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Tumori: da rottamare la vecchia classificazione?

di Maria Rita Montebelli

Verso una nuova classificazione dei tumori, basata sul loro assetto molecolare. Uno studio appena pubblicato su Cell dimostra che l’attuale classificazione basata sull’istologia dei tumori non consente di definire adeguatamente la loro vera natura. Presto trial clinici con i nuovi criteri di arruolamento

18 AGO - E’ il più ampio studio di genomica di sempre ed è stato realizzato nell’ambito dell’iniziativa Cancer Genome Atlas (TCGA), condotta e supportata dal National Cancer Institute e dal National Human Genome Research Institute, entrambi parte dei National Institutes of Health americani. Il suo scopo è quello di arrivare a definire una nuova classificazione dei tumori, esclusivamente basata sul loro profilo genetico. Fino ad oggi i tumori sono stati classificati sulla base del tessuto di provenienza (es. tumore del polmone, del rene o della mammella), ma secondo questo nuovo studio molte forme andrebbero riclassificate sulla base dell’assetto molecolare, più che di quello istologico.
 
La ricerca, pubblicata su Cell il 7 agosto è stata portata avanti da un network di scienziati che ha analizzato il DNA, l’RNA e le proteine di 12 diversi tipi di tumori, provenienti da migliaia di pazienti, avvalendosi di sei diverse ‘piattaforme’ (metodi di analisi molecolare) genomiche. In questo modo è stato possibile disegnare una nuova classificazione dei tumori, comprendente 12 sottocategorie: solo in 5 casi la classificazione genetica è risultata consistente con quella basata sul tessuto di origine; in tutti gli altri casi uno stesso sottotipo della nuova classificazione genetica è risultato presente in diversi tessuti.
 
“Questo studio genomico non solo mette in crisi il vecchio sistema di classificazione dei tumori, basato sul tessuto di origine – spiega Christopher Benz, professore di medicina al Buck Institute for Research on Aging, professore associato di medicina presso l’Università della California  di San Francisco (UCSF) e membro dell’Helen Diller Family Comprehensive Cancer Center della UCSF – ma fornisce una messe di nuovi dati e di filoni tutti da esplorare, accanto ad una lista completa dei caratteri molecolari, che definiscono ognuna delle nuove classi tumorali descritte”.
 
I risultati più clamorosi si sono avuti con il tumore della mammella e della vescica. Lo studio ha individuato almeno tre diversi sottotipi di tumore della vescica, uno dei quali praticamente indistinguibile dall’adenocarcinoma polmonare e un altro molto simile ai tumori squamosi di testa-collo e polmone. “Analizzando i tassi di sopravvivenza – commenta Josh Stuart, professore di ingegneria biomolecolare presso l’Università della California di Santa Cruz – risulta che i tumori della vescica, ‘imparentati’ con queste altre forme tumorali hanno effettivamente una prognosi diversa, peggiore; questo dimostra che il nostro lavoro non è un puro esercizio accademico”.
“Questo spiega – commenta Benz – come mai i pazienti con tumore della vescica rispondano spesso in maniera del tutto differente, quando sottoposti ad uno stesso trattamento chemioterapico prescritto in base alle caratteristiche istologiche del tumore”.
 
Lo studio ha confermato anche le note differenze tra i sottotipi di tumore della mammella noti come ‘basal-like’ (o tripli negativi) e ‘luminale’, rivelando come queste differenze siano in realtà molto più radicali di quanto finora ritenuto; i cosiddetti tumori della mammella ‘basal-like’, da un punto di vista molecolare, sono altrettanto distanti da una forma ‘luminale’, quanto un tumore di un organo completamente diverso, come il rene o il polmone ad esempio. I carcinomi della mammella tripli negativi sono una forma particolarmente aggressiva, più comune nelle pazienti giovani e questo studio li definisce ulteriormente come tumori a se stanti e decisamente unici tra tutte le forme di cancro della mammella.
“Sebbene si presentino nella mammella – spiega Christina Yau, professore associato di chirurgia alla UCSF – a livello molecolare sono più imparentati con il tumore dell’ovaio e con i tumori a cellule squamose (come quelli testa-collo e polmone), che con altre forme di carcinoma della mammella”. Diversi tipi tumorali possono inoltre avere in comune un pattern analogo di attivazione immunitaria, fattore che può assumere grande rilevanza, ora che sono a disposizione diverse molecole di immunoterapici.
 
Secondo gli autori dello studio, tutto questo rappresenta appena la punta dell’iceberg; “è possibile che il 30-50% dei tumori – afferma Benz - dovrà essere riclassificato sulla base dei caratteri genomici”.
I risultati di questo studio potrebbero inoltre portare ad una nuova generazione di trial clinici nei quali i pazienti verrebbero arruolati solo sulla base della classificazione molecolare dei tumori; questo potrebbe portare a nuove opzioni di trattamento, prescritte sulla base dei sottotipi molecolari. “Avere a disposizione una mappa molecolare come questa – sostiene Stuart – aiuterà ad assegnare i pazienti al trial clinico più appropriato”.
“Sebbene questa nuova classificazione debba ancora essere validata da studi di follow-up – conclude Benz - riteniamo che alla fine fornirà le fondamenta biologiche per una nuova era di terapia oncologica personalizzata, tanto attesa sia dai medici che dai pazienti”.
 
Una prima ricaduta di questo studio è che i ricercatori del ‘ Lineberger Comprehensive Cancer Center’ dell’Università della North Carolina hanno già sperimentando l’efficacia della terapia con carboplatino, chemioterapico comunemente impiegato nel tumore dell’ovaio, in aggiunta alla terapia standard per i tumori della mammella tripli negativi, l’80% dei quali hanno i caratteri del sottotipo ‘basal-like’. I risultati di questo studio (il CALGB40603) sono appena stati pubblicati su Journal of Clinical Oncology il 6 agosto scorso e dimostrano un certo beneficio aggiuntivo del carboplatino in queste pazienti, anche se non è ancora possibile dire se questo avrà un impatto sulla sopravvivenza generale e su quella libera da malattia.
 
Il Cancer Genome Atlas(TCGA) è stato lanciato nel 2006, con lo scopo di compilare l’atlante genomico di oltre 20 forme tumorali; col progredire della ricerca, stanno emergendo sempre più punti in comune tra tumori apparentemente molto diversi tra loro, così che si è ritenuto opportuno creare il progetto TCGA ‘Pan-Cancer’.
I dati generati dal TCGA sono disponibili sul portale del TCGA (http://tcga-data.nci.nih.gov/tcga) e del CGHub (https://cghub.ucsc.edu/).
 
Maria Rita Montebelli

18 agosto 2014
© Riproduzione riservata

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