Lavoratori dipendenti del Ssn, sfruttati e sanzionati
09 FEB -
Gentile Direttore,
il
caso dell’infermiere di Ancona nei confronti del quale l’Amministrazione datrice di lavoro ha avviato un
procedimento disciplinare contestando una “inosservanza delle disposizioni di servizio in tema di orario di lavoro e di condotta non conforme a principi di correttezza verso superiori” è sconcertante per tutti i lavoratori dipendenti ospedalieri.
L’AAROI-EMAC manifesta la più ampia solidarietà nei confronti del malcapitato dipendente di un’Azienda Sanitaria Pubblica che consente ad un suo Dirigente di dar libero ed incontrollato sfogo, in orario rigorosamente da ufficio, all’arroganza del proprio potere da scrivania nei confronti di chi invece svolge il suo lavoro per la salute dei pazienti ad ogni ora del giorno e della notte, feste comandate comprese.
Non abbiamo nulla da aggiungere a quanto scrivono, nel merito, il Segretario Territoriale Nursind Ancona
Giuseppino Conti, il Segretario Nazionale Nursind
Andrea Bottega: ne condividiamo in pieno i contenuti.
Inaccettabile e incommentabile, perchè stridente sui vetri del burocratese sui quali tenta di arrampicarsi, la
replica dei vertici aziendali, in quanto, oltre che avallare l’arroganza di cui sopra, è centrata sull’organizzazione del lavoro secondo la modalità della “pronta disponibilità”: tale modalità coinvolge in massima parte anche i medici che la scrivente OS rappresenta, per i quali sostituisce molto spesso illecitamente, rispetto ai dettami contrattuali, il servizio di guardia. Ecco perché ce ne sentiamo offesi anche noi.
A titolo personale, inoltre, la vicenda mi ha particolarmente colpito, perché ricalca quasi precisamente quanto accadutomi ormai quasi vent’anni addietro. Anch’io feci la stessa cosa: dopo aver lavorato per tutta la notte in sala operatoria fino alle 5 di mattina, dopo essere stato chiamato a casa in pronta disponibilità alle 9 di sera, dovendomi poi ripresentare al lavoro alle 8 per iniziare un’altra seduta operatoria, lasciai uno scritto all’attenzione del mio Primario dell’epoca, in bell’evidenza sulla porta del suo studio, dove motivavo preventivamente la mia successiva assenza, avvisandone il Collega di guardia notturna in Rianimazione. Ma nessuno si permise di darvi alcun seguito, forse perché chi avrebbe dovuto assumersene la responsabilità aveva sì uno studio con annessa scrivania, ma conosceva bene (facendolo egli stesso ogni giorno e spesso anche di notte) il lavoro dei suoi colleghi.
Alessandro Vergallo
Presidente Nazionale AAROI-EMAC
09 febbraio 2017
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