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Cancro della pelle. Non basta proteggersi mentre si prende il sole. Metà dei danni arriva dopo ore dall'esposizione

di Viola Rita

Ben il 50% delle dannose variazioni genetiche dei raggi UV viene trasferita al Dna anche in assenza della luce solare, creando una mutazione nociva identica a quella avvenuta durante l’esposizione alla luce. Secondo gli scienziati, si potrebbero sviluppare opportune creme protettive evening-after (‘dopo-sera’) per prevenire tali danni. Lo studio* è su Science

22 FEB - I raggi ultravioletti danneggerebbero la pelle anche svariate ore dopo che è terminata l’esposizione al sole: ad affermarlo è uno studio condotto dalla Yale Univesity, che sottolinea la potenziale opportunità di creme protettive evening-after  (‘dopo-sera’) studiate per bloccare tali danni. Lo studio è stato pubblicato* su Science.
Questo danno rappresenta la principale causa di tumore della pelle, una delle neoplasie maligne ad incidenza globale in crescita e il tumore più comune negli Stati Uniti.

I raggi UV possono modificare il Dna dei melanociti, cellule della cute che sintetizzano melanina, un pigmento scuro responsabile della colorazione della pelle. La melanina assume due ruoli opposti: da un lato funziona come scudo protettivo per il genoma contro agenti nocivi; dall’altro, come in questo caso, può  diventare veicolo del danno cellulare.
                                                                                                  
Per studiare il fenomeno, per la prima volta il Professor Douglas E. Brash della Yale School of Medical ed i co-autori dello studio hanno esposto cellule umane e cellule di topo a luce ultravioletta mediante una lampada Uv. La radiazione ha causato una variazione genetica nota come dimero di ciclobutano (Cpd), in cui due ‘lettere’ del Dna attaccano e legano il codice, impedendo che l’informazione contenuta in esso possa essere letta correttamente. La sorpresa, per i ricercatori, è arrivata quando hanno osservato che i melanociti generano questo composto non solo immediatamente, ma continuano a produrlo anche a distanza di ore dall'esposizione alla luce; al contrario le cellule senza melanina generano il Cpd soltanto durante l’esposizione.
Testando l’entità del danno nel modello murino, i ricercatori hanno osservato che la metà delle variazioni cellulari (produzione di Cpd) erano avvenute ‘al buio’, cioè una volta terminata l’esposizione al sole.
Lo studio, dunque, conferma che la melanina è associata con il danno cellulare della pelle ed evidenzia un fenomeno nuovo: l'ampia estensione del periodo di tempo nel quale avvengono i danni cellulari.

In particolare, Sanjay Premi, ricercatore associato presso il Brash Laboratory a Yale, ha scoperto che la luce UV attiva due enzimi che riescono ad ‘eccitare’ un elettrone nella melatonina, un processo chiamato chemi-eccitazione. L'energia generata da tale fenomeno viene trasferita al Dna anche in assenza della luce solare (al buio), creando una variazione nociva identica a quella avvenuta durante l’esposizione alla luce. I ricercatori sottolineano che la chemi-eccitazione era stata osservata soltanto nelle piante e negli animali inferiori. 
Secondo gli scienziati, in futuro mediante filtro protettivo si potrebbe provare a bloccare, dopo l'epsosizione al sole, il trasferimento di energia a livello cellulare, il principale interruttore del danno.
 
Viola Rita
 
*Douglas E. Brash et al. Chemiexcitation of melanin derivatives induces DNA photoproducts long after UV exposure. Science, February 2015 DOI: 10.1126/science.1256022

22 febbraio 2015
© Riproduzione riservata

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