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Sassari. All’Azienda ospedaliero universitaria 140 interventi per tumore del pancreas dal 2009


L’Aou ha rielaborato i dati del Programma nazionale esiti da cui emerge che su 59 pazienti sardi che hanno subito un intervento per tumore del pancreas nel 2016, il 54,2 per cento ha scelto di essere operato in Sardegna. Dall’inizio dell’anno già eseguiti 8 interventi.

26 MAR - Si è iniziato a trattarli negli anni Ottanta, ma è nell’ultimo decennio che l’attività si è intensificata, tanto che dal 2009 al 2016 all’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari sono stati eseguiti 140 interventi per tumore del pancreas e sono già 8 quelli effettuati dall’inizio dell’anno.

Sono alcuni dei dati resi noti dall’Aou sassarese che ha elaborato i numeri del Programma nazionale esiti.

“È da quando sono arrivato in Clinica che trattiamo i tumori pancreatici”, ricorda Alberto Porcu, docente di Chirurgia alla Facoltà di Medicina di Sassari e responsabile dell'Unità Operativa Complessa di Chirurgia dell'Azienda ospedaliero universitaria di Sassari dove è giunto oltre trent’anni or sono.

Sempre dai dati Pne si evince che nel 2016 su 59 pazienti sardi che hanno subito un intervento per tumore del pancreas, il 54,2 per cento (32) sono stati operati in Sardegna e la quota maggiore di questi, cioè 15 (pari al 25,4 per cento), a Sassari; il 45,8 per cento (27), invece, sono stati operati nella penisola.

“Abbiamo registrato un'anticipazione dell'insorgenza della patologia e, per questo motivo, di recente abbiamo chiesto al centro epidemiologico di Sassari un approfondimento su questa casistica”, dice ancora Porcu, che aggiunge: “Se diagnosticato per tempo con le tecniche chirurgiche che abbiamo acquisito, e che in questi trent'anni sono migliorate notevolmente, il paziente ha buone prospettive di vita. È chiaro, però, che più difficoltoso è l'intervento, a seconda della posizione in cui il tumore è localizzato nel pancreas, maggiori sono i rischi. Che aumentano anche in caso di età avanzata del paziente. Osservando la nostra casisitica – prosegue – il 13 per cento dei pazienti operati sono ultraottantenni e hanno potuto affrontare l'intervento perché in ottime condizioni generali, con gli stessi risultati di quelli più giovani. Quel che conta è l'età biologica e non quella anagrafica”.

26 marzo 2018
© Riproduzione riservata

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