Sono stati definiti oltre mille marcatori in grado di individuare il tumore della prostata, del polmone e del colon, differenziare le forme più aggressive e suggerire terapie mirate. A questo risultato sono giunti i ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità - del Dipartimento di Oncologia e Medicina Molecolare, Core Facilities e centro di Statistica – in collaborazione con i centri clinici sparsi sul territorio nazionale che hanno arruolato i pazienti, nell’ambito del progetto BiliGect (Biopsie liquide per la gestione clinica dei tumori, finanziato dal MUR).
“In studi precedenti – ha spiegato Désirée Bonci, il primo ricercatore dell’Iss che ha coordinato il gruppo di lavoro – avevamo isolato piccole vescicole (nanovescicole o esosomi) rilasciate dai tumori nei liquidi biologici, in particolare nel circolo sanguigno. In questo progetto abbiamo eseguito l’analisi del contenuto molecolare (proteine, frammenti di Dna e Rna) di queste nano-vescicole, che bene rappresentano il tessuto di origine, quindi le aberrazioni del tumore. Sono stati processati e analizzati oltre 900 campioni di esosomi, in pazienti con tumore della prostata, del polmone e del colon”.
L’indagine è parte integrante del progetto BiliGect, il cui obiettivo è sviluppare nuovi strumenti molecolari funzionali alla biopsia liquida, che vuole essere un approccio non invasivo ed eseguibile ripetutamente nel tempo senza effetti collaterali – un semplice prelievo di sangue -, da affiancare ai metodi clinici oggi usati per migliorare gli screening, per esercitare la sorveglianza e per migliorare la scelta di un piano terapeutico. A tal fine, “sono anche in corso analisi statistiche e studi per la messa a punto di algoritmi di “deep learning” allo scopo di disegnare carte di identità di ogni paziente, che integrino espressione di antigeni e dati clinici, utilizzabili in un approccio personalizzato e di medicina di precisione. Nel contempo, si stanno ottimizzando prototipi sperimentali”.
Nell’ambito del progetto si sono sviluppate ulteriori collaborazioni con centri di eccellenza tra cui l’Università Thomas Jefferson, (PH, USA), l’Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma) e la società biotecnologica EXIRIS. I centri di riferimento che hanno arruolato i partecipanti e provveduto al prelievo ematico, nonché al processamento del plasma: sono l’ospedale San Giovanni Bosco (Torino), coordinato da Giovanni Muto, oggi responsabile del U.O. di Urologia presso Maria Pia Hospital gruppo GVM Torino; Il centro oncologico Irst (Istituto Tumori della Romagna Irst- Irccs, Meldola), coordinato da Lucio Crinò e da Valentina Ancarani e Paola Ulivi; l’Istituto italiano di riferimento Oncologico, Regina Elena (Ire-Irccs, Roma), diretto da Gennaro Ciliberto; Istituto Oncologico del Mediterrano (Iom, Catania), coordinato da Dario Giuffrida.