Malattie cardio-oncologiche. Al San Francesco di Nuoro percorsi innovativi per una migliore presa in carico
di Elisabetta Caredda
Spiega il direttore UOC di Cardiologia della Asl di Nuoro. Mauro Pisano: “Le novità in ambito farmacologico e tecnologico sono tante, il sistema sanitario ha il dovere di tradurle in fatti migliorando l’assistenza e la salute dei pazienti. Noi, come tutti, ci stiamo provando presentando un percorso che dovrebbe rivoluzionare il paradigma assistenziale, almeno nella nostra ASL. Un vero e proprio switch”.
25 OTT - E’ stato definito “time to switch” (è ora di cambiare) il denominatore comune dell’evento svoltosi appena quattro giorni fa ad Oliena, comune in prov. di Nuoro, che ha visto riunire circa 250 specialisti tra professioni mediche e sanitarie di tutta l’isola, ed anche di alcuni centri ospedalieri di altre regioni italiane, dedicato ad aprire un confronto con un importante approfondimento su tutte le principali patologie cardiologiche e concluso con un update sulla cardio oncologia. Ma in cosa consiste, in sostanza, questo approccio alla clinica medica delle patologie del cuore volto a parlare di ‘cambiamento’? A spiegarlo attraverso
Quotidiano Sanità, è direttamente il dott
. Mauro Pisano, direttore UOC di Cardiologia, nonché direttore dipartimento di area medica dell’ospedale San Francesco della ASL Nuoro.
“In tutte le aree assistenziali che ormai si intersecano sempre più frequentemente, quindi sia che si parli di patologie acute che ricadono in ambito ospedaliero, sia quelle croniche, che dovrebbero essere gestite nel territorio, – spiega il dott. Mauro Pisano -, è necessario cambiare, sviluppare, il nostro modo di operare sia dal punto di vista medico ma anche infermieristico, amministrativo, al fine di intraprendere nuovi percorsi interdisciplinari coinvolgendo nel team non solo un reparto, ma l’ intera azienda sanitaria. Le innovazioni in campo cardiologico, se correttamente applicate e integrate nella pratica clinica, possono contribuire a dare un significativo effetto benefico in termini di prevenzione cardiovascolare, e quindi sull’impatto del sovraffollamento ospedaliero degli utenti nonchè sull’ottimizzazione dei rapporti tra medicina di base, cardiologia territoriale e centro hub. Così come è altresì fondamentale continuare a seguire in maniera ottimale la popolazione nella fase subclinica della malattia, pensiamo ad esempio allo scompenso cardiaco, che spesso sfugge alla rete dei controlli, attraverso l’integrazione di tecniche innovative, l’attivazione reale della telemedicina e del monitoraggio da casa dei pazienti, che necessariamente dovrà riconoscere un nuovo ruolo ancora più centrale all’infermiere”, associata ad uno screening di popolazione mirato”.
“Le malattie cardiovascolari e cancro - sottolinea il cardiologo - rappresentano su scala mondiale la causa di circa i 2/3 di tutti i decessi e condividono spesso gli stessi fattori di rischio. Grazie ai progressi nella terapia oncologica degli ultimi anni gli esiti registrati relativamente alle cure sui pazienti neoplastici sono notevolmente migliorati, con un aumento dei sopravvissuti da cancro che è dato riscontro essere sempre in crescita (in Italia sono circa 3 mln, 3/4 hanno più di 60 anni). Anche alcune neoplasie che prima portavano alla morte in un periodo relativamente breve ora sono diventate malattie croniche, trattabili, pur con terapie altresì ‘croniche’. Nel paziente oncologico il rischio legato al cancro si intreccia in maniera pericolosa con quello cardiovascolare. Terapie oncologiche molto efficaci sono infatti associate a possibili complicanze cardiovascolari, determinate da tossicità cardiaca e vascolare, che bisogna cercare di diagnosticare in maniera precoce, nella fase subclinica, per poterle poi trattate nella maniera più appropriata”.
“Tra le complicanze cardiovascolari delle terapie oncologiche – approfondisce il direttore - vi sono lo scompenso cardiaco in primis, le aritmie, l’ipertensione arteriosa, la fibrillazione atriale che può provocare nel paziente oncologico ulteriori problemi (come nel caso della terapia anticoagulante), e alcune sindromi associate ad aritmie minacciose per la vita del paziente. La radioterapia poi spesso complica ulteriormente il quadro clinico, senza contare l’aumento rischio tromboembolico dei pazienti oncologici”.
“Fondamentale dunque è prevenire cercando di raggiungere una diagnosi precisa e precoce – evidenzia Pisano -, in modo da agevolare l’utilizzo di chemio e la radioterapia ai pazienti che ne abbiano necessità senza però condannarli a complicanze cardiache e vascolari che spesso dalla terapia oncologica ne conseguono, complicanze che a volte hanno prognosi peggiore della malattia oncologica di base”.
