Influenza. Ecco "chi" dice che il picco epidemico è vicino, e come
17 GEN - Alla Northwestern University di Boston, nel
MoBS Lab (Laboratory for the Modeling of Biological and Socio-technical Systems), il laboratorio che si occupa di costruire modelli e strumenti per predire come evolvono i sistemi complessi, ci sono molti italiani. Tra le altre cose, il team guidato da
Alessandro Vespignani – che oltre ad essere docente negli Stati Uniti è anche direttore della Fondazione ISIdi Torino– si occupa da diversi anni di tentare di “prevedere” la diffusione delle epidemie, ed è anche diventato piuttosto celebre per questo dopo la pandemia del 2009. Oggi i modelli studiati e messi a punto negli anni, stanno dando i loro risultati e sembrano aver già dato il responso che tanto preoccupa professionisti e popolazione negli States:il picco epidemico per l’influenza si avrà tra questa e la prossima settimana.
Per farci spiegare in che modo sono giunti a questa conclusione, abbiamo contattato
Nicola Perra, il ricercatore che all’interno del MoBS Lab si sta occupando proprio di monitorare l’epidemia influenzale.
Le previsioni sul picco influenzale – ha detto a
Quotidiano Sanità – si basano su due diversi metodi. “Da una parte analizziamo il traffico di dati su Twitter, alla ricerca dei tweet contenenti uno o piu termini correlati con le ILI (influenza like illness), ovvero tutte quelle infezioni respiratorie e insiemi di sintomi che si ricollegano al male stagionale, ad esempio ‘febbre’ o la stessa parola ‘influenza’. Analizzando il numero di questi tweet, tramite modelli costruiti nel tempo, siamo in grado di estrapolare l’andamento futuro della diffusione della patologia con 1-2 settimane di anticipo”, ci ha spiegato.
Ma non solo. L’altro strumento usato dal gruppo è il modello
GLEAM (Global Epidemic And Mobility model): “GLEAM èil primo modello che permette di simulare la diffusione delleILI su scala globale, basato su una combinazione unica di dataset ad altissima risoluzione”, ha continuato il ricercatore. “In particolare, il modello prende in considerazione diverse variabili: la distribuzione globale della popolazione, la mobilità a lungo raggio (analizzando il 99% del traffico aereo mondiale) e la mobilità a corto raggio (gli spostamenti dei pendolari) in più di 30 nazioni, a diverse risoluzioni. Usando tutti questi dati il modello simula la diffusione di ILI in un mondo ‘sintetico’ formato da 3362 bacini di popolazione centrati nei principali hub di trasporto (ovvero gli aeroporti) connessi dalla mobilità a lungo e corto raggio. L'andamento dell'influenza può così essere monitorato a diverse ‘risoluzioni’ geografiche: continente, sub-continente, nazione, regioni, e città”.
I modelli precedenti, infatti non tenevano abbastanza in considerazione la componente umana della diffusione delle malattie, che è anchequella più difficile da predire. Oggi invece, grazie anche alla capacità di calcolo dei nuovi computer, èpossibile costruire un modello computerizzato basato sui dati personali, integrato con i possibili spostamenti e che si basa sulle caratteristiche di ogni malattia, come tempi di incubazione o tasso di contagio. E cosìfare delle simulazioni.
In questo modo, gli scienziati del team hanno ‘predetto’ quando sarà il picco epidemico negli Stati Uniti. “I nostri risultati in entrambi i casi suggeriscono che il picco di attività si dovrebbe registrare tra questa e la prossima settimana”, ha concluso Perra.
Chiaramente, c’è da dire che le capacità predittive di questi modellisono sempre probabilistiche, quindi c'è un margine di errore. Tuttavia finora i modelli e gli strumenti perfezionati nel tempo hanno fatto previsioni che si avvicinavano molto alla realtà.
Laura Berardi
17 gennaio 2013
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