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Puglia. Emiliano: “Non c'è in campo alcuna proposta per autorizzare privati ed enti ecclesiastici a sforare tetti di spesa”


Così il governatore, assieme al direttore del Dipartimento Salute della Regione Giovanni Gorgoni, in merito all'ipotesi formulata oggi sulle pagine regionali del quotidiano 'La Repubblica'. “Ciascuna Regione dovrà investire laddove è più debole, e lo dovrà fare in coordinamento e in collaborazione con le altre regioni del Sud”.

10 FEB - “Non c’è alcuna proposta in campo per autorizzare i privati e gli enti ecclesiastici accreditati a sforare il tetto di spesa per intercettare i flussi di pazienti che si recano fuori regione per curarsi, così come naturalmente non c’è neanche alcuna delibera di giunta che ne autorizzi l’accordo”. Così il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e il direttore del Dipartimento Salute della Regione, Giovanni Gorgoni, in merito a quanto scritto questa mattina sulle pagine regionali del quotidiano la Repubblica.

“Resta invece in piedi – aggiungono - l’ipotesi di lavoro, già illustrata in occasione di un incontro romano con il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, di gestire e organizzare la mobilità passiva attraverso accordi con le altre regioni del Sud. Come abbiamo già avuto modo di dire, ciascuna Regione dovrà investire laddove è più debole, e lo dovrà fare in coordinamento e in collaborazione con le altre regioni del Sud”.
Al momento non ci può essere alcuna proposta in merito, hanno sottolineato. “Anche perché la questione è subordinata all’approvazione del Piano di Riordino ospedaliero. Naturalmente la Regione Puglia sta lavorando per cercare di ridurre i danni economici rinvenienti da troppa mobilità passiva. Gli oltre 200milioni di mobilità passiva devono restare, se non in Puglia, per lo meno nelle regioni del Sud. Se solo ciò accadesse, le regioni del Nord precipiterebbero in un profondo rosso, dal momento che la maggior parte della loro sanità viene finanziata proprio con la nostra mobilità passiva”.

Per Emiliano e Gorgoni è chiaro che "a tariffe più basse, ma anche a parità di tariffe, i benefici per noi sarebbero non solo di tipo economico, ma anche e soprattutto di tipo sociale. Il paziente cioè sarebbe costretto a fare meno chilometri per curarsi. Occorre dunque costruire una mappa delle eccellenze del Sud ed utilizzarla attraverso un coordinamento tra le Regioni. A questo proposito, è chiaro che le grandi strutture private di eccellenza così come le strutture pubbliche, anch’esse di eccellenza, potranno e dovranno giocare un ruolo fondamentale di attacco nel piano di coordinamento tra le regioni del Sud per il recupero della mobilità passiva, anche con meccanismi di premialità extra tetto”.

Nel complesso “riassorbire la mobilità sulle alte specialità, è un compito cui possono assolvere sia i grandi privati e gli enti ecclesiastici, per una ragione di opportunità, sia le grosse strutture di sanità pubblica per una ragione di necessità”.

“La legge di stabilità 2016 infatti - hanno concluso Emiliano e Gorgoni – prevede per le strutture pubbliche sia l’obbligo di equilibrio finanziario sia il rispetto degli standard ministeriali di efficacia di cura. Con questi obblighi, i nostri grandi ospedali pubblici avranno per forza la necessità di aumentare e qualificare il valore dei propri ricoveri, pianificando così al meglio quelle eccellenze di cui potrà beneficiare il paziente per curarsi, senza doversi allontanare chilometri e chilometri dalla propria abitazione e dalle proprie abitudini”.
 

10 febbraio 2016
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