Le malattie oncologiche del sangue
26 OTT -
LINFOMA
Per linfoma si intende un gruppo eterogeneo di tumori del sistema linfatico, che prendono origine dalle ghiandole linfatiche, cellule presenti nei tessuti che hanno come funzione quella di proteggere l’organismo da agenti esterni e da malattie.
Terza più diffusa neoplasia a livello mondiale e quinta causa di morte per cancro, i linfomi sono distinti in due grandi categorie: Linfoma di Hodgkin e Linfoma non-Hodgkin.
I Linfomi di Hodgkin costituiscono il 30-40% di tutti i linfomi, con un’incidenza più marcata nei soggetti giovani (20-30 anni) e negli anziani ultrasettantenni. Ad oggi non sono ancora stati individuati con certezza i fattori di rischio per lo sviluppo della malattia, ance se, in alcuni pazienti, è stata riscontrata una correlazione con l’infezione da virus di Epstein-Barr, con la sindrome da immunodeficienza acquisita (HIV) o con l’esposizione ad alcune sostanze tossiche. Il sintomo più comune del Linfoma di Hodgkin è l’ingrossamento dei linfonodi, soprattutto nella zona laterocervicale (ai lati del collo), sovraclaveare (sopra la clavicola) e mediastinica (nello spazio toracico dietro lo sterno), accompagnato talvolta da febbre, sudorazione notturna, prurito diffuso, dimagrimento e spossatezza.
I Linfomi non-Hodgkin rappresentano il tumore ematologico più diffuso, con un picco di incidenza in età adulta, in soggetti con età superiore ai 70 anni, e con una mediana di insorgenza di 65 anni.
Dal punto di vista clinico-patologico i Linfomi non-Hodgkin si dividono in aggressivi e indolenti. I primi si caratterizzano per un esordio brusco e, quando non vengono adeguatamente trattati, hanno un decorso rapidamente fatale, ma, altrimenti, hanno maggiori possibilità terapeutiche. I Linfomi non-Hodgkin indolenti, invece, presentano un decorso clinico lento e generalmente asintomatico, con un andamento cronico-recidivante e poche possibilità di guarigione.
Anche per quanto riguarda i Linfomi non-Hodgkin, l’eziopatogenesi rimane ancora oggi in gran parte sconosciuta, anche se esistono alcuni fattori predisponenti, quali le immunodeficienze, le malattie autoimmuni (per es. la tiroidite di Hashimoto e la celiachia) ed alcuni agenti fisici, infettivi e chimici (pesticidi, solventi etc.).
Il Linfoma non-Hodgkin si presenta tipicamente con un ingrossamento, non doloroso, delle ghiandole linfatiche, anche se possono essere riscontrati dei casi in cui vengono colpite le vie digerenti superiori, l’intestino, il midollo osseo, il sistema nervoso centrale e la cute, senza alcun interessamento linfonodale. La presenza di sintomi sistemici (febbre, sudorazione notturna, spossatezza, perdita di peso) è meno frequente rispetto al Linfoma Hodgkin.
LEUCEMIA LINFATICA CRONICA (LLC)
La Leucemia Linfatica Cronica è un tumore del sistema linfatico caratterizzato da un accumulo di linfociti morfologicamente maturi ma immunologicamente non funzionanti nel sangue periferico, nel midollo osseo e negli organi linfatici (linfonodi e milza).
Definita anche “leucemia dell’anziano”, in quanto colpisce prevalentemente soggetti con più di 60 anni di età, la Leucemia Linfatica Cronica è il tipo di leucemia più diffuso nei Paesi occidentali e ha un decorso clinico generalmente molto lento. Non è ancora stata identificata la causa esatta della malattia, anche se ci sono diverse ipotesi, soprattutto nell’ambito della genetica.
MIELOMA MULTIPLO (MM)
È la seconda neoplasia ematologica dopo il linfoma ed è caratterizzato dalla proliferazione incontrollata delle plasmacellule, cellule localizzate soprattutto nel midollo osseo, molto importanti nell’ambito del sistema immunitario dell’organismo, in quanto hanno il compito di produrre anticorpi per combattere le infezioni. La loro crescita anomala può creare problemi anche ad altre cellule ematiche (globuli bianchi, globuli rossi e piastrine) e comportare quindi anemia, difetti nella coagulazione e indebolimento delle difese immunitarie. Inoltre, i pazienti colpiti da questo tipo di tumore sono spesso soggetti a fratture ossee, in quanto le cellule del mieloma producono una sostanza che stimola gli osteoclasti, responsabile della distruzione del tessuto osseo.
Si tratta di un tumore tipico dell’età avanzata (oltre 2/3 delle diagnosi riguardano persone con più di 65 anni), con una maggiore diffusione nel sesso maschile. I fattori eziologici non sono ancora del tutto noti, anche se recenti studi hanno evidenziato la presenza di aberrazioni cromosomiche e di alcuni specifici geni.
Per quanto riguarda i sintomi, il più diffuso è il dolore osseo, soprattutto nella zona della schiena, dell’anca e del cranio, associato spesso ad una maggiore fragilità dell’osso. Altri sintomi sono anemia (con conseguente stanchezza, debolezza e difficoltà respiratoria), insufficienza renale e manifestazioni neurologiche.
26 ottobre 2011
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