Sesso. Urologi a lezione di improvvisazione teatrale per imparare a parlarne con i pazienti
L’inedito corso si è svolto nell’ambito del XII Congresso Urop (Urologi Ospedalità Gestione Privata). Attraverso il role playing, gli urologi sono stati coinvolti nella messinscena di un colloquio con il paziente su un aspetto di solito poco trattato, “non solo per pudore, ma anche perché spesso le domande sul sesso sono secondarie rispetto a quelle sulla sua condizione clinica”, spiega la sessuologa.
31 MAG - “Soffro d’ipertrofia prostatica benigna e non riesco più a vivere l’intimità con mia moglie”; “Riuscirò a riavere una vita sessuale dopo un intervento di tumore alla prostata?”; “Come posso dire alla mia compagna che devo subire un intervento di resezione della prostata e che cosa ne sarà di noi, dopo?”. Sono tutte domande che è difficile rivolgere ma anche a cui non è semplice rispondere: perfino se si è navigati specialisti.
Ecco la ragione per cui ieri poemriggio, nel corso del XII Congresso Nazionale UROP (Urologi Ospedalità Gestione Privata) che si sta svolgendo presso l’Università Statale di Milano, si è messo in atto un insolito corso, dall’eloquente titolo “Sesso e parole”, tenuto dalla Dottoressa
Raffaella Balestrieri, psicologa, sessuologa e docente presso l’Università degli Studi di Milano e dalla Dottoressa
Gaia Polloni, psicologa, psicoterapeuta e sessuologia.
Il corso in programma al Congresso, presieduto quest’anno dai Professori
Luca Carmignani e
Ottavio De Cobelli (rispettivamente Responsabile U.O di Urologia presso l’Irccs Policlinico San Donato e Direttore della Divisione Universitaria di Urologia presso l’Istituto Europeo di Oncologia) ha preso le mosse da quanto già si sta facendo per migliorare il dialogo medico – paziente e da come sia possibile fare ancora di più.
Si è passati quindi a sessioni di role playing, che hanno coinvolto anche un’attrice e psicoterapeuta formata su questo tipo di simulazioni in ambito medico. In questo contesto all’attrice il duplice compito di interpretare il ruolo dei pazienti affiancando a questi momenti confronti formativi con gli specialisti coinvolti. Durante i “role play” gli urologi sono stati coinvolti in prima persona nella messinscena del colloquio con il paziente: “Paziente il quale, specie se oncologico, tende a sua volta a chiedere poco non solo per pudore, ma anche perché spesso identifica la domanda sul sesso come secondaria rispetto a quelle sulla sua condizione clinica”, commenta la Dottoressa Balestrieri.
“ll benessere sessuale è considerato dall’Oms un requisito essenziale per la salute – prosegue Balestrieri - Urologi e andrologi sono dunque chiamati ad affiancare sempre più alle loro competenze mediche e alla loro sensibilità in materia sessuale ulteriori strumenti per individuare il giusto modo di affrontare il tema del sesso con i loro pazienti, non tralasciando l’intervento su questa delicata sfera”.
“La tecnica del ‘role playing’ – spiega l’Urop -, soprattutto se condotta, come in questo caso, con attori adeguatamente formati, è ampiamente utilizzata come strumento didattico e formativo nell’ambito della comunicazione grazie alla sua particolare efficacia e alla capacità di fare interiorizzare approcci e comportamenti ben più di quanto qualunque manuale possa fare”.
Gli urologi che si sono misurati con questo inedito corso hanno quindi spianato la strada a un futuro in cui alla cura della patologia si affiancherà sempre più, come del resto in altri ambiti medici, quella della persona nella sua globalità: con un approccio che sarà sempre personalizzato al massimo, e con un serio lavoro di consapevole autocritica, che permetterà di instaurare un rapporto di massima fiducia con le persone assistite.
31 maggio 2017
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