Diarrea in ospedale. Nuova tecnica per sconfiggere il batterio causa di molti danni durante il ricovero
di Maria Rita Montebelli
Stiamo parlando del Clostridium difficile. Un batterio molto resistente agli antibiotici e che aumenta rischio mortalità e costi di degenza. Uno studio italiano dimostra l’efficacia della tecnica del trapianto di microbiota fecale nel trattamento delle infezioni. La novità consiste nella modalità di somministrazione: colonscopia anziché sondino naso-digiunale. Infezione debellata nel 90% dei pazienti
04 MAR - E’ l’incubo delle corsie ospedaliere di tutta Italia e non sempre con gli antibiotici lo si riesce a debellare. Si tratta del famigerato
Clostridium difficile, un batterio che rappresenta la principale causa di diarrea che si sviluppa durante il ricovero in ambiente ospedaliero e dopo terapia antibiotica. Si stima che questa infezione aumenti di 2,5 volte il rischio di mortalità a 30 giorni, allunghi il tempo di degenza in media di 1-3 settimane e generi costi pari a 7-14.000 euro per ogni caso. Almeno un caso su 4 in Europa sfugge ancora alla diagnosi e non viene dunque sottoposto a trattamento adeguato.
Uno studio appena pubblicato su
Alimentary Pharmacology and Therapeutics, suggerisce una nuova ed efficace strategia di trattamento: il trapianto di microbiota (FMT) da feci di donatore, realizzato attraverso una colonscopia.
Nel gennaio 2013, aveva suscitato grande interesse la pubblicazione del primo
trial randomizzato controllato di confronto tra il trattamento antibiotico standard con vancomicina e l’infusione a livello del duodeno (mediante sondino naso-digiunale) di feci da donatore sano, in un gruppo di pazienti con infezione da
Clostridium difficile che non avevano riportato beneficio dalla terapia antibiotica. I risultati di questo studio di
van Nood e colleghi dell’università di Amsterdam, non lasciavano adito a dubbi. Il FMT debellava l’infezione nell’81% dei casi, contro il 31% di risultati positivi ottenuti con la vancomicina.
Il lavoro italiano, appena pubblicato, oltre a confermare con uno studio randomizzato l’efficacia della tecnica del trapianto di microbiota fecale nel trattamento delle recidive dell’infezione da
Clostridium difficile, aggiunge un nuovo tassello al dibattito scientifico. Visto che l’infezione è a carico del colon, perché passare per l’intestino tenue e non andare direttamente al cuore del problema, cioè a livello del colon, attraverso una colonscopia?
Anche in questo caso sono stati confrontate due modalità di trattamento: quella antibiotica classica con la vancomicina (125 mg quattro volte al giorno per 10 giorni, seguita da 125-500 mg/die ogni 2-3 giorni per almeno 3 settimane) e il FMT attraverso la colonscopia, dopo un breve ciclo di terapia con vancomicina (125 mg quattro volte al giorno per 3 giorni). L’
endpoint primario era la scomparsa della diarrea a 10 settimane dalla fine del trattamento.
Lo studio è stato interrotto in occasione dell’analisi
ad interim a 1 anno. Diciotto dei 20 pazienti (il 90%), trattati con FMT avevano infatti fatto registrare la scomparsa della diarrea da
Clostridium difficile; risultato ottenuto in appena il 26% dei trattati (5 pazienti su 19) nel gruppo ‘vancomicina’. Non sono stati osservati eventi indesiderati nei due gruppi di trattamento.
Il trapianto di microbiota fecale, attraverso la colonscopia è risultato dunque molto più efficace del trattamento con vancomicina nel trattamento delle recidive di infezione da
Clostridium difficile. “Questa modalità di infusione delle feci da donatore – commenta il professor
Giovanni Cammarota, del Dipartimento di Medicina Interna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, primo autore dello studio – ha dunque le potenzialità di ottimizzare la strategia di trattamento nei pazienti con colite pseudo- membranosa”.
“Sono risultati di enorme importanza – commenta
Antonio Gasbarrini, Professore straordinario di Gastroenterologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e autore
senior dello studio – Questo è il secondo
trial pubblicato in letteratura sulla terapia dell’infezione da Clostridium difficile antibiotico resistente, realizzata con Trapianto di Microbiota . A differenza del lavoro pubblicato nel 2013 sul
New England Journal of Medicine, che utilizzava il sondino naso-digiunale, nel nostro studio – il primo al mondo randomizzato con questa metodica – ci siamo avvalsi della colonscopia . Riteniamo che questo
trial contribuirà a diffondere la metodica del trapianto di microbiota presso tutti i centri”.
Il
Clostridium difficile può albergare nell’intestino di adulti e bambini senza dare alcun sintomo; la malattia si sviluppa quando la flora batterica intestinale viene alterata, tipicamente dopo un trattamento antibiotico, fatto questo che permette al Clostridio di svilupparsi in maniera abnorme; in queste condizioni, la tossina prodotta dal batterio, raggiunge livelli elevati e causa la colite pseudo membranosa, che si manifesta con la diarrea (da lieve a grave), tipica di questa condizione. I pazienti possono presentare anche febbre, perdita di appetito, nausea, dolori addominali. Il contagio avviene ‘ingerendo’ i batteri attraverso il contatto con un ambiente contaminato o direttamente dal paziente infetto.
A rischio sono soprattutto gli
over 65, i pazienti immunocompromessi e gli anziani fragili, sottoposti a terapie antibiotiche per altre infezioni.
M.R.M.
04 marzo 2015
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