Obesità. L’Oms mette in guardia: Europa extralarge entro il 2030
di Kate Kelland
Grecia, Spagna, Svezia, Austria e Repubblica Ceca i Paesi in cui è prevista una rapida crescita dell’obesità.
07 MAG -
(Reuters) – Secondo le nuove previsioni della OMS, entro il 2030 l’Europa affronterà un’epidemia di obesità di vaste dimensioni, con tanti Paesi in cui molto più della metà degli adulti saranno sovrappeso. Le cifre, che prevedono che l’89% degli uomini irlandesi e il 77% di quelli greci sarà sovrappeso entro il 2030, presenta un quadro preoccupante di obesità in aumento in tutta Europa”, affermano i ricercatori. Sono pochissimi i Paesi europei che mostrano trend in calo. "Anche se non esiste una soluzione ottimale per affrontare l’epidemia, i governi devono fare di più per limitare la commercializzazione di prodotti non sani e rendere i cibi salutistici più convenienti” osserva Laura Webber, del UK Health Forum, che ha collaborato con la OMS e la Commissione europea per sviluppare le nuove previsioni.
Le ultime previsioni hanno usato dati provenienti da tutta la Regione europea e hanno confrontato le proporzioni di persone in sovrappeso e obese nel 2010 con i livelli futuri previsti. È emerso che entro il 2030 un terzo delle donne del Regno Unito dovrebbero essere sovrappeso, rispetto al 26% del 2010. Gli uomini britannici in sovrappeso, invece, dovrebbero essere tre quarti e quelli obesi il 36%, mentre nel 2010 si assestavano rispettivamente al 70% e il 26%. I ricercatori hanno indicato in Grecia, Spagna, Svezia, Austria e Repubblica Ceca. i Paesi in cui è prevista una rapida crescita dell’obesità. Gli uomini greci obesi che nel 2010 erano il 20% nel 2030 saranno più del doppio, 44%, mentre la percentuale delle donne greche con questo problema raddoppierà, raggiungendo il 40%.
Anche in Paesi che solitamente facevano registrare una bassa prevalenza di obesità, come la Svezia, i tassi di obesità dovrebbero aumentare notevolmente. Entro il 2030 il 26% degli uomini svedesi sarà obeso, rispetto al 14% del 2010 , mentre per le donne la percentuale salirà dal 12% al 22%.
Kate Kelland
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
07 maggio 2015
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