I programmi regionali di edilizia ospedaliera possono essere svincolati dalle regole della programmazione ospedaliera? Nelle Marche pare di sì
23 MAR -
Gentile Direttore,
lo scorso lunedì 21 marzo 2022 è stata approvata dalla Giunta della Regione Marche una Delibera (la 314/2022) con cui si approva lo schema di accordo tra la Regione Marche e l’Azienda Sanitaria Ospedali Riuniti Marche Nord per la realizzazione del nuovo Ospedale di Pesaro e della Palazzina Emergenze dell’Ospedale S. Croce di Fano. Visto da lontano sembra uno dei normali atti delle amministrazioni regionali. Vista da vicino è una delibera che sancisce che l’edilizia ospedaliera non risponde alle regole della programmazione ospedaliera.
I due ospedali in questione fanno parte della Azienda Ospedaliera Marche Nord, una Azienda che - prima anomalia - manca dei requisiti previsti dal DM 70/2015 e cioè la presenza di un dipartimento di emergenza di II livello, a sua volta legata alla mancanza di alcune discipline come Cardiochirurgia e Rianimazione cardiochirurgica, Chirurgia Vascolare, Chirurgia Toracica, Chirurgia Maxillo-facciale e Chirurgia plastica.
La seconda e più grave anomalia è che con questa Delibera va avanti il percorso di mantenimento a pochi chilometri di distanza (Google me ne dà 12,8) di due ospedali, ognuno dei quali dispone di gran parte delle discipline previste per gli ospedali di primo livello compresi il Pronto Soccorso con la Medicina d’Urgenza e la Terapia Intensiva. Percorso che non dovrebbe essere possibile in una Regione che per molte discipline non rispetta i limiti posti in termini di bacino di utenza dal DM 70. Ne è prova il fatto che la precedente Giunta di centro-sinistra era arrivato a buon punto un progetto per la riunificazione in una unica sede delle due strutture. Tanto a buon punto che la Regione stava per sottoscrivere un Accordo di Programma con il Ministero della Salute in cui era esplicitamente scritto che: “Il Nuovo Polo Ospedaliero Marche Nord, sarà in grado di cogliere le esigenze dei presidi esistenti di Pesaro e Fano in un unico contenitore moderno ed efficiente, aggregato alla struttura esistente di Muraglia, a costituire un nuovo polo di riferimento per tutta la Regione e non solo”.
Nel 2020 il centro-destra vince le elezioni regionali e cambia Giunta (fin qui tutto nelle regole) e cambia di conseguenza la programmazione ospedaliera all’insegna dello slogan contenuto anche nella dicitura della Delibera di lunedì: “superamento del modello di centralizzazione dei servizi ospedalieri”. Però non sono cambiati i riferimenti per la programmazione ospedaliera che rimangono quelli del DM 70 e non sono cambiate l’obbligo della classificazione delle strutture ospedaliere da farsi con le regole che prevedono dei limiti al numero di ospedali di primo livello e a quello delle diverse discipline. La Regione Marche non ha fatto questa classificazione, ma sta facendo una serie di atti di edilizia sanitaria (ultimo il cosiddetto Masterplan aggiornato lo scorso 22 febbraio) che la fanno sotto traccia arrivando a definire una rete ospedaliera fatta da quattordici strutture ospedaliere con funzioni dichiarate di primo livello (contro le 10 possibili in base al DM 70).
Adesso il Ministero della Salute si troverà a sottoscrivere un Accordo di programma in cui ci sarà scritto l’opposto di quello che era scritto in un Accordo che aveva già definito e stava per sottoscrivere. Il tutto in assenza di qualunque analisi che giustifichi un cambiamento di rotta così repentino e sostanziale. Da tenere presente anche il fatto che questa scelta sugli Ospedali di Pesaro e Fano verrà riprodotta in analoghi atti per quelli di Macerata-Civitanova Marche e di Ascoli Piceno-San Benedetto del Tronto.
Ritengo questa vicenda locale di significato esemplare per due ordini di motivi. Innanzitutto perchè sancisce il primato della politica sulla tecnica, persino sulle regole tecniche concordate in seno alla Conferenza Stato-Regioni (come si può leggere nel sito del Ministero). E poi, secondo motivo, perché anticipa il possibile fallimento del PNRR dato che le strutture territoriali previste saranno in alcune realtà soffocate dalle strutture ospedaliere ipertrofiche e diffuse. Che non portano salute, ma pare portino voti. E anche su questo bisognerà ragionare.
La palla adesso è al Ministero della salute cui compete di approvare i programmi di edilizia sanitaria in base alla coerenza con le regole di sistema. Se valgono ancora sarà il caso di farlo capire alle Regioni e, soprattutto, a chi le governa.
Claudio Maria Maffei
23 marzo 2022
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