Infarto. Staminali promettono la cura. Un progetto tutto italiano
di Viola Rita
Attraverso una particolare tecnica magnetica - sicura e a bassissimo costo - cellule staminali cardiache “antirigetto” potranno rigenerare le cellule del muscolo cardiaco. Appena presentato a Roma, ecco il progetto messo a punto dall’Inail-Ispesl e dal CNR
04 DIC - Curare l’infarto, rigenerando le cellule del muscolo cardiaco (miocardio). Un obiettivo che si avvicina, grazie alla promessa di cellule staminali cardiache, autologhe, differenziate attraverso onde elettromagnetiche. Completamente italiano, questo progetto, presentato il 30 novembre scorso presso l’Università di Roma Tre, è stato messo a punto dall’Inail-Ispesl e dal CNR. A fianco dei ricercatori, c’è la Clinica Salvator Mundi International Hospital e tra i promotori il Premio Nobel 2008 per la medicina
Luc Montagnier, uno degli scopritori del virus dell’Hiv.
Il tutto avviene mediante una tecnologia sicura e a bassissimo costo. Le cellule staminali del miocardio vengono prelevate in condizioni adeguate e sottoposte poi a un trattamento con un particolare tipo di campo elettromagnetico. Questo campo debole differenzia le cellule staminali cardiache, attraverso un “differenziatore magnetico”, brevettato dai ricercatori italiani. A questo punto, le cellule possono essere re-inoculate in pazienti colpiti da infarto e consentono una rigenerazione dei tessuti. Così, la guarigione può avvenire senza il rischio di rigetto o altri effetti collaterali.
A spiegarlo è Montagnier, che, insieme a Fmrp Sida - Fondazione Mondiale per la Ricerca e la Prevenzione dell’Aids, è tra i promotori della ricerca: “Le onde elettromagnetiche a bassa intensità possono contribuire a risolvere e a prevenire numerose malattie perché permettono la diagnosi precoce da agenti infettivi, che hanno un ruolo nelle patologie croniche come l’Alzheimer, il Parkinson, l’autismo, la sclerosi multipla - ha detto - È uno spazio di ricerca nuovo, ma percorribile in tempi brevi. La differenziazione delle cellule attraverso una debole stimolazione elettromagnetica apre nuove possibilità alla medicina rigenerativa. Io amo spiegare l’impatto di questa nuova frontiera con quattro P: Prevenzione, Predizione, Personalizzazione, Partecipazione”.
Insomma, la ricerca promette di curare non solo l’infarto e per il suo valore ha ricevuto un finanziamento di 1.102.000 euro dal Ministero della Salute. Sbloccato solo recentemente dopo una inspiegabile attesa di 3 anni grazie all’intervento di alcuni parlamentari. Principale investigatore del progetto è
Livio Giuliani dell’Inail-Ispesl, mentre la curatrice della fase biologica è
Antonella Lisi del CNR. Istituzioni pubbliche insieme a partner privati sosterranno le prossime fasi della ricerca.
Della sanità privata ha parlato
Michele Casciani, il presidente della clinica Salvator Mundi International Hospital di Roma: “La sanità privata deve cambiare e sta cambiando. Può trovare spazi nuovi dove quella pubblica non riesce più ad arrivare ma per far questo deve garantire anzitutto credibilità e competenza - ha spiegato - Partecipiamo con entusiasmo a questo programma con l’intento di fornire un contributo di contenuto, di carattere fortemente multidisciplinare, per accorciare il più possibile la distanza tra la ricerca e le sue applicazioni di mercato ma anche per mitigare le difficoltà dell’asfissiante burocrazia del pubblico con la nostra maggiore flessibilità”. La clinica, infatti, ha dedica una parte significativa delle proprie risorse alla ricerca e all’innovazione tecnologica.
“Anche la politica deve però farsi promotore con maggiore forza di questo genere di ricerca”, ha dichiarato
Monica Gregori (Pd), che ha sostenuto questa ricerca anche con azioni parlamentari. “Chiediamo al Governo di portare avanti con vigore il tema dei finanziamenti alla ricerca, approfittando in particolare della presidenza italiana del semestre europeo. Si deve fare di più, l’Europa deve sostenere la ricerca che come in questo caso ha un alto valore preventivo e che dunque può ridurre i costi della sanità pubblica”.
Al progetto collaboreranno: Inail, Istituto Genetica Molecolare e Istituto di Farmacologia Traslazionale del CNR, Istituto superiore di sanità, Articolo 32, Enea Frascati, Università degli studi della Tuscia Viterbo, Università Roma Tre, Sapienza Università di Roma, Unesco Fmrpsida di Fribourg (Luc Montagnier), SmihSalvator Mundi International Hospital, Istituto Ramazzini di Bologna, CNR Area di Bologna e di Roma.
Viola Rita
04 dicembre 2013
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