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Coronavirus. Trivelli (neo Dg Salute Lombardia): “La parola d'ordine è integrazione ospedale-territorio”

Il nuovo direttore del Dipartimento Salute dice la sua sulla gestione regionale dell’epidemia e, intervistato da Repubblica e Corsera, indica le linee per il futuro della sanità lombarda. L’errore principale, per Trivelli, è stato “concentrarsi sull'emergenza e meno sull'epidemia”, perché questo ha lasciato che il virus continuasse a circolare. Ma evidenzia anche la necessità di creare dialogo tra i professionisti che oggi operano individualmente. E sul ruolo del privato chiarice: “Per me chiunque curi veramente è un alleato. Ma servono verifiche puntuali”.

17 GIU - Realizzare una vera l’integrazione ospedale-territorio, anche per garantire un efficace monitoraggio dei contagi da coronavirus, puntando alla “appropriatezza”, cioè alla capacità dei medici specialisti e dei medici di medicina generale di individuare le priorità vere dei pazienti. Queste, per il neo direttore del Dipartimento Salute, Marco Trivelli, sono le parole chiave per la sanità del futuro della Lombardia. Obiettivi che fanno anche tesoro della drammatica esperienza rappresentata dal coronavirus nella Regione.

Trivelli lo ha illustrato a Repubblica e al Corriere della Sera affrontando, in due distente interviste, la questione della gestione regionale dell’epidemia: ”Ci siamo concentrati molto sull'emergenza sanitaria e meno sull’epidemia”, sono le sue parole. Dunque, “mentre noi cercavamo il paziente uno, in giro ce ne erano già migliaia”. E “non avevamo le armi per monitorare l’epidemia". “Per quanto fosse impossibile immaginare di circoscrivere il mare, si poteva provarci comunque”, sostiene il neo Dg Salute della Lombardia.

Per Trivelli, che evidenzia anche la necessità di recuperare al più presto la piena attività ambulatoriale, sospesa durante l'emergenza (“Sono preoccupato che ci possa essere un sotto trattamento dei pazienti”), una delle questioni emerse durante l’epidemia e fondamentale per il futuro risiede nel rapporto tra ospedale e territorio. Cruciale anche per garantire l’appropriatezza. “Ci vuole la capacità dei nostri specialisti e dei nostri medici di medicina generale di individuare le priorità vere dei pazienti”.

Per Trivelli, nella sanità in generale, ma anche nella gestione dei pazienti covid, "bisogna favorire il passaggio di consegne tra i medici specialisti degli ospedali e quelli di medicina generale”.

E se questo dialogo è mancato, durante l’emergenza, per il neo Dg Salute “non è un problema di organizzazione, ma di comprensione”. In pratica, “chi non è riuscito a svolgere il ruolo che organizzativamente gli era stato assegnato è rimasto solo. Tanti nostri professionisti concepiscono il loro ruolo come autosufficiente”. Invece dobbiamo imparare a cooperare”. Per Trivelli c’è tutto il necessario per creare "una collaborazione anche tra professionisti che finora hanno vissuto questa esperienza volontariamente o involontariamente in modo distante”.
 
A chi lo accusa di essere espressione della scuola di Roberto Formigoni e del dg Carlo Lucchina, Trivelli rispondes: “Io sono di Cl dall’età di 13 anni, ma Comunione e Liberazione non c’entra nulla con la Sanità. Io sono un uomo del popolo e un contabile della Sanità pubblica che deve e può cambiare. Bisogna ripartire dalle capacità dei 120 mila medici, infermieri e operatori sanitari tutti che nei 100 giorni di epidemia hanno rischiato e spesso dato la vita”, sono le sue parole al Corriere della Sera. Poi spiega di vere visto Formigoni “a tu per tu” una sola volta nella vita. “Non ho mai frequentato i Big Boss della politica né ho mai ricevuto pressioni di nessun tipo. Sono entrato nella macchina regionale lombarda nel 2003, chiamato per la mia esperienza in giro per l’Italia nella società Coopers & Lybrand, l’attuale PriceWaterHouse Coopers. Ancora oggi non sono un dipendente pubblico e avrò un contratto a tempo determinato”.
 
Al Corriere della Sera chiarisce anche la sua posizione rispetto alla sanità privata convenzionata: “Per me chiunque curi veramente è un alleato. L’importante è che lo faccia nell’interesse del paziente e non per fare marchette. Ci vogliono dunque verifiche puntuali”.

17 giugno 2020
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