“Fuori di qua lesbica”
15 OTT -
Gentile Direttore,
nel silenzio delle istituzioni sanitarie, come se fossimo tra etilisti o in una periferia degradata, sull'armadietto di una collega della civilissima Lecco è comparsa l'oscena frase "
Fuori di qua Lesbica!" con caratteri in corsivo che speriamo ne permettano presto l'identificazione. Questa è la prima volta che una collega, Sabrina di Biase, dell'Ospedale Manzoni, che non si qualifica perché , "non importa che sia medico, infermiera o donna delle pulizie.
Questa cosa non va bene qualsiasi sia il mio incarico, che continuo a svolgere con impegno e regolarità", ha il coraggio di parlare dell'oppressione, spesso verbale, sicuramente quotidiana, che subiscono tutti i medici, infermieri e altro personale in Sanità LGBT, sia donne che uomini.
Amigay è vicina alla collega e a tutta la sua famiglia, i quattro figli, la futura sposa e l'ex marito, perché pensiamo che tutti siano vittime dell'omofobia sanitaria e della mancata protezione da parte del CCNL nei confronti del personale sanitario. I Sindacati lo devono pretendere subito, almeno nei regolamenti attuativi.
E' necessario scrivere a chiare lettere che esiste un "Diritto al Coming Out" per il personale LGBT e che questo va difeso anche in loro assenza attraverso il "Supporto al Coming Out". Questa azione è necessaria nei confronti del personale, ma anche nei confronti dell'utenza.
Una persona LGBT come potrà andare a Lecco a farsi curare dall'Ospedale Manzoni sapendo che potrebbe incontrare una persona violenta che la odia a tal punto?
Le parole sono pietre e l'odio deve essere fermato con le parole scritte nel CCNL e nei regolamenti delle ASL e delle Aziende Ospedaliere Italiane.
Ci aspettiamo anche da parte del Ministro alla Salute un intervento efficace e non chiediamo nessuna solidarietà umana, ma azioni concrete per insegnare al personale sanitario a rispettare i colleghi e le colleghe LGBT, e di conseguenza l'utenza LGBT.
Manlio Converti
Psichiatra
Presidente AMIGAY
15 ottobre 2019
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