Lazio: ecco il piano Polverini per la rete ospedaliera
Due ospedali chiusi e 24 riconvertiti, 6 in attività di specialistica ambulatoriale e 18 in strutture di ricovero a bassa intensità. Questi i principali numeri del piano per la riorganizzazione della rete ospedaliera del Lazio presentato oggi al Governo dalla presidente Renata Polverini.
01 OTT - Dopo il balletto di numeri dei giorni scorsi, ecco i dati reali, quelli cioè contenuti nel decreto per la riorganizzazione della rete ospedaliera presentato oggi dalla presidente della Regione, Renata Polverini. Ventisei, in totale, le strutture che saranno toccate dalla riorganizzazione. Per due di loro (“Ospedale civile di Arpino e Ospedale della Croce di Atina) scatteranno i sigilli. Gli altri 24 saranno invece riconvertiti e riqualificati: 14 in ospedali distrettuali di II livello, 1 in ospedale distrettuale di I livello, poi 6 poliambulatori specialistici a servizio di percorsi assistenziali, 1 hospice, 1 lungodegenza e 1 Rsa (i dettagli sono riassunti nella tabella allegata a fondo pagina e chiariti nel decreto 80 e altri allegati, sempre a fondo pagina).
Numeri che hanno subito scatenato polemiche. “La Polverini è stata costretta a gettare la maschera perché le bugie hanno le gambe corte. Il piano di riordino della rete ospedaliera contenuto nel decreto 80 e che porta la sua firma, sancisce la inattendibilità completa della Presidente della Regione Lazio”, ha affermato il capogruppo Pd in Consiglio regionale, Esterino Montino, osservando che i contenuti del decreto sono peggiori di quanto fosse immaginabile. “L'intero territorio della provincia di Rieti – osserva Montino - di fatto potrà contare solo sull'ospedale del capoluogo. I cittadini per curarsi dovranno fare viaggi della speranza”.
Giudizio complessivamente positivo invece da parte della presidente della commissione Sanità al Consiglio Regionale del Lazio, Alessandra Mandarelli. “Si è parlato di chiusure, di sanità al collasso, di scarsa sensibilità verso i piccoli comuni: la verità è che questo Piano ha assicurato ad ogni provincia un DEA di II Livello, nonostante i severi diktat dovuti dal commissariamento sono stati garantiti a tutti i cittadini laziali i Livelli essenziali di assistenza definiti dal Ministero”, ha affermato Mandarelli ribadendo che "il cosiddetto ospedale 'sotto casa' non è la risposta” al diritto alla salute, “in quanto appare attualmente impensabile che ciascuno di essi sia attrezzato per affrontare al meglio tutte le emergenze". Dalla presidente della commissione Sanità, infine, l’invito “ai tanti amministratori locali preoccupati, in questi giorni, dei malumori ingenerati nei cittadini dalle voci sulle chiusure di ospedali, di dialogare con la Regione, collaborando in maniera costruttiva, per progettare insieme il futuro della sanità, anche a livello locale”.
01 ottobre 2010
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