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Influenze pandemiche: è il sistema immunitario il vero killer


Un “abbaglio” del sistema immunitario potrebbe essere la causa della maggiore virulenza del virus H1N1 nelle persone più giovani. Ma il fenomeno, secondo uno studio pubblicato su Nature Medicine, potrebbe essere comune anche alle altre pandemie influenzali.

07 DIC - È stata una delle maggiori fonti di preoccupazioni, quando lo scorso anno cominciarono ad arrivare i primi dati sulla diffusione e sulle vittime dell’influenza pandemica da A/H1N1: al contrario di quanto avviene con le comuni influenze stagionali, il virus colpiva con più forza e uccideva soprattutto giovani e adulti di mezza età.
Uno studio condotto da ricercatori americani e argentini e pubblicato su Nature Medicine, ora, fornisce una possibile spiegazione del fenomeno.
Non era il virus in sé che si presentava più aggressivo nelle fasce più in forza della popolazione, ma probabilmente si trattava di una risposta esagerata del sistema immunitario a causare i danni maggiori.
“Tutte le volte che si verifica un’influenza pandemica c’è un’ampia proporzione di giovani e adulti che ne viene colpita”, ha illustrato uno degli autori dello studio, Fernando Polack. “Abbiamo sempre spiegato questi decessi basandoci sul presupposto che il virus fosse particolarmente virulento o pensando che ci fossero altre infezioni batteriche concomitanti”.
Ma i conti, finora non tornavano. È per questo che i ricercatori hanno elaborato un’ipotesi alternativa che lo studio sembra confermare: secondo il team, il virus pandemico attiva un “anticorpo imperfetto”, che non offre protezione dall’infezione ma piuttosto causa una grave infiammazione polmonare.
“Lo abbiamo verificato in precedenza”, ha spiegato Polack. “Quando si verifica una risposta degli anticorpi non protettiva, questa è associata a una malattia dei polmoni a base immuologica”. Ed esiste un biomarcatore, prodotto dalla cascata di eventi che dalla risposta immunitaria incontrollata porta alla patologia polmonare, che è in grado di “certificare” il fenomeno.
Si chiama C4d ed è ciò che i ricercatori hanno ricercato nei tessuti polmonari estratti da 75 pazienti infettati da virus H1N1 nel 2009. Gli alti livelli del biomarcatore riscontrati dal team hanno dato conferma all’ipotesi. Non solo: il marcatore era presente anche nei tessuti polmonari di pazienti deceduti nel corso dell’influenza pandemica asiatica del 1957. Un indizio del fatto che il meccanismo possa essere la causa dell’alta mortalità riscontrata nelle fasce più giovani della popolazione in tutte le pandemie influenzali.
“I risultati suggeriscono che questa (reazione immunitaria spropositata) è ciò che durante le pandemie fa ammalare seriamente i giovani adulti. Ci sono anche altri fattori che contribuiscono, ma questa è uno dei più importanti in questo specifico gruppo”, ha aggiunto Pollack.
Resta tuttavia da capire perché sia proprio questa fascia della popolazione a presentare questa risposta abnorme. “Nel 2009 abbiamo scoperto che gli anziani avevano una buona risposta immunitaria perché avevano “incontrato” un qualche virus molto simile [all’H1N1] prima del 1957. I bambini molto piccoli, al contrario, avevano “incontrato” un numero troppo piccolo di virus perché ci fosse un’attivazione del sistema immunitario”.
Diverso, invece, il caso dei giovani adulti: “i loro corpi si erano già difesi contro virus influenzali simili [a quello A/H1N1] ma non sufficientemente somiglianti”.
Da questo errore nascerebbe quindi la risposta immunitaria errata che porta ai danni a carico dei polmoni.
Il prossimo passo dei ricercatori sarà cercare di capire se esiste uno specifico profilo genetico che espone al rischio di simili abbagli da parte del sistema immunitario.
Nel frattempo, sostiene il team, la soluzione migliore è la vaccinazione.

am 

07 dicembre 2010
© Riproduzione riservata

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