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Torino. Alla Geriatria delle Molinette arriva la ‘Doll Therapy’ per i pazienti con demenze

La consegna delle ‘Empathy Dolls’, acquistate grazie a una donazione liberale del Distretto LEO 108, è prevista per il 4 maggio. La ‘Doll therapy’ è nata in Svezia dall’idea della psicoterapeuta Britt Marie Egedius Jakobsson che l’ha utilizzata per stimolare l’empatia e le emozioni del proprio figlio affetto da autismo. Da allora ha trovato impiego in numerosi ambiti

30 APR - Presso il reparto di Geriatria e Malattie Metaboliche dell’Osso dell'ospedale Molinette della Città della Salute di Torino dalle prossime settimane la ‘Doll Therapy’ (la terapia della bambola) sarà utilizzata per la prima volta sui pazienti affetti da demenze.

L’attivazione del nuovo servizio è reso possibile da una donazione liberale del Distretto LEO 108 che donerà 6 bambole ‘Empathy Dolls’ al reparto. La consegna avrà luogo il 4 maggio alle ore 14,30, presso l’aula Fabris (Reparto di Geriatria - I° piano) e sarà preceduta da un'introduzione sul significato clinico della terapia.

La ‘Doll therapy’ nasce in Svezia dall’idea di Britt Marie Egedius Jakobsson, psicoterapeuta, che ha utilizzato la bambola per stimolare l’empatia e le emozioni del proprio figlio affetto da autismo. Da quel momento in poi, e con uno sviluppo sempre maggiore, le bambole dedicate alla terapia come le ‘Empathy Doll' sono diventate in tutta Europa un oggetto simbolo nella relazione di aiuto.
 
Diversi studi hanno dimostrato che la terapia può essere di aiuto sia a persone che hanno problemi del comportamento sia in situazioni di ansia, agitazione o al contrario depressione ed apatia, per incentivare la relazione e per contenere gli sbalzi d’umore.
 
Nel caso degli anziani, la terapia della bambola è un trattamento di tipo non farmacologico che viene applicato in area geriatrica per il trattamento dei disturbi comportamentali nella persona affetta da demenza. Può aiutare nella modulazione di stati d’ansia e di agitazione e delle loro manifestazioni sintomatiche come aggressività, insonnia, apatia o wandering; nel ridurre il ricorso ai sedativi; nel ridurre condizioni di apatia e depressione caratterizzata da disinteresse ed inattività totale; rispondere ai bisogni emotivi-affettivi che, malgrado il deterioramento cognitivo, rimangono presenti ma non sono più soddisfatti come in età precedenti; ostacolare il deterioramento di alcuni abilità cognitive e di sostenere l'utilizzo di prassi motorie che fungono da stimolo delle abilità residue.

Dati preliminari, inoltre, dimostrano come, nei pazienti dementi degenti in RSA, la terapia con la bambola sia stata utile nel ridurre i sintomi di aggressività ed il carico infermieristico con effetti migliori dell’approccio farmacologico tradizionale nel sedare i pazienti agitati. 

30 aprile 2018
© Riproduzione riservata

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