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Gli italiani e il mal di testa. Indagine Doxa: ogni settimana ne soffre 1 su 4. Nel mese 3 su 4. "E' una patologia sociale"


Diffusissimo in Italia e fortemente invalidante, ha cause molteplici che spesso sono sconosciute ai pazienti, che raramente ricorrono a un medico per una diagnosi. Ecco il quadro, poco rassicurante, che emerge dall'ultima indagine Doxa commissionata da Dompé sul rapporto tra italiani e mal di testa. IL RAPPORTO.

21 NOV - Per qualcuno è “mal di testa da stress lavorativo”, per qualcun altro è “mal di testa da vita in famiglia”, per qualcuna è “mal di testa da ciclo mestruale” e per altri ancora – chi lavora o passa tanto tempo al computer - “mal di testa da Excel o da social network”. Insomma, le cause possono essere diverse, ma la stragrande maggioranza degli italiani soffre di cefalee o emicrania: tutti l'hanno avuta almeno una volta nella vita, la metà delle donne e il 40% degli uomini ce l'ha almeno due volte al mese, il 73% degli italiani ce l'ha ogni mese e il 27% addirittura ogni settimana. Questi i dati che emergono dall’indagine Doxa Marketing Advice sul rapporto tra italiani e mal di testa realizzata per conto di Dompé, una delle principali aziende biofarmaceutiche italiane, presentata ieri a L'Aquila.
 
“Il quadro che emerge dai dati ci mostra come la patologia cefalagica sia una patologia sociale”, ha commentato Gennaro Bussone, Fondatore Centro Cefalee, IRCCS Istituto Neurologico C. Besta e Presidente Onorario ANIRCEF (Associazione Neurologica Italiana per la Ricerca sulle Cefalee), presente nel capoluogo abruzzese. “E come tale comincia a non essere più banalizzata, come accadeva un tempo. E in effetti non va sottovalutato: bisogna ricordare che per l'Oms il mal di testa in ambito neurologico è la seconda patologia che dà disabilità, subito dopo l'Alzheimer”. Condotta su un campione rappresentativo della realtà nazionale, 509 persone di età compresa tra i 25 e i 54 anni, lo scopo della ricerca era quello di andare a indagare il vissuto delle persone che soffrono di mal di testa, quale atteggiamento hanno, come lo affrontano e come lo curano.
 
E così scopriamo – ma molti dei lettori, stando a quanto emerge dall'indagine, forse lo immagina già – è un fenomeno così invasivo che obbliga a molte rinunce oltre l’80% dei connazionali. Tra queste anche il sesso: 1 su 3, infatti, ha dato forfait all’intimità per colpa del mal di testa. Ma è solo la punta dell’iceberg. Quasi metà degli italiani, infatti, rinuncia alla propria vita di relazione (ad esempio, uscire con gli amici), 1 su 3 ha rinunciato ai propri hobby e passioni (sport, cinema e viaggi) e 2 su 10 hanno rinunciato ad andare al lavoro. “E un dato importante è anche che dall'indagine emerge che nessuno degli intervistati ha affermato di non aver mai sofferto del problema”, ha spiegato Massimo Sumberesi, Direttore Generale di Doxa Marketing Advice.
 
I fattori scatenanti, come già accennato, possono essere molteplici: sotto accusa innanzitutto lo scarso riposo (soprattutto tra chi gestisce un’attività in proprio), l’ansia e lo stress (principalmente tra chi è senza lavoro), le preoccupazioni e le difficoltà economiche (in maggioranza tra le casalinghe) e gli eccessivi impegni quotidiani. Ma per più della metà degli italiani esiste anche il mal di testa da “prestazione”, quello che compare quando occorre dare il massimo, a scuola o sul lavoro. E per il 34 per cento degli italiani la causa dei dolori è da riferire anche al tempo passato davanti al computer, al lavoro o a casa. Persino dedicarsi al social network preferito può causare il mal di testa. Un italiano su tre ritiene infatti che il mal di testa possa essere figlio della costante connessione in rete per chattare, condividere e scambiare messaggi con amici e colleghi. “La ricerca mette in evidenza come il mal di testa sia uno scomodo compagno di vita per tantissimi italiani e come soprattutto, dietro le cause indicate dagli intervistati, vi sia l’attuale situazione economica”, ha sottolineato Sumberesi. “Lo scarso riposo generatore di mal di testa ‐ soprattutto per gli imprenditori ‐ può essere infatti letto anche come causa di una generale preoccupazione per l’andamento del proprio business. Anche il mal di testa dovuto ad ansia e stress, rilevato soprattutto nei disoccupati, può essere direttamente collegato alle difficoltà derivanti dall’aver perso il lavoro o di trovarne un altro. Peraltro un terzo degli italiani indica all’origine del proprio mal di testa proprio le preoccupazioni economiche: ad esempio le casalinghe, che si trovano a dover far quadrare il bilancio familiare”.
 
Ma un altro problema diffuso è che spesso gli italiani non si rivolgono al medico, anche quando soffrono di mal di testa. E così finisce che i nostri connazionali non conoscono esattamente ciò di cui soffrono: quasi 4 su 10 non sanno identificare se si tratta di cefalea o emicrania. Ma la metà di chi dice di soffrire dell’uno o dell’altro disturbo non ha in realtà mai avuto una corretta diagnosi da parte di uno specialista. “Questo dato è sicuramente preoccupante, soprattutto se si pensa alle persone che accusano frequentemente cefalee”, ha spiegato Bussone. “Se per gli attacchi saltuari, tipici della cefalea muscolo‐tensiva, si può infatti ricorrere all’automedicazione con gli analgesici, in caso di attacchi ricorrenti di mal di testa è fondamentale rivolgersi al medico per una corretta diagnosi e terapia”.
 
Infine, altra questione importante è anche la risposta al mal di testa, che troppo spesso non è cercata tempestivamente. C’è da dire, in ogni caso, che di fronte al dolore, gli italiani assumono comportamenti davvero bizzarri. In particolare si possono suddividere in 4 tipologie, che corrispondono ad altrettanti approcci. Ci sono gli “stoici”, che considerano il dolore una prova da superare stringendo i denti: sono soprattutto giovani e, strano a dirsi, fanno i conti con il mal di testa abbastanza spesso. Gli “indifferenti”, ovvero chi preferisce aspettare che il dolore passi, in particolare gli uomini adulti con livello di scolarizzazione medio basso. A “soffrire” delle crisi da social network sono soprattutto gli “ego‐riferiti”, giovani tra i 35 e i 44 anni, che cercano l’immediata soluzione al dolore. Infine ci sono i “risoluti”, in maggioranza donne, che hanno scelto di informarsi e contrastare il problema, in particolar modo perché il mal di testa penalizza la loro qualità di vita. Spesso hanno l’analgesico a portata di mano: fondamentale è infatti che il dolore passi il prima possibile. Secondo l’indagine, infatti, per gli italiani oltre ad essere efficace, il rimedio farmacologico deve innanzitutto essere a rapida azione, non avere effetti collaterali e utilizzabile anche a stomaco vuoto. “In effetti per chi soffre di mal di testa avere una soluzione rapida, efficace e sicura rappresenta il primo obiettivo. Oggi abbiamo a disposizione una formulazione del ketoprofene, analgesico raccomandato dalle Linee Guida Europee per il trattamento della cefalea muscolo‐tensiva, che risponde proprio a questi obiettivi. Dati clinici hanno evidenziato, infatti, la rapidità d’azione di questa formulazione orosolubile, il ketoprofene sale di lisina”, ha precisato Bussone. “Questo è dovuto anche alla particolare modalità di assorbimento da parte dell’organismo, che rende disponibile il principio attivo in pochi minuti, e che si associa ad un soddisfacente profilo di tollerabilità”. Di sicuro, ha poi precisato nel corso dell'incontro a L'Aquila, che “c'è di sicuro un bisogno latente di farmaci che possano essere usati facilmente anche fuori di casa o a stomaco vuoto, soprattutto tra i pazienti che ancora non hanno ricevuto una diagnosi e ricorrono all'automedicazione”. 

21 novembre 2013
© Riproduzione riservata

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