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Dalla Guinea Bissau a Biella. Il percorso formativo di due medici africani al “Degli Infermi”

L’obiettivo è quello di offrire a questi professionisti l’opportunità di apprendere quelle tecniche e i metodi di lavoro non ancora sviluppati a Cumura. Una formazione sul campo da poter poi esportare in territori dove l’aids continua a mietere vittime e dove la capacità di eseguire un’anestesia e un taglio cesareo può fare la differenza per evitare che i nascituri contraggano l’Hiv.

03 GIU - Si rinnova anche quest’anno la collaborazione tra l’Asl di Biella e l’ospedale di Cumura, in Guinea Bissau nell’africa occidentale. Nelson Alfonso Nhacra e Quintino Badam sono il ginecologo e l’infettivologo che a partire dal 6 giugno frequenteranno per due mesi l’Ospedale “Degli Infermi” per perfezionare la loro formazione.

Un progetto in cui l’Asl Bi crede, reso possibile grazie al sostegno e la collaborazione di più protagonisti. L’iniziativa è stata avviata già l’anno scorso con l’apporto di Francesco Cavallero, medico veterinario dell’Asl di Biella in qualità di sindaco di Casalborgone, che aveva risposto all’appello lanciato da Padre Armando Cossa, direttore sanitario dell’ospedale africano.

A coordinare tutte le attività logistiche e organizzative è stato Franco Piunti con Paola Trevisan, mentre la formazione è stata coordinata da Claudio Pissaia con tutti i suoi collaboratori del Servizio di Anestesia e Rianimazione. Quest’anno verrà coinvolto il Servizio di malattie infettive. Prezioso il sostegno della Fondazione “Maria Bonino” di Biella che anche per il 2016 ha scelto di farsi carico interamente delle spese di vitto e alloggio presso l’Ospedale e al Cottolengo, dove i due medici saranno ospitati durante il soggiorno.

L’obiettivo è quello di offrire a questi professionisti l’opportunità di apprendere quelle tecniche e i metodi di lavoro non ancora sviluppati a Cumura. Una formazione sul campo da poter poi esportare in territori dove l’aids continua a mietere vittime e dove la capacità di eseguire un’anestesia e un taglio cesareo può fare la differenza per evitare che i nascituri contraggano l’Hiv.

“Siamo molto favorevoli – ha detto il direttore generale Gianni Bonelli – all’attuazione di progetti di questa natura. Crediamo nel valore e nel ruolo che il nuovo ospedale può avere come sede di formazione scientifica, anche per iniziative di profilo più internazionale. Questo progetto si inquadra in questa direzione e valorizza al tempo stesso una vocazione culturale e solidale in cui come azienda crediamo fortemente”. 

03 giugno 2016
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