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Scompenso cardiaco congestizio: mortalità a 30 giorni dal ricovero


21 GIU - Lo scompenso cardiaco congestizio o insufficienza cardiaca, considerato anche come lo stadio terminale di molte patologie cardiovascolari è una malattia cronica e progressiva che rappresenta uno dei maggiori problemi di salute pubblica nel mondo per frequenza, morbilità, mortalità e impatto sui Servizi sanitari. Raffrontare i dati statistici relativi allo Scc con i vari studi è complesso a causa dell’utilizzo di differenti definizioni di caso, comunque per questa patologia si evidenzia un elevato rischio di morte: da 1/4 a 1/3 dei pazienti muoiono un anno dopo la comparsa dello scompenso cardiaco. Ed è ancora alto anche il tasso di mortalità a breve termine dopo il ricovero, pur mostrando un trend in diminuzione in tutto il mondo grazie al miglioramento dell’efficacia delle cure. La mortalità a trenta giorni dal ricoveroconsente in particolare di comprendere anche quelle morti che possono occorrere subito dopo la dimissione ma che potevano essere evitate da cure ospedaliere efficaci. Ed anche di misurare l’appropriatezza e l’efficacia del processo assistenziale che inizia con l’arrivo del paziente a quella struttura.
Il suo valore può variare enormemente non solo a causa della diversa qualità delle cure ricevute, ma anche per la presenza di diversi fattori di rischio come ad esempio età, genere, condizioni di salute del paziente. Sono finite sotto osservazione le strutture con un volume annuo di Scc superiore a 75. (media esiti Italia 8,79%)
 
 
Nella regione Calabria sul podio delle strutture che brillano in appropriatezza e efficacia per quanto riguarda questo indicatore troviamo una struttura di Belvedere Marittimo, l’Istituto Ninetta Rosano, con un tasso di mortalità dell’1,8%, seguita a distanza infinitesimale dalla clinica Villa del Sole di Cosenza 1,9%. Esiti favorevoli anche al Presidio Ospedaliero di Cariati (2,2%) e all’Azienda Ospedaliera Mater Domini di Catanzaro, che si colloca però in fascia grigia (2,3%), insieme all’Ospedale Civile Ferrari di Castrovillari (2,5%).
È allarme rosso al S. Francesco a Paola dove il tasso di mortalità raggiunge il 19,6%. Sempre in fascia rossa si collocano il Presidio Ospedale Rossano 17,7% e lo Jazzolino di Vibo Valentia (16,9%) e il S. Giovanni di Dio a Crotone (14,7%). Unica struttura con un rischio relativo di errore del risultato è l’Ospedale S. Barbara di Cosenza (14,9%).
 
Sono tre in Sicilia le strutture che, a pari merito con l’1,1% di mortalità a 30 giorni, guidano il gruppo di testa: l’Ao Ospedali Riuniti di Sciacca e le cliniche Macchiarella spa a Palermo e Carmona Arcobaleno srl di Messina. Tre strutture seguite a distanza ravvicinata da altre due cliniche: la Madonna del Rosario a Catania e la Candela spa a Palermo (1,2% e 1,3%).
Di contro con tassi nettamente superiori, troviamo l’Ospedale Piemonte di Messina (19,7%), che con il S. Biagio Marsala (16,2%), il SS. Addolorata di Biancavilla (15,4%), il Papardo di Messina (13,8%) e l’ospedale Buccheri La Ferla F.B.F. di Palermo 13,6%, formano il gruppo delle cinque strutture con esiti sfavorevoli.
 
In Sardegna il più basso tasso di mortalità, con dati statisticamente certi, lo conquista il S. Giovanni di Dio di Olbia (3,9%). A distanza, sempre con esiti favorevoli che vanno dal 7,6% al 7,8%, ma in fascia grigia, si collocano il S. Martino di Oristano, le aziende ospedaliere G. Brotzu e S. Giovanni di Dio di Cagliari. Con segno rosso l’ospedale Segni di Ozieri (15,4%) e il presidio S. Barbara a Iglesias (14,1%). Seguono N. S. della Mercede a Lanusei (13,2%), il Civile di Alghero (13,1%) e il S. Francesco di Nuoro (12,2%).

21 giugno 2012
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