Partita dopo una serie di polemiche e ‘inciampi’ istituzionali, la campagna di immunizzazione dei neonati contro il virus respiratorio sinciziale (VRS) in Italia sta registrando progressi significativi, con le Regioni che hanno avviato, sia pure in tempi e modalità a volte diverse, programmi specifici per proteggere i più piccoli da questa infezione potenzialmente grave. Tanto che, da Nord a Sud, si registrano a oggi pochissimi casi di bronchiolite e in alcune realtà anche “zero casi” legati al VRS, in quello che solitamente corrispondeva con il periodo del primo picco epidemico, a novembre-dicembre, che precede il secondo, a febbraio. E’ quanto emerge da un’analisi di Quotidiano Pediatria in collaborazione con i responsabili regionali della Società italiana di pediatria (Sip).
Tutto ha avuto inizio a metà settembre con una lettera inviata dal ministero della Salute alla Regioni in cui si specificava che il farmaco utilizzato per la profilassi del virus respiratorio sinciziale poteva essere erogato gratuitamente ai cittadini solo da parte delle Regioni non in piano di rientro e utilizzando fondi extra sanità. In seguito alle conseguenti polemiche, il ministero ha avviato interlocuzioni con Aifa per il trasferimento dell’anticorpo monoclonale dai farmaci in fascia C a quelli in fascia A, dunque a carico del Servizio sanitario nazionale.
Come spiegato poi da Maria Rosaria Campitiello, capo del Dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del Ministero della Salute “per assicurare una copertura ampia e gratuita” è stato previsto un progetto pilota “grazie a un fondo specifico da 50 milioni per supportare economicamente l’immunizzazione contro RSV per il 75% dei neonati. Pur riconoscendo i ritardi iniziali nell’approvvigionamento, il ministero della Salute rispetterà l’impegno di rendere gratuita la profilassi contro RSV per tutti i bambini. Insieme al Nitag stiamo poi valutando la trasformazione del Piano nazionale Vaccini e quindi immaginare che diventi un Calendario di Immunizzazione”, includendo l’anticorpo ‘scudo’ anti-RSV.
Il medicinale in questione è il nirsevimab che, come noto, non è un vaccino, ma un anticorpo monoclonale progettato per prevenire le infezioni gravi da virus respiratorio sinciziale (VRS) nei neonati durante la loro prima stagione epidemica. La sua efficacia è stata dimostrata in studi clinici, con una significativa riduzione delle ospedalizzazioni correlate al VRS nei neonati sani e pretermine. Ed è quello che, per esempio, si è osservato in Valle d’Aosta, la prima Regione a scegliere, in tempi non sospetti, di garantire ai neonati la protezione del nuovo farmaco: da dicembre 2023 ad aprile 2024 la percentuale di adesione alla profilassi è stata complessivamente del 72%, con il numero di ricoveri in bambini alla prima stagione epidemica che si è ridotto notevolmente, passando dai 51 della stagione 2022-2023, ai 21 della stagione 2023-2024. Particolarmente significativo il fatto che nessuno dei bambini che ha ricevuto la profilassi sia stato ricoverato per bronchiolite da RSV. Quest’anno in Valle d’Aosta la campagna è partita dai primi di novembre, con la profilassi che viene proposta e somministrata a tutti i nuovi nati direttamente in ospedale prima della dimissione, mentre le famiglie dei bambini nati dal 1 aprile 2024 stanno ricevendo, tramite posta ordinaria, la lettera contenente le informazioni su questo strumento di prevenzione e sulle modalità di adesione.
Lo stesso scenario positivo si sta delineando quest’anno in Veneto: come evidenzia Virginia Carlini, vicepresidente Sip Veneto “la campagna sta andando bene, i genitori sono molto ben disposti e siamo a un’adesione di circa il 70% sia nei punti nascita, che presso i pediatri di libera scelta. C’è stato un lavoro di squadra molto capillare e concertato, con la Regione che monitora costantemente la situazione, che sta funzionando e dando i suoi frutti: a novembre dello scorso anno avevamo già moltissimi casi di bronchiolite e il 50% era dovuto al VRS. Ad oggi nemmeno uno”.
Fra le prime a partire quest’anno l’Emilia-Romagna, dove la somministrazione del nirsevimab è iniziata il 21 ottobre 2024, coinvolgendo i neonati nati da settembre in poi e i bambini a rischio di sviluppare infezioni gravi da VRS. La somministrazione dell'anticorpo monoclonale nirsevimab avviene in tutti i punti nascita prima della dimissione ospedaliera, coinvolgendo neonatologie, pediatrie e cardiologie pediatriche.
Nel Lazio, riferisce Elisabetta Cortis, presidente Sip Lazio, “molti punti nascita sono partiti o stanno partendo con la profilassi, mentre per i pediatri di libera scelta non c’è obbligatorietà, ma c’è un’ottima adesione e il farmaco è ben visto dai genitori che hanno recepito il messaggio dell’importanza della prevenzione. Si tratta di un farmaco che agisce subito e quindi ci aspettiamo risultati immediati nella riduzione delle complicanze e dei ricoveri rispetto allo scorso anno”.
Anche nelle Regioni del Sud la situazione sembra fluida: in Sicilia “Le Asp sono partite, chi prima chi dopo, ai primi di novembre, si sta procedendo in modo omogeneo e si notano meno casi di bronchiolite, quasi nessuno dovuto a RSV”, dice Domenico Cipolla, presidente Sip Sicilia.
In Puglia, riferisce Paola Giordano, presidente Sip della regione, “si è partiti il 6 novembre: sono state consegnate 13.260 dosi, di cui 6.900 già somministrate. Nel dettaglio, 5.300 bambini (nati dal 1 luglio 2024) sono stati immunizzati dai pediatri di libera scelta, e 1.600 nei punti nascita. I dipartimenti di Prevenzione si stanno attivando per richiedere dosi maggiori alle Regioni che ne hanno a disposizione: al momento non sono sufficienti, anche perché l’adesione è stata molto alta. Ad esempio, solo al policlinico di Bari da novembre sono nati 113 bambini e ne sono stati immunizzati 105, la quasi totalità”.
La Calabria, “è partita un po’ in ritardo - sottolinea Daniela Concolino, presidente Sip Calabria – ma dal 12 novembre ora sta procedendo con la campagna di immunizzazione attraverso i punti nascita. Devo dire che la campagna mediatica partita dopo le polemiche sulle Regioni in piano di rientro impossibilitate ad acquistare farmaci e sui neonati di ‘serie A e di serie B’, ci ha fatto riguadagnare terreno: il ministero e l’Aifa hanno consentito di impegnare le risorse e acquistare il farmaco e la situazione si è normalizzata”.
“L'introduzione dell'anticorpo monoclonale nirsevimab – commenta Rino Agostiniani, neopresidente della Società italiana di pediatria (Sip) - rappresenta un passo avanti nella prevenzione delle infezioni da VRS nei neonati. Le campagne regionali mirano a ridurre significativamente i ricoveri ospedalieri e le complicanze associate al virus. Tuttavia, l'implementazione ha incontrato alcune sfide, tra cui ritardi nella consegna dei farmaci e la necessità di coordinamento tra le diverse strutture sanitarie. Nonostante queste difficoltà, l'impegno delle Regioni e del personale sanitario ha permesso di avviare programmi efficaci di immunizzazione, con risultati promettenti nella protezione dei più piccoli. È fondamentale continuare a monitorare l'andamento delle campagne e garantire una distribuzione equa e tempestiva delle dosi disponibili, assicurando che tutti i neonati possano beneficiare di questa importante misura preventiva”.