Declino cognitivo. I benefici della stimolazione e dei giochi online
di Endrius Salvalaggio
Le persone anziane possono riuscire ad aumentare la loro memoria di lavoro seguendo un nuovo approccio che unisce giochi terapeutici online a una tecnica di stimolazione cerebrale non invasiva. Lo dimostra uno studio pubblicato su Frontiers da un team di ricerca, prima firmataria è Sara Assecondi, ingegnera biomedica del CIMeC UniTrento: “Già dopo 3 giorni la capacità di memoria di lavoro era migliorata considerevolmente in tutti i partecipanti”. LO STUDIO
03 NOV - E’ necessaria e fondamentale nello svolgimento delle attività di ogni giorno, perché consente alle persone di interagire con l’ambiente in modo efficace ed efficiente. Immagazzina informazioni temporanee per un utilizzo immediato come comprendere un discorso o ricordare e utilizzare un numero telefonico. Stiamo parlando della “memoria di lavoro”, che con l’invecchiamento può peggiorare, mentre nelle persone con malattia di Parkinson, demenza e in quelle che sono sopravvissute a un ictus le funzioni cognitive sono addirittura compromesse. Un piccolo studio coordinato dall’Università di Trento, pubblicato su
Frontiers in Ageing Neuroscience, apre però nuove prospettive per contrastare il declino cognitivo nelle persone anziane sane che presentano scarsa capacità di memoria di lavoro.
Il campione arruolato era composta da 28 persone tra i 55 e i 76 anni di età, che hanno completato una serie di esercizi terapeutici per 20 minuti al giorno per 5 giorni consecutivi, mentre ricevevano una stimolazione elettrica di bassa intensità.
“Successivamente – spiega la prima firmataria dello studio, la Dottoressa
Sara Assecondi, ingegnera biomedica del CIMeC UniTrento – sono stati suddivisi in due gruppi di 14 persone. Il primo gruppo ha svolto gli esercizi con la stimolazione elettrica (tDCS- transcranial Direct Current Stimulation) non invasiva, particolarmente efficace in quegli individui che ne hanno più bisogno. Il secondo gruppo di altre 14 persone ha svolto solo gli esercizi cognitivi, senza stimolazione elettrica ma indossando comunque lo stimolatore anche se spento e questo per dare la convinzione di ricevere lo stesso tipo di trattamento del primo gruppo”.
“Entrambi i gruppi hanno eseguito gli esercizi di memoria online per venti minuti al giorno per un periodo di cinque giorni. La difficoltà di questi esercizi si adatta in base alle prestazioni del singolo individuo. Misurando la capacità di memoria di lavoro come riferimento iniziale prima dello studio – continua la professoressa Sara Assecondi – abbiamo potuto notare come già dopo 3 giorni la capacità di memoria di lavoro era migliorata considerevolmente in tutti i partecipanti, indipendentemente dal fatto che avessero ricevuto o meno la stimolazione tDCS. Tuttavia nelle persone più anziane, con memoria di lavoro più compromessa, la somministrazione della stimolazione tDCS ha consentito un vantaggio ulteriore”.
In altri termini, la dottoressa Assecondi ritiene che dallo studio si è capito che la stimolazione elettrica combinata con l’esercizio cognitivo sia particolarmente efficace in individui con prestazioni di memoria di lavoro peggiori. La ripetizione di esercizi ad un livello di difficoltà stimolante promuove la plasticità cerebrale, in altre parole, la capacità del cervello di adattarsi e cambiare in risposta alle richieste che gli vengono fatte dal mondo esterno. La stimolazione elettrica non invasiva promuove ulteriormente la plasticità, dando all'allenamento cognitivo una spinta in più, particolarmente efficace in quegli individui che ne hanno più bisogno.
“Anche se il declino cognitivo delle persone anziane è inevitabile, approcci come quello che abbiamo appena sperimentato, uniti all’esercizio fisico quotidiano possono contenerlo e garantire alle persone una migliore qualità della vita e un invecchiamento sano”, conclude la professoressa Sara Assecondi.
Endrius Salvalaggio
03 novembre 2022
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