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Rischio cardiovascolare. Un nuovo ambulatorio bilingue italo-cinese a Milano


Il rischio cardiovascolare e il rischio di diventare ipertesi può essere diverso in diverse etnie, per ragioni genetiche ma anche per diverso stile di vita e alimentazione. Un nuovo ambulatorio avviato presso il Policlinico di Milano si prefissa di comprendere l'impatto dei fattori ambientali, sociali e genetici sul rischio cardiovascolare.

20 GIU - 20 mila persone: questo il numero di individui che fa parte della comunità cinese di Milano, in continua crescita. Una popolazione che ha un rischio cardiovascolare diverso dal resto della popolazione, per fattori ambientali, sociali e genetici. Per un trattamento ottimale del numero crescente di persone di origine cinese che vivono fuori dalla Cina continentale, e nello specifico a Milano, presso il Policlinico di Milano è stato avviato un nuovo ambulatorio cardiologico bilingue italo-cinese, presentato in occasione della nona giornata mondiale contro l’ipertensione. In questo contesto è stato avviato uno studio, il primo di questo tipo, che si svolgerà in parallelo tra Milano e Shangai, sottoponendo pazienti cinesi, in Italia e in Cina, agli stessi esami clinici e strumentali, valutazioni dello stile di vita e delle abitudini alimentari, conservate o modificatesi rispetto a quelle d'origine. Per la prima volta si vedrà il giusto peso che giocano in questa malattia i fattori genetici e quelli acquisiti, primi fra tutti alimentazione e stili di vita, abitudine al fumo compresa.
 
A questa iniziativa si aggiunge quella dell’Istituto Auxologico di Milano, in cui è in fase di organizzazione una raccolta dati in collaborazione con quella del Policlinico, ampliandola ad altri parametri, sempre presso la comunità cinese di Milano, come il monitoraggio della pressione arteriosa nelle 24 ore. Su questo si innesta inoltre il progetto di organizzare un servizio medico ad ampio respiro a supporto della comunità cinese di Milano nell’ambito delle strutture dell’Auxologico.
“Tutto ciò in collaborazione - commenta Gianfranco Parati, primario di cardiologia dell’Auxologico di Milano e docente di medicina cardiovascolare dell’Università di Milano Bicocca - anche con le facoltà di medicina delle Università cinesi, i cui rappresentanti sono in questi giorni a Milano per il congresso della European Society of  Hypertension (ESH 2013). Nell’ambito più generale della collaborazione con il ‘Working group ESH su Low resource settings’  che si occupa in particolare dello studio del rischio cardiovascolare in paesi in via di sviluppo, in  rapporto alle  modificazioni che si verificano quando membri di queste popolazioni si spostano in paesi, solitamente occidentali, con stili di vita completamente diversi. Comprendere questi meccanismi potrà fornire anche a noi italiani un valido aiuto nella lotta all’ipertensione, patologia che mette a rischio circa 12 milioni di persone su 61, più o meno un italiano su cinque”.
 
Il rischio cardiovascolare e il rischio di diventare ipertesi può essere diverso in diverse etnie, per ragioni genetiche ma anche per diverso stile di vita e alimentazione. Questo problema può diventare particolarmente evidente quando alcuni soggetti migrano in altre realtà sociali, in altri continenti, così che un determinato background genetico si viene a confrontare con un diverso stile di vita. Molti fattori ambientali possono influire sul rischio cardiovascolare, tra cui la dieta, l'attività fisica, l'abitudine al fumo, i livelli di stress psicologico e l'esposizione all’inquinamento. Questi fattori variano a livello globale e possono contribuire nelle differenze di rischio cardiovascolare. Altri fattori  e varianti a livello locale che possono influenzare il rischio cardiovascolare sono l'accesso sanitario e l'enfasi posta sull’importanza della prevenzione (es. controlli periodici, visite specialistiche, trattamento farmacologico).
La crescente comunità globale rende importante considerare l'impatto relativo di questi fattori hanno sul rischio cardiovascolare, dal momento che alla fine del 1970, più di 18 milioni di persone sono emigrate dalla Cina. Nel 2006, circa 1,6 milioni di persone nate in Cina vivevano negli Stati Uniti e il numero di cinesi emigrati in Europa è in crescita.
 
Alcune differenze tra le società cinesi e occidentali possono influenzare il rischio cardiovascolare. Rispetto alle diete tipiche occidentali, le diete tradizionali cinesi sono ricche di riso, pesce, pollame e verdure e includono un minor numero di prodotti alimentari trasformati come latticini, carni rosse e cibi ad alto contenuto di zuccheri o di grassi saturi . L'evidenza suggerisce che al momento l'emigrazione cinese verso l'Europa porti ad adottare diete più occidentalizzate.

20 giugno 2013
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