Costi standard, breast unit e assistenza transfrontaliera. Questi i tre temi caldi toccati nella seconda giornata del Convegno Nazionale
Motore Sanità, organizzato con il patrocinio di Regione Veneto, Parlamento Europeo, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e Federsanità Anci, che ha coinvolto alcuni tra i principali attori del nostro sistema sanitario a livello regionale e nazionale.
Partiamo dai
costi standard. È possibile invece recuperare efficienza riducendo i costi senza danneggiare la qualità e la quantità delle prestazioni e dei servizi? La risposta a questa domanda, si legge nella relazione finale, esiste ed è affermativa e sta nell'applicazione di strumenti che consentono alle organizzazioni di poter costruire strategie “personalizzate” e quindi di reagire in maniera adeguata a politiche di tagli lineari, che intervengono indistintamente su tutto e tutti. Ma in che modo? Secondo gli esperti è necessario che ciascuna realtà conosca il valore di ogni singolo fattore produttivo utilizzato (costi) per ciascun episodio di ricovero e il relativo standard o benchmark. Questo permette al management di acquisire tutte le informazioni necessarie su dove si può agire per ridurre i costi recuperando efficienza. La rimodulazione degli interventi di taglio può avvenire in tal modo laddove esistono valori al di sopra dello standard.
Passando all’argomento
Breast Unit nonostante i grandi traguardi della ricerca si muore ancora non per malattia avanzata ma per l’avanzamento di malattia dovuta a cure non adeguate e personalizzate. La Breast Unit può evitare che questo accada. I vantaggi delle Breast Unit certificate sono, infatti, una migliore qualità di vita e di sopravvivenza delle donne, una migliore qualità dell’offerta sanitaria, una riduzione degli sprechi e l’ottimizzazione delle risorse. Ma la notizia emersa nel corso dei lavori è che dal 2016 sarà obbligatoria l'istituzione di Breast Unit in Italia.
Ma se il 2016 è ancora lontano, lo stesso non si può dire per la
direttiva sull’assistenza transfrontaliera all’interno dei Paesi Ue che dovrà essere recepita il prossimo 25 ottobre. E questo tema anche è stato oggetto di un evento ad hoc nel corso dei lavori di Motore Sanità. L'Italia al momento attuale è in saldo negativo per 25 milioni: i connazionali che vanno all'estero per curarsi sono più numerosi dei pazienti che arrivano da oltreconfine. In euro, circa 75 milioni in uscita a fronte di circa 50 milioni in entrata. Numeri piccoli, rispetto all'impatto in termini economici della mobilità interregionale italiana, che muove un giro da 3,7 miliardi di euro.
Nel mirino le cure di alta specializzazione, il motore che più probabilmente spingerà a cambiare Stato per ricevere le migliori prestazioni: al momento è proprio questo il punto debole dell'Italia che attrae risorse in entrata pari ad appena 1,6 milioni, a fronte di uscite che ammontano a 42,6 milioni. Ed è sull'alta specializzazione che dovrà concentrarsi la strategia del Paese per promuovere le proprie eccellenze e trasformare l'obbligo di recepimento in un'opportunità.