Torino. Omceo a favore della vigilanza armata negli ospedali
Chiede provvedimenti “di ampio respiro, sia a carattere locale che nazionale”, il presidente dell’Omceo Torino Guido Giustetto. Perché il fenomeno “riflette un disagio molto più profondo del nostro sistema sanitario, mancanze strutturali che si ripercuotono sul lavoro dei medici e sulla capacità di dare risposte ai bisogni di salute”.
04 FEB - “La decisione di istituire un servizio di sorveglianza armata negli ospedali cittadini è senza dubbio un’iniziativa apprezzabile. Quello della violenza ai danni del personale nelle strutture sanitarie torinesi è infatti un problema estremamente grave, che l’Ordine conosce da tempo e che ha sollevato più volte in passato, chiedendo l’adozione di misure specifiche”. Ad affermarlo, in una nota, è
Guido Giustetto, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Torino, che commenta il
provvedimento con cui l’Asl Città di Torino ha introdotto un servizio di vigilanza nei pronto soccorso ospedalieri.
Per Giustetto, “tuttavia, il fenomeno della violenza nei confronti di medici e personale della sanità è una criticità che riflette un disagio molto più profondo del nostro sistema sanitario, mancanze strutturali che si ripercuotono sul lavoro dei medici e sulla capacità di dare risposte ai bisogni di salute”.
Quali sono queste criticità: “La carenza cronica di personale - elenca il presidente dell’Omceo Torino -, la durata eccessiva dei turni di lavoro, l’assenza di spazi idonei negli ospedali dove poter incontrare con tranquillità parenti e pazienti, la riduzione del tempo dedicato alle visite e al colloquio sono tutti elementi che contribuiscono a peggiorare il rapporto fra medico e paziente, esasperano i cittadini e li costringono a lunghe attese. Si tratta, per altro, delle stesse difficili condizioni di lavoro che danno origine al “moral injury”, quella ferita morale che il medico avverte quando non può fare tutto quel che saprebbe per i pazienti e che spinge quasi 30 medici ogni mese a dimettersi e abbandonare il servizio sanitario pubblico”.
Per Giustetto “occorre dunque affrontare il tema del contrasto alla violenza attraverso provvedimenti di ampio respiro, sia a carattere locale che nazionale - conclude Giustetto -, senza i quali ogni altra iniziativa rischia di risultare parziale o inefficace”.
04 febbraio 2020
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