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Osteoporosi. Una complicanza poco nota per il diabete


23 OTT - Le ossa sono un problema quando si trattano pazienti diabetici. Sia che ci si riferisca a diabetici di tipo 1, che a diabetici di tipo 2. Un problema che paradossalmente è conseguenza anche del miglioramento delle cure, che prolungando l’aspettativa di vita, già aumentata nella popolazione generale, e che fannp sì che il soggetto diabetico sia esposto a quella terza parte della vita dove il rischio di fratture osteoporotiche è aumentato proprio in quanto evento legato alla senescenza. Anche di questo si è parlato nell'ambito di ‘Panorama Diabete’, il meeting della Società Italiana di Diabetologia (SID) in corso a Riccione.
 
 
Mentre nel diabete di tipo 1 ad essere alterata è soprattutto la capacità di formare nuovo tessuto osseo – fatto che comporta un bilancio ‘negativo’ a livello dello scheletro – nel tipo 2, paradossalmente la massa ossea risulta addirittura aumentata, ma ad essere compromessa è la qualità dell’osso. “Questo è provocato dal fatto che le fibre collagene presenti nella matrice dell’osso, che nella persona con diabete di tipo 2 subiscono una glicosilazione; è un po’ come se nel diabete fuori controllo, l’eccesso di glucosio si andasse ad ‘incollare’ sulle proteine (anche il collagene è una proteina), come una melassa, andandone così ad alterarne della qualità”, ha spiegato Claudio Marcocci, professore ordinario di endocrinologia all’Università di Pisa e direttore dell’U.O. di endocrinologia 2 dell’azienda ospedaliera universitaria pisana nel suo intervento nel meeting SID. In questa maniera, l’osso diventa più fragile, nonostante la sua densità risulti aumentata. Nel caso dei ‘tipo 2’ poi bisogna anche ricordare che l’osteoporosi è una patologia molto legata all’età”.
 
Il problema delle fratture da osteoporosi nel paziente con diabete è legato in gran parte anche alle complicanze vascolari e neurologiche che, unite all’età avanzata, rendono più frequenti e più facili le cadute. E se ad essere più colpite dall’osteoporosi in età avanzata sono certamente le donne, va altresì ricordato che neppure gli uomini sono immuni: il rapporto di prevalenza per le fatture osteoporotiche tra femmina e maschio è di 3 a 1.
Il rischio di fratture da osteoporosi poi è particolarmente evidente nei soggetti con ‘tipo 1’, col diabete giovanile. In questi soggetti c’è un’aumentata evidenza di rischio fratturativo in una fascia di età nella quale i soggetti non diabetici difficilmente si fratturano a causa della fragilità ossea. Da non dimenticare poi che per alcuni farmaci anti-diabetici, quali i glitazoni, è stato messo un effetto ‘pro-osteoporotico’.
È importante dunque portare a conoscenza sia i soggetti con diabete che i medici di famiglia che il diabete rappresenta un fattore di rischio per fatture osteoporotiche non trascurabile. E’ dunque fondamentale mettere in atto tutte le misure che possono ridurre questo rischio – dal migliorato controllo glicemico, all’ottimizzazione dei livelli di vitamina D – oltre ad instaurare terapie anti-osteoporosi specifiche e alla prevenzione delle cadute.
 
“La presenza dell’osteoporosi, soprattutto nella donna diabetica rappresenta un’ulteriore dimostrazione della complessità di questa patologia”, ha commentato Stefano Del Prato, presidente della Società Italiana di Diabetologia. Un motivo in più, perché il diabetologo sia quello specialista in grado di governare le alterazioni metaboliche e le complicanze che interessano tutti gli organi del corpo. Comprese le ossa”.
 

23 ottobre 2013
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