“Perché abbiamo pensato ad intitolare questo convegno ‘Time to witch in Cardiology’ – puntualizza il cardiologo -. Abbiamo cercato in parole coincise di tradurre quanto stiamo cercando di fare nella nostra Cardiologia, o meglio, nella nostra ASL nuorese. Questo è un momento storico particolarmente complicato per la sanità non solo regionale. Ma oltre ai problemi noti legati in primis alla carenza di medici e alla disaffezione degli stessi nei confronti del sistema pubblico, ci sono anche tanti aspetti positivi che dobbiamo cogliere. Le novità in ambito farmacologico e tecnologico sono tante, ed il sistema sanitario ha il dovere di tradurle in fatti migliorando l’assistenza e la salute dei pazienti. Noi, come tutti, ci stiamo provando presentando un percorso che dovrebbe rivoluzionare il paradigma assistenziale, almeno nella nostra ASL. Un vero e proprio switch quindi”.
“Ossia, di cosa si tratta – prosegue il direttore -. Stiamo creando dei percorsi che nascono da delle comunità di pratica, che non sono altro che dei gruppi di lavoro che devono creare algoritmi e percorsi assistenziali innovativi. L’innovazione diventa un valore aggiunto se la si porta avanti con delle competenze che derivano dalla conoscenza. Il progresso scientifico ci aggiorna ogni pochi mesi la nostra “cassetta degli attrezzi”, sta a noi uscire dalla nostra comfort zone e usare, tutti insieme, quanto l’aggiornamento scientifico ci propone. Un esempio è la telemedicina, un parolone che tutti ormai usano, ma pochi riescono a declinarla in tutti suoi lati. Per noi, ma non solo, è l’unica possibilità di cambiare il nostro modo di dare assistenza, ritagliando il tipo di risposta in base alla necessità del singolo paziente, e integrando il centro Hub al territorio, inteso come medicina di base e specialisti. E’ un modo per razionalizzare il sistema assistenziale che può essere trasferito in tutti i vari settings: non solo scompenso cardiaco, ma la BPCO, il diabete, possiamo utilizzarlo tramite il sistema delle televisite e il teleconsulto per condividere scelte con i colleghi che operano nel territorio e ancora, come accade in poche realtà nazionali, può essere integrato con il cup per abbattere e razionalizzare le liste d’attesa. Ma queste sono solo parole che rimarranno tali se dietro, all’interno delle ASL, non opera un gruppo che garantisca l’innovazione dei percorsi e che lavori costantemente per le revisioni necessarie.”
“In proposito, per quanto riguarda il nostro gruppo, diciamo che abbiamo iniziato ad utilizzare il 15% della nostra nuova “cassetta degli attrezzi”. E questo è stato sufficiente a ridurre di più del 30% i ricoveri nell’area medica dei pazienti affetti da scompenso cardiaco, il che vuol dire ridurre le giornate di ospedalizzazione che si traducono anche in una netta riduzione della spesa sanitaria. Nei primi 6 mesi del 2023, rispetto al 2022 abbiamo “risparmiato” circa 1000 giornate di ricovero, creando quindi un sistema assistenziale che si autofinanzia, anzi creando un “tesoretto” che può essere reinvestito. Il nostro obiettivo è arrivare ad una riduzione di almeno il 50% dei ricoveri per scompenso, razionalizzando tutti i percorsi collaterali. Entro il 2024, inoltre, attiveremo programmi di screening mirato nel territorio della ASL nuorese per intercettare i pazienti con scompenso cardiaco in fase subclinica, pazienti che vanno identificati e trattati precocemente, e questo lo faremo con l’ausilio degli specialisti territoriali presenti attivamente anche al convegno avuto. La dimostrazione di quanto sia possibile la condivisione di obiettivi che poi sono comuni, e per questo ringrazio il dott.
Luca Bullitta, cardiologo territoriale, per il prezioso lavoro nell’ottica di costruire attivamente un link tra ospedale e territorio”.
“Oltre ciò, stiamo potenziando la SSD di cardiologia interventistica, diretta dal dott.
Enrico Mura, un cardiologo interventista con competenze complessive più uniche che rare, che già adesso offre la possibilità di eseguire nella nostra ASL praticamente tutte le più importanti procedure. Anche in questo caso stiamo creando un network con centri dell’Isola e non solo; e soprattutto stiamo potenziando l’organico di tutta la Cardiologia del San Francesco, in quanto siamo felici ed orgogliosi che la struttura stia diventando nuovamente attrattiva richiamando giovani specialisti che hanno voglia di mettersi subito in gioco in un centro dove innovazione e competenza vanno di pari passo” – conclude Pisano.
Elisabetta Caredda
25 ottobre 2023
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