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Protocollo PRIAS SIUrO. Cos’è la sorveglianza attiva?


13 GIU - Nel 2009 la Società Italiana di Urologia Oncologica ha deciso di attivare SIUrO PRIAS ITA, la declinazione italiana del protocollo multicentrico internazionale PRIAS: si tratta un progetto multicentrico di sorveglianza attiva cui partecipano 8 centri italiani, coordinati e supervisionati dal Programma Prostata della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
 
Ma cos’è la sorveglianza attiva?
Su 100 pazienti con tumore alla prostata, il 20-30% ha un tumore avanzato, il restante 70% presenta tumori localizzati, e di questi 70% il 30% ha un tumore a rischio molto basso. La Sorveglianza attiva è un’opzione terapeutica alternativa al trattamento radicale (chirurgia, radioterapia o brachiterapia) per questi ultimi, che presentano neoplasie di piccole dimensioni, potenzialmente indolenti: l’approccio viene usato per limitare l’overtreatment dei tumori a rischio più basso e gli effetti collaterali delle terapie.
È sempre più evidente, infatti, che esistono tumori della prostata con comportamenti molto diversi tra loro: alcuni sono aggressivi e necessitano di essere trattati tempestivamente; oggi però, per il grande uso del PSA (esame di dosaggio dell'antigene prostata-specifico, i cui alti livelli aiutano a diagnosticare il tumore alla prostata), sono diagnosticati anche molti tumori piccoli e non aggressivi, che potrebbero non svilupparsi clinicamente nell’arco di vita del paziente e quindi non necessitare di una terapia curativa. Per questi tumori “insignificanti” l’alternativa ai trattamenti radicali convenzionali (chirurgia, radioterapia e brachiterapia) e ai relativi effetti collaterali è la Sorveglianza Attiva. Chiaramente, gli uomini che possono essere seguiti in sorveglianza attiva appartengono a un gruppo molto selezionato (i criteri d’inclusione variano secondo i diversi protocolli).
 
Il protocollo SIUrO PRIAS
Sono oltre 3000 i pazienti ufficialmente entrati nei due protocolli europei attivati a metà anni duemila: SIUrO PRIAS ITA prevede il PSA ogni tre mesi, il controllo clinico ogni 6 mesi, la ripetizione della biopsia dopo 12 mesi dalla diagnosi e poi, se la malattia non muta il suo comportamento, a 48 e a 84 mesi. Solo se la malattia dovesse cambiare il suo atteggiamento, il paziente sarà indirizzato al trattamento radicale.  I numeri di pazienti messi in sorveglianza attiva sono in continuo aumento, e l’Italia, tra le 17 nazioni che aderiscono al protocollo PRIAS, è oggi al 2° posto dopo l’Olanda per numero di pazienti in sorveglianza attiva.
Il Programma Prostata della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ha iniziato la sorveglianza attiva, primo centro in Italia, nel 2005 con un protocollo istituzionale e dal 2007 partecipa anche al protocollo multicentrico internazionale PRIAS.
A dicembre 2009 è partito il protocollo SIUrO PRIAS ITA.
Dal 2009 a oggi il consenso verso la sorveglianza attiva è cresciuto costantemente: sempre più pazienti sono informati rispetto all’opzione osservazionale e chiedono di essere valutati specificatamente per questo protocollo.
A 27 mesi dall’inizio della sorveglianza attiva il 73% dei pazienti è ancora in trattamento. Il 70-80% dei pazienti quindi è ancora in protocollo e ci rimane. Si parla quindi di 7-8 pazienti su 10.
17 nazioni al mondo – tra cui Italia, Australia, Belgio, Canada, Germania, Giappone, Olanda, Spagna, Svezia, Finlandia - aderiscono al Protocollo Prias internazionale (Prostate cancer Research International Active Surveillance) diretto da Chris Bangma, Erasmus Medical Center di Rotterdam, Olanda. Esclusi gli Stati Uniti che hanno un proprio protocollo con parametri molto simili a quelli PRIAS.

13 giugno 2012
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