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Cittadinanzattiva: “Chiediamo di essere convocati al tavolo”


26 GEN - “Domani invieremo una formale richiesta a Ministero e Regioni per la convocazione al tavolo di lavoro del Patto”. Ad annunciarlo è il Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva, secondo il quale il Patto della Salute, “così come proposto nella bozza di oggi sembra chiedere sacrifici ancora una volta ai cittadini, non può prescindere da un confronto diretto con le associazioni che li rappresentano, come stabilito anche dal Piano sanitario nazionale 2011-2013”.

“La soluzione che sembra prospettarsi per mantenere i conti in ordine e quindi risparmiare otto miliardi di euro tra il 2013 e il 2014 – afferma il Tdm-Cittadinanzattiva - non è per nulla innovativa: ancora una volta si ridurranno i numeri dei posti letto (da 4 a 3,5 posti letto per mille abitanti), saranno aumentati i costi a carico dei cittadini attraverso l’imposizione di nuovi ticket e una diversa modulazione degli stessi per età, reddito e anche per patologia, e saranno chiusi altri ospedali. Uno scenario che ci sembra drammatico per i cittadini e anche per la sostenibilità del servizio sanitario nazionale”.

Secondo il Tdm-Cittadinanzattiva, “con particolare riguardo alla riduzione dei posti letto, assisteremo ad un ulteriore intasamento dei Pronto soccorso e a maggiori difficoltà nell’accesso alle strutture extraospedaliere come strutture per la riabilitazione, Rsa e lungodegenze. La riconversione degli ospedali, inoltre,  per evitare gli errori del passato, dovrà essere fatta prima della chiusura degli stessi: solo così si può dare certezza ai cittadini per la tutela della loro salute. L’aumento dei ticket, infine, comporterà inevitabilmente un’ulteriore incapacità del servizio sanitario pubblico di competere con il privato, con le relative conseguenze in termini di sostenibilità, e soprattutto inciderà anche sulle tasche dei cittadini che sempre più potrebbero rinunciare anche alle cure essenziali”.

“Crediamo – conclude la nota del Tdm-Cittadinanzattiva - sia necessario lavorare, ad esempio, alla riorganizzazione dell’assistenza territoriale, alla definizione dei percorsi diagnostico-terapeutici ed assistenziali per la presa in carico delle patologie croniche, sull’appropriatezza, sulla integrazione socio sanitaria. Per alleggerire il peso sui cittadini ci chiediamo anche perché non utilizzare i fondi (circa 10 miliardi di euro) per l’edilizia sanitaria ad oggi ancora non spesi dalle Regioni, come denunciato dalla Corte dei Conti”.
 

26 gennaio 2012
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