Quotidiano on line
di informazione sanitaria
Mercoledì 17 LUGLIO 2024
Regioni e Asl
segui quotidianosanita.it

Monchiero (Fiaso): “Dispositivi medici, si faccia come per i farmaci con prezzi controllati dallo Stato”


Quaesta la proposta del presidente dell’associazione dei direttori generali delle Asl che avverte però sui rischi di considerare i beni e servizi sanitari alla stregua degli altri. E poi il monito: “Basta al linciaggio contro la sanità. Se tutti i servizi pubblici funzionassero come il Ssn l’Italia non sarebbe in crisi”.

28 GIU - Giovanni Monchiero è al suo secondo mandato alla guida della Fiaso, l’associazione che rappresenta i direttori generali delle Asl e degli Ospedali. Il suo è un osservatorio particolare, spesso al centro di polemiche trasversali sulla troppa o troppa poca “aziendalizzazione” del sistema. Causa di tutti i mali o di tutte le potenzialità del sistema.

Ma lui non si scompone. Ha sempre avuto una visione chiara delle cose sanitarie che, lo dice spesso, vanno valutate con calma e razionalità. Partendo da una considerazione, ribadita anche in questa intervista alla vigilia dell’attesa manovra sulla spending review e caratterizzata da una forte mobilitazione di medici e operatori della sanità: “Se tutti i servizi pubblici funzionassero come la sanità, l’Italia non sarebbe travagliata da una crisi economica così grave”.

Con questo incipit è chiaro che per la Fiaso non valgono le sirene allarmistiche su una spesa incontrollabile e sulla necessità di tagliare ancora. Anzi, ci ha detto Monchiero, “Le ipotesi che circolano in questi giorni su nuovi tagli alla sanità sono irrealistiche”. Come poco chiare, sempre secondo Monchiero, sono le intenzioni sui prezzi di riferimento per i dispositivi medici. “Non confondiamo le pere con le mele. Non basta un prezzo generico di riferimento serve una nuova amministrazione dei prezzi sul tipo di quanto avviene oggi per i farmaci con un ruolo importante dell’autorità pubblica nella loro determinazione”.
 
Dottor Monchiero, mentre le Associazioni di categoria fanno sentire la loro voce nel “sanità-Day” nel Governo continua il braccio di ferro sui nuovi tagli alla sanità. Come giudica le ipotesi di risparmi circolate questi giorni sugli organi di stampa?
Direi: irrealistiche. Spero si tratti solo di bozze e che le decisioni finali siano più articolate perché tagliare altri 8 miliardi in due anni e mezzo o anche più, secondo le ipotesi più ardite, significherebbe commissariare tutte le Regioni italiane. Sul principio dei “prezzi di riferimento” dei beni e servizi per esempio siamo perfettamente d’accordo, ma la sua applicazione non è semplice e i risparmi attesi sembrano sovrastimati, con il risultato di tornare, di fatto, ai tagli lineari. Allora dico: prima verifichiamo quanto rendono realmente queste misure senza incidere sulla salute dei cittadini, e poi tagliamo il fondo. I professionisti della sanità, che si fanno interpreti di questo malessere, non solo esercitano un loro diritto ma rappresentano timori diffusi che Governo, Regioni e Aziende sanitarie, non possono ignorare.
 
Quali miglioramenti suggerisce per applicare al meglio i prezzi di riferimento?
Intanto occorre evitare di confondere le mele con le pere, se non con i meloni. Condizione necessaria perché il metodo sia concretamente applicabile è l’istituzione di un osservatorio prezzi nazionale con dati assolutamente attendibili. In particolare, per quanto concerne i dispositivi medici, da tempo chiediamo che, almeno quelli più tecnologici, siano immessi in commercio dopo una verifica approfondita da parte di un istituzione pubblica (tipo AIFA, per intenderci) che ne vagli l’utilità e stabilisca un prezzo equo per la loro commercializzazione.
 
