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Tumori. Convegno IRE. Imaging e terapie molecolari per ottimizzare la cura personalizzata


Risonanza, Pet e Tac sono esami determinanti per valutare gli effetti dei nuovi farmaci biologici: in tal senso, è indispensabile la collaborazione tra oncologo e radiologo per la rapida scelta/ridefinizione della terapia sulla base della risposta del paziente. Se ne è parlato oggi a Roma, in un Convegno organizzato dall’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena

20 SET - Per prevedere e valutare la risposta ad un farmaco biologico da parte del paziente, un importante strumento diagnostico consiste nelle tecniche di imaging, che offrono una valutazione attendibile dell’efficacia del trattamento: questo strumento diventa determinante per l’oncologo al fine di poter rapidamente scegliere/ridefinire il percorso terapeutico. Si è discusso di questo argomento a Roma, durante un Convegno organizzato dall’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE), che ha messo in rilievo la centralità e l’indispensabilità, a tale scopo, di una collaborazione strutturata tra oncologo e radiologo.

Negli ultimi anni, si è assistito ad un grande sviluppo di nuovi farmaci oncologici e tecniche radiologiche, che hanno l’obiettivo di personalizzare sempre di più le terapie sul singolo paziente e selezionare in maniera sempre più accurata i bersagli molecolari.
Con l’introduzione di queste nuove frontiere diagnostiche e terapeutiche, accade ad esempio che spesso i farmaci biologici risultino fuori indicazione e costosi, sottolineano gli esperti: in tal senso è molto importante selezionare con attenzione i pazienti che potrebbero beneficiare del trattamento prima di iniziarlo ed effettuare controlli molto precoci con tecniche di imaging per identificare quei pazienti resistenti o meno a uno specifico trattamento.
 
Inoltre l'integrazione dell’imaging avanzato risulta essere utile anche nel processo di sviluppo della sperimentazione clinica. Non è un caso, dunque, che la rete dei principali centri di ricerca Quantitative Imaging Network (QIN), istituito dal National Cancer Institute (NCI), ha di recente scritto una lettera a tutti i direttori dei centri oncologici attraverso la rivista dell’American Society of Clinical Oncology per sollecitare e strutturare le modalità di collaborazione tra radiologi e oncologi.
 
L’Istituto IRE è attivo su questo fronte, sia per la dotazione di apparecchi di avanguardia che per la realizzazione di studi strutturati tra oncologi e radiologi. “Abbiamo organizzato gruppi di studi specifici per le differenti neoplasie in cui ci confrontiamo tra oncologi e radiologi, visto anche il largo impiego di trattamenti biologici innovativi che il nostro Istituto adotta nell’ambito di studi clinici e nella pratica clinica”, hanno commentato il radiologo Antonello Vidirie l’oncologa Alessandra Fabi del Regina Elena.
 
Alcuni dati ed esempi sull’imaging e sui farmaci biologici
“L’imaging  ed in particolare la Risonanza Magnetica”, spiega Antonello Vidiri, “permettono di ottenere oltre al dato morfologico, dati sulla cellularità dei tessuti con una tecnica che prende il nome di diffusione;  dati sulla vascolarizzazione e sulla neoangiogenesi del tumore tramite una tecnica che prende il nome di perfusione, che può essere anche eseguita su apparecchiature TC e dati metabolici in vivo attraverso una tecnica che prende il nome di spettroscopia. Se a questi dati aggiungiamo quello metabolico che è possibile ottenere con la PET, disporremo di una mole di informazioni, che ci permettono di caratterizzare meglio la neoplasia e di conseguenza di modulare al meglio le terapie”.
Rispetto ai farmaci biologici per il tumore, poi, un esempio riguarda il bevacizumab: un recente studio condotto dai ricercatori del Regina Elena ha indagato  sugli effetti di questo farmaco sui pazienti con recidiva di gliomi – tumori che colpiscono il sistema nervoso - ad alto grado, utilizzando la tecnica di perfusione con Tomografia Computerizzata (PCT) per ottenere informazioni sull’andamento del trattamento con controlli in fase precoce.
“Bevacizumab svolge un effetto di normalizzazione sulla vascolarizzazione anomala del tumore”, ha affermato l’oncologa Alessandra Fabi. “Dopo la somministrazione ai pazienti di una singola dose di bevacizumab,  c’è stato un miglioramento in ipossia del microambiente tumorale. Questi risultati hanno mostrato che la quantificazione delle regioni intra-tumorali necrotiche è un potenziale biomarker di imaging della risposta del tumore alle terapie col farmaco biologico”.

20 settembre 2014
© Riproduzione riservata

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