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Oncologia. Il 75% dei pazienti accusa disturbi dermatologici. La nuova sfida per i medici


Le percentuali di guarigione dopo 5 anni dalla diagnosi di tumore sono in aumento, e per questo la qualità di vita del paziente oncologico deve essere ancor più centrale nell’approccio terapeutico. Per questo, trattare i sintomi dermatologici diventa sempre più urgente.

17 GIU - Se si escludono le neoplasie che riguardano la pelle, sono 364.000 le nuove diagnosi di tumore ogni anno in Italia. 1000 al giorno. Nonostante questa statistica non riguardi le patologie della cute, in oncologia sono molti i sintomi dermatologici: circa il 75% dei pazienti in terapia presenta manifestazioni di questo tipo, la prevalenza va dal diradamento dei capelli fino alla caduta totale nonché all’aumentata fragilità delle unghie, con concomitanti sovra infezioni batteriche ed micotiche. La disidratazione è i presente nel 100% dei casi ed è marcata a carico del viso e del corpo con aumentata sensibilità ad agenti esterni. Proprio da questa realtà è partito il Board Scientifico de “Il Corpo Ritrovato” che da tre anni è impegnato nella definizione di protocolli dermocosmetologici per la gestione degli eventi  cutanei, e del conseguente disagio per la persona colpita, causati dalle cure oncologiche.
 
Le “tre amiche per la pelle”, Pucci Romano docente dell'Università Tor Vergata, Gabriella Fabbrocini, Docente Sezione di Dermatologia Università di Napoli e Norma Cameli, Responsabile Dermatologia Estetica del San Gallicano hanno illustrato i dati ed i risultati del loro lavoro durante il convegno intitolato “Sulla pelle del paziente oncologico – Gli aspetti clinici e le linee guida di terapia”, preziose informazioni per prevenire, curare e guarire le reazioni che si presentano sulla pelle durante le cure.
Grazie alla diagnosi precoce e alle terapie più innovative, infatti le percentuali di guarigione dopo 5 anni dalla diagnosi sono in aumento, 61% per le donne e 52% per gli uomini. Ma il fatto che la patologia tumorale sia sempre più cronica fa sì che la qualità di vita del paziente oncologico debba essere sempre più centrale nell’approccio terapeutico.  “E la cute è l’organo più grande del corpo: è quanto di noi si offre al mondo e tutto quello che la danneggia è visibile e mortificante”, ha spiegato Pucci Romano. “La terapia oncologica passa dalla pelle e per la pelle favorendo e inducendo  una serie di alterazioni dal punto di vista funzionale, organico, estetico. Spesso tali problematiche, se non risolte, obbligano il paziente a interrompere la terapia.  Gestire gli eventi avversi permette di proseguire la terapia oncologica e contribuire al recupero totale della persona”.          
 
“Nei nostri ambulatori non osserviamo solo alopecia – ha poi continuato Gabriella Fabbrocini – ma numerose altre manifestazioni come il rash follicolare, presente in ben  più dell’87% dei pazienti in chemioterapia. Le unghie sono  poi molto colpite dai farmaci antitumorali, in circa il 25% dei casi, mentre il 15% dei pazienti sottoposti a radioterapia va incontro a radiodermatiti. E ancora xerosi, secchezza cutanea, spacchi ragadiformi che inibiscono anche le normali attività quotidiane.”     
“Lavorare a stretto contatto con un centro oncologico come il Regina Elena ci consente in modo ulteriore di offrire al paziente un servizio  multidisciplinare e di collaborare al percorso di cura e alla qualità di vita del paziente, un approccio vincente per una alleanza terapeutica efficace”, ha poi concluso Norma Cameli. “Il paziente si sente accolto e supportato e mantiene una buona immagine di sé e un buon livello di autostima.”

17 giugno 2013
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