Siamo il Paese occidentale con la spesa sanitaria pubblica pro-capite più bassa d’Europa eppure la sanità è ancora in deficit. Come si è arrivati in questa situazione?
Nuove tecnologie e nuovi farmaci fanno aumentare, in tutto il mondo, il costo dei servizi sanitari. Ma l’Italia si è impoverita. Negli ultimi dieci anni nessun paese, fra i 30 più industrializzati, è cresciuto meno dell’Italia. Pur mantenendo sostanzialmente inalterata la quota di Pil destinata al Fondo Sanitario Nazionale, il volume delle risorse reali assegnate alla sanità è cresciuto meno del necessario.
 
Come si rientra da un disavanzo così elevato?
Innanzitutto migliorando l’efficienza delle aziende sanitarie che erogano i servizi. Su questo terreno, regioni e Aziende sanitarie, sono molto impegnate e, sino ad oggi, si è riusciti quasi ovunque a raggiungere gli obiettivi finanziari imposti del Governo. Spazi di miglioramento ancora sussistono, ma non illimitati. Se l’economia del paese non torna a produrre ricchezza, le quote a carico dei cittadini non potranno che aumentare.
 
Risorse scarse significa anche minore qualità nelle cure?
Per ora no, come dimostrano tutti i principali indicatori di efficienza sanitaria che ci collocano ai vertici delle classifiche europee. Pur nelle note differenze di una sanità spesso definita “a macchia di leopardo”, le cure essenziali sono garantite ad un ottimo livello di efficacia.
 
Intanto diversi studi evidenziano che le famiglie italiane sono soggette ad un impoverimento anche a causa delle spese sanitarie sostenute. Cosa pensa in proposito?
Il potere d’acquisto di salari e pensioni si è fortemente ridotto. Il disagio nel quale i meno abbienti si trovano nel pagare un “ticket” o nell’assistere un parente anziano è l’effetto di questa situazione, non la causa.
 
Degrado e malaffare. Oggi quando si parla di sanità si pensa agli scandali e all’incuria degli ospedali, della qualità medica ormai poco importa. È colpa anche di una informazione troppo “scandalistica”?
Incuria e ruberie esistono e vanno perseguite, ma l’informazione rende un pessimo servizio alla verità. Chi lavora nei servizi sanitari si sente talvolta assediato da un’opinione pubblica pregiudizialmente ostile.
Ma anche questa rappresentazione è falsata. Tutte le indagini di opinione dicono che gli italiani sono soddisfatti del loro servizio sanitario nazionale, specie coloro che ne hanno usufruito per malattie serie. E’ una situazione paradossale : al bar tutti critichiamo la sanità, ma dopo un ricovero tutti ne parliamo bene, molti benissimo.
 
Come riportare la sanità ad essere al primo posto nell’opera di miglioramento dei servizi? Da dove ripartire?
Cominciamo col dire che se tutti i servizi pubblici funzionassero come la sanità, l’Italia non sarebbe travagliata da una crisi economica così grave.
Ristabilito il dato di contesto, sono assolutamente convinto che ogni ipotesi di miglioramento del rapporto costo-servizio passi attraverso la riscoperta del principio di responsabilizzazione che era implicito nella riforma del ’92, la cosiddetta “aziendalizzazione”. Riforma ancora incompiuta, perché le logiche di governo del sistema raramente sono state coerenti con le finalità dichiarate e lo strumento adottato per perseguirle.
L’efficienza va incoraggiata. L’azienda “virtuosa” deve essere premiata, non sottoposta a una indiscriminata riduzione di risorse.
Amministratori e professionisti delle azienda sanitarie vanno motivati in positivo al raggiungimento degli obiettivi, anche economici. Definire fannulloni gli amministrativi e macellai i medici non giova a niente e a nessuno.

28 giugno 2012
© Riproduzione riservata

Altri articoli in Regioni e Asl

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma

Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
    Joint Venture
  • SICS srl
  • Edizioni
    Health Communication
    srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy