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Tumori testa-collo. Con smog raddoppia il rischio di svilupparli


Oltre al fumo, all’alcol e all’HPV anche l’inquinamento atmosferico deve essere considerato un fattore di rischio per questi tumori. Lo conferma uno studio dell’Università di Chicago: laddove i i livelli di particolato diesel sono più elevati si riscontra un’incidenza aumentata dei tumori testa-collo. In Italia sono 57.900 le persone che convivono con una diagnosi di tumore testa-collo, 10mila ogni anno i nuovi casi. Per gli esperti dell‘Irccs di Candiolo, fondamentali diagnosi precoce e interventi hi-tech per preservare voce e masticazione

02 NOV -

Spesso taciuti e sottovalutati, nonostante colpiscano ogni anno 10mila italiani, i tumori testa-collo che comprendono “lingua, laringe organo della voce, ghiandole salivari e cavità nasali” sono i meno conosciuti, pur essendo i più visibili perché segnano e a volte stravolgono il volto. Ma se è facile immaginare che fumo, dieta e alcol siano fattori di rischio importanti oltre al papillomavirus, è da poco tempo che si sta facendo strada l’ipotesi del ruolo significativo che lo smog può giocare nell’insorgenza dei tumori testa-collo.

Vivere in aree con elevati livelli di inquinamento atmosferico può essere un fattore di rischio per alcuni tipi di tumore testa-collo, in particolare per il cancro del cavo orale, della laringe e della faringe. Ad aggiungere nuove evidenze all’ipotesi dell’esistenza di un legame tra smog e tumori testa-collo è uno studio del Rush University Medical Center di Chicago, presentato pochi giorni fa al meeting annuale dell’American Head and Neck Society. “Non si tratta del primo studio sull’argomento – spiega Stefano Bondi, direttore dell’unità operativa di otorinolaringoiatria dell’Istituto Candiolo Irccs – l’inquinamento atmosferico e le polveri sottili sono state già inserite tra le sostanze di classe I, ossia cancerogene, mentre uno studio tedesco del 2018 condotto in Sassonia su 2 milioni di persone esposte a livelli crescenti di inquinamento ha ipotizzato un incremento del rischio relativo del 53% per lo sviluppo di tumori di bocca e gola”.

Nel nuovo studio i ricercatori hanno incrociato i dati del registro tumori dell’Illinois, relativi al periodo che va dal 2014 al 2018, con i codici postali di residenza dei pazienti con tumori testa-collo. Per determinare il livello d’inquinamento delle singole aree i ricercatori hanno utilizzato le mappe dell’Agenzia per la protezione ambientale americana. I risultati hanno mostrato un rischio 2,5 volte maggiore di tumori testa-collo, in particolare del cavo orale e faringeo, nelle persone con un’età superiore ai 65 anni, residenti nelle aree con alti livelli di particolato diesel sprigionato in gran parte dal traffico. “Questo studio rafforza l’ipotesi dell’esistenza di una correlazione diretta tra incremento dei valori di inquinamento e tumore testa-collo, e questa associazione va considerata con estrema attenzione”, sottolinea Bondi.

Questi tumori comprendono cavo orale, lingua, laringe e organo della voce, ghiandole salivari, cavità nasali e seni paranasali. Ogni anno si registrano in Italia 10mila nuovi casi. “La malattia è più frequente al Nord – dice Bondi – e tende a colpire maggiormente gli uomini, con un’incidenza da due a tre volte superiore rispetto alle donne e aumenta con il passare dell’età anche se le diagnosi fra le donne e gli under 40 sono in crescita”.

In Italia sono 57.900 le persone che convivono con una diagnosi di tumore testa-collo (36.100 uomini e 21.800 donne). Tumori più frequenti negli uomini con oltre 65 anni d’età, con un tasso di mortalità in riduzione ma ancora elevato. La sopravvivenza media a 5 anni non supera complessivamente il 60%. “Il 75% di questi tumori è legato alla dieta, al consumo di tabacco e bevande alcoliche – spiega Bondi – in particolare l’effetto sinergico di queste sostanze, se utilizzate dallo stesso soggetto, moltiplica il rischio. Ad esempio chi assume più di 4 drink al giorno e fuma circa due pacchetti di sigarette ha un rischio aumentato di 35 volte”.

Negli ultimi 20 anni, inoltre, è stata scoperta una correlazione anche con agenti virali, in particolare il papillomavirus (HPV). “E’ stata riscontrata un’infezione da HPV nel 30% dei pazienti con tumori dell’orofaringe – conferma Bondi – e meno frequentemente in soggetti con tumori del cavo orale e della laringe. Esistono infine altri fattori di rischio legati alla scarsa igiene orale (ad esempio denti acuminati o protesi mal posizionate), o alla esposizione professionali a polveri di amianto o polveri del legno”.

“I tumori testa-collo sono fortemente invalidanti, ma anche ad alto impatto emotivo perché possono compromettere, non solo funzionalità importanti come masticazione, deglutizione e voce, ma anche – continua l’esperto – l’immagine di sé con conseguenze negative nella qualità di vita delle persone. Per questo è importante dare a questi pazienti prospettive terapeutiche innovative per combattere efficacemente queste patologie senza compromettere la funzionalità.

Grazie alle nuove tecniche chirurgiche e alle innovative tecnologie di cui l’Istituto Candiolo rappresenta un esempio d’eccellenza in Italia e all’estero, è possibile intervenire chirurgicamente con grande precisione senza compromettere le strutture nervose prossime, preservando in questo modo le funzioni potenzialmente coinvolte. Resta tuttavia vero – conclude Bondi – che oltre la metà dei casi vengono diagnosticati in fase localmente avanzata o già metastatica, per la scarsa conoscenza dei sintomi, come ad esempio raucedine protratta per più di 3 settimane, ulcere nella bocca che non si rimarginano, dolore a gola e tumefazioni al collo. Ma i trattamenti, specialmente quello chirurgico, hanno maggiori probabilità di successo quando il tumore si trova allo stadio iniziale”.



02 novembre 2022
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