toggle menu
QS Edizioni - domenica 24 novembre 2024

Ue e assistenza sanitaria. La sfida è sulle cure ad alta specialità

16 ottobre - Dopo la libera circolazione dei servizi nel mercato interno europeo, sancita dalla Direttiva Bolkestein nel 2006, dal 9 marzo 2011 l’Europa garantisce anche la libera circolazione di quelli sanitari con la Direttiva 2011/24/UE concernente l’applicazione dei diritti dei pazienti relativi all’assistenza sanitaria transfrontaliera. Tra dieci giorni entrerà in vigore la Direttiva che definisce i diritti dei pazienti nell'accesso all'assistenza sanitaria transfrontaliera, garantendo qualità e sicurezza delle prestazioni fornite in un altro Stato dell'UE.
 
La Direttiva fissa le regole in base alle quali i cittadini dell'Unione Europea potranno usufruire di prestazioni sanitarie in un Paese europeo diverso da quello di residenza: l’obiettivo principale è quello di agevolare l’accesso dei cittadini europei a un’assistenza sanitaria sicura e di elevata qualità – come sancito dalla Corte di Giustizia dell’Unione - promuovendo la cooperazione tra gli Stati Membri nel pieno rispetto delle loro competenze relative all’organizzazione e alla prestazione dei sistemi sanitari nazionali.
 
Su questo tema si sono confrontati nel corso del convegno “Motore Sanità” all’interno del workshop “Libera circolazione dei pazienti: la vera Europa” Angelo Lino Del Favero, Presidente Nazionale Federsanità ANCI, Direttore Generale Città della Salute – Torino, Mariella Enoc, Manager Sanità Privata, Procuratrice Speciale Ospedale Cottolengo e Ospedale Valduce, Domenico Mantoan, Direttore Generale Sanità Regione Veneto, Roberto Messina, Presidente FederAnziani, Leonardo Padrin, Presidente Commissione Sanità Consiglio Regionale Veneto, Giuseppe Pozzi, Presidente Corte di Giustizia Popolare per il Diritto alla Salute e Maria Sandra Telesca, Assessore alla Salute Friuli Venezia Giulia.
 
Maria Sandra Telesca, Assessore alla Salute del Friuli Venezia Giulia spiega gli obiettivi della Regione: "La Regione Friuli Venezia Giulia si sta adoperando per rendere la “sanità transfrontaliera” una fonte di sviluppo, evidenziando gli aspetti di arricchimento per il tessuto economico. E' sull'alta specializzazione che dovrà concentrarsi la strategia della nostra Regione per promuovere le nostre eccellenze e trasformare l'obbligo di recepimento in un'opportunità".
 
Domenico Mantoan, Direttore Generale Sanità Regione Veneto invita alla prudenza per quanto concerne l’applicazione da parte dell’Italia di questa direttiva. “La direttiva sulla mobilità transfrontaliera rappresenta certamente un passo avanti nella costruzione di una Europa dove i cittadini possono muoversi senza frontiere, in questa ottica è importante anche la possibilità del cittadino di muoversi alla ricerca dei migliori luoghi di cura. Assodato questo principio è importante che l’applicazione da parte dell’Italia di questa direttiva sia effettuata con ponderatezza e prudenza in quanto i sistemi sanitari regionali oggi sono indeboliti, anche i più virtuosi, da anni di blocco delle risorse, e potrebbero essere messe in difficoltà da fenomeni di mobilità di pazienti non regolamentate”.
 
Questo invece il commento diRoberto Messina, Presidente FederAnziani. “Tra dieci giorni entrerà in vigore la Direttiva 2011/24 che definisce i diritti dei pazienti nell'accesso all'assistenza sanitaria transfrontaliera, garantendo qualità e sicurezza delle prestazioni fornite in un altro Stato dell'UE. In Italia il problema rimane sempre lo stesso e quello per cui FederAnziani si batte da tempo: il potere in mano alle Regioni, che nello specifico hanno la libertà di decidere se accettare o meno la richiesta da parte di ogni malato di andare a curarsi all’Estero”.
Dal Convegno veneto ecco il quadro generale nazionale emerso. L'Italia al momento attuale è in saldo negativo per 25 milioni: i connazionali che vanno all'estero per curarsi sono più numerosi dei pazienti che arrivano da oltreconfine. In euro, circa 75 milioni in uscita a fronte di circa 50 milioni in entrata. Numeri piccoli, rispetto all'impatto in termini economici della mobilità interregionale italiana, che muove un giro da 3,7 miliardi di euro.
 
Nel mirino le cure di alta specializzazione, il motore che più probabilmente spingerà a cambiare Stato per ricevere le migliori prestazioni: al momento è proprio questo il punto debole dell'Italia che attrae risorse in entrata pari ad appena 1,6 milioni, a fronte di uscite che ammontano a 42,6 milioni. Ed è sull'alta specializzazione che dovrà concentrarsi la strategia del Paese per promuovere le proprie eccellenze e trasformare l'obbligo di recepimento in un'opportunità. L'Italia si sta attrezzando: dalla DG SANCO, che coordina l'attuazione della direttiva, fanno sapere che a oggi nessuno Stato si è sufficientemente organizzato tanto da inviare una reportistica.
16 ottobre 2013
© QS Edizioni - Riproduzione riservata