insulina nel cancro è un’area di intensa ricerca – afferma la co-presidente del convegno, Fatima Cardoso, direttore della Breast Unit del Centro Oncologico Champalimaud di Lisbona – e l’impiego di un farmaco di comune reperibilità ed economico come la metformina nel trattamento e nella prevenzione del cancro della mammella è una scoperta molto importante. Abbiamo già dati sull’impatto prognostico della resistenza insulinica nel tumore della mammella in fase iniziale e anche sul ruolo preventivo dell’attività fisica. Questo studio aggiunge un altro tassello di conoscenza, dimostrando lo stesso impatto anche nelle fasi più avanzate della malattia. Sarà dunque importante ora studiare il ruolo degli agenti  contro l’insulino-resistenza in associazione ai farmaci oncologici nelle pazienti con tumore della mammella in fase metastatica. Il vero problema è la mancanza di fondi indipendenti per supportare queste ricerche”.
 
Lo studio è stato finanziato dall'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.
 
Maria Rita Montebelli

05 novembre 2015
© Riproduzione riservata

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