Continuità Assistenziale. Giovani medici costretti al licenziamento per accedere al corso Mmg. Smi: “Si trovi subito una soluzione”
È quanto si chiede in una lettera ai vertici della sanità lombarda dopo che i medici della Ca di Ats Milano risultati idonei al corso di formazione in medicina generale si sono visti imporre la presentazione delle dimissioni dai loro incarichi, ancorché provvisori, per poter firmare il contratto di formazione. Per lo Smi “Si nega il diritto al lavoro”
13 LUG - Un passo avanti e uno indietro. Se grazie al Decreto Calabria i giovani medici della continuità assistenziale di Ats Città metropolitana di Milano, molti con incarico provvisorio, hanno visto spalancarsi le porta per partecipare al primo anno di formazione del corso di medicina generale a pochi mesi dal raggiungimento dell’obiettivo (l’inizio delle lezioni, rinviato a causa del coronavirus, è previsto per la fine di settembre) si sono visti imporre come “conditio sine qua non” numerosi paletti che di fatto rendono l’accesso al corso incompatibile con il proprio incarico, ancorché provvisorio, costringendo i giovani medici a licenziarsi prima della firma del contratto di formazione.
Una decisione - rispedita al mittente da tutte le sigle sindacali di categoria concordi sull’ingiustizia del provvedimento - che ha indotto lo
Smi Lombardia ad inviare una lettera ai vertici della sanità regionale per chiedere alle autorità competenti di Ats e della Asst che collaborano con Eupolis (l’Istituto superiore per la ricerca, la statistica e la formazione) nella formazioni dei medici “una soluzione che premetta di siglare il contratto (ed eventualmente partecipare ai bandi nelle zone carenti individuate con il Decreto Calabria) e consentire quindi la compatibilità lavorativa per l’ammissione al corso di formazione anche per le attività già in essere prima dell’inizio del corso e per la durata della fase emergenziale”.
“La situazione è particolarmente critica – spiega
Teresa Ciavarella referente Smi per la Ca di Ats Milano – in considerazione del fatto che l’ammissione al corso si formazione tramite graduatoria riservata, non comporta il risarcimento di nessuna borsa di studio e nessun rimborso spese e che, se i medici dovessero dimettersi prima della firma del contratto, non potrebbero rientrare al lavoro presso l’Ats, se non dopo aver partecipato al bando annuale (l’ultimo per la Ca è stato marzo 2020). I medici coinvolti sono professionisti risultati idonei proprio alla luce dell’esperienza lavorativa maturata sul territorio. Medici che hanno supportato la medicina territoriale anche in questa fase di emergenza sanitaria e che ora si vedono paradossalmente negare la possibilità di frequentare il corso di formazione e nel frattempo fornire il proprio contributo e quindi esercitare un diritto costituzionale: il diritto al lavoro. Per questo si chiede di trovare una soluzione”
13 luglio 2020